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20 giugno – Da Vicenza a Trento per la dignità e la giustizia

La cronaca della lunga giornata di iniziative dei richiedenti asilo ospitati a Vicenza, assieme agli attivisti della Rete Welcome Vicenza

Ibrahim, Idriss, Abdu, Ahmed. Sono i nomi di alcuni dei richiedenti asilo che da ormai un anno vivono sospesi in una sorta di limbo, “parcheggiati” dal governo un anno fa a Vicenza, assieme ad altri 270 che sono stati divisi in quei comuni che, in provincia, hanno assicurato la disponibilità ad accoglierli. Sono 25 in tutto gli enti locali che si sono dovuti confrontare con le difficoltà della burocrazia, con la riluttanza dei governi a trovare una soluzione che ridia un minimo di speranza a persone fuggite da una guerra a loro estranea. Persone, esseri umani, che in Libia erano giunti dal Mali, dal Ghana, dalla Somalia, dalla Guinea Bissau e da tanti altri posti per cercare un futuro degno di questo nome, un lavoro, una casa. Le stesse speranze della gran parte degli abitanti di questo malandato pianeta, l’orizzonte da raggiungere, a costo di dover troncare ogni rapporto con le proprie origini. Il viaggio come strappo e come speranza, che ad un tratto assume i contorni della tragedia. Le bombe, la fuga, la disperazione. La Libia, per molti di loro provenienti dall’Africa sub sahariana, si è trasformata da sogno a incubo. Nei cieli gli aerei mica distinguono chi bombardano. A terra, invece, se hai la pelle scura puoi essere scambiato per un mercenario al soldo di Gheddafi. Il finale è lo stesso, fuga o morte.

La traversata del mediterraneo sulle barche malandate dei trafficanti di esseri umani. Un viaggio in mare che per tutti costituisce una speranza, e per molti è diventato una tomba.

Il 20 giugno si è celebrata in tutto il mondo la Giornata del Rifugiato, voluta dall’Onu. Per il nordest, per i richiedenti asilo che vivono in questo pezzo di quello che una volta era il Belpaese, è stata una giornata di mobilitazione, di rivendicazione, di denuncia.
La speranza di vedersi riconosciuto lo status di rifugiato svanisce di fronte alle inflessibili e perentorie risposte di diniego espresse dalle varie Commissioni Territoriali chiamate a decidere del loro futuro.
30 giorni, un lasso di tempo brevissimo per presentare ricorso, sempre che tu abbia un avvocato che accetti di assumere il tuo caso gratuitamente. Difficile parlare di parcelle o contributo a chi non ha niente. Molti di loro rinunciano al ricorso, non avendo soldi per poter pagare.

Il 20 giugno è stata l’occasione per denunciare l’assordante silenzio del governo, il suo disinteresse, la mancanza di volontà per trovare possibili soluzioni, per evitare che migliaia di persone si ritrovino improvvisamente nel girone dantesco della clandestinità, alla mercè dei circuiti criminali, da rinchiudere in qualche CIE, da imbarcare con il nastro adesivo a tappare la bocca, soffocando così le speranze e i diritti.

Questo succede nonostante straordinarie mobilitazioni, come quella per il diritto di scelta, che da tempo chiedono che venga applicato quanto già previsto nel nostro ordinamento, senza doversi inventare nulla di nuovo. L’art. 20 del Testo Unico sull’Immigrazione prevede che, anche in deroga a quanto disposto dallo stesso Testo Unico, si possano adottare “Misure straordinarie di accoglienza per eventi eccezionali.”

Questi erano i contenuti dell’appello che i richiedenti asilo di Vicenza hanno consegnato la mattina del 20 giugno all’assessore ai Servizi Sociali di Vicenza, che in conferenza stampa ha denunciato le difficoltà degli enti locali, già gravati da una pesante crisi economica, di fronte ai silenzi e ai ritardi del governo centrale, sia dal punto di vista dei fondi a disposizione sia per quanto riguarda la regolarizzazione dei richiedenti asilo con l’adozione delle misure esistenti, attraverso il rilascio di un permesso di soggiorno umanitario.

L’appello che mi è stato consegnato è pienamente condiviso dall’amministrazione comunale – ha dichiarato l’assessore Giuliari -, tant’è che noi avevamo già minacciato di chiudere la collaborazione con il Governo a febbraio se non veniva chiarito quale futuro spetta ai profughi. Il mancato rilascio di un titolo di soggiorno, infatti, vanifica il grande sforzo che i Comuni hanno fatto e continuano a fare verso l’inclusione di queste persone, costrette a scappare dalla Libia, dove lavoravano da diversi anni, pur non essendo libiche: sono fuggite per non essere scambiate dalle forze antigovernative per mercenari al soldo di Gheddafi o perché spinte dalle stesse milizie del dittatore. Ora abbiamo garantito collaborazione al Governo al massimo fino ad agosto, anche perché siamo consapevoli del momento critico che queste persone stanno attraversando, senza una casa nè un lavoro regolare, e quindi senza prospettive per il futuro. C’è dunque bisogno di una risposta umanitaria, ancorchè umana, alla situazione.

Del problema è stato investito anche il rappresentante locale del governo, durante l’incontro successivo svolto in Prefettura con il Capo di Gabinetto del Prefetto, dott. Lione.
L’uscita dal palazzo di rappresentanza del governo della delegazione di richiedenti asilo e attivisti della Rete Welcome Vicenza, che ha organizzato assieme ai rifugiati tutte le iniziative, è stata salutata con fragore e commozione. Nessuno, prima, li aveva mai ascoltati.
Abdu, un ragazzo della Guinea Bissau, si è improvvisato oratore e traduttore, riportando quanto era stato detto durante l’incontro.
Intanto una signora di mezza età, a passeggio con un’amica, non ha perso l’occasione di dimostrare a questi ragazzi quanto stupida può essere la gente. “Ma questi non avranno mica il coraggio di protestare, vero?”
Sì signora, finalmente questi ragazzi hanno trovato la forza e il coraggio di protestare e denunciare la propria condizione, rivendicando il rispetto dei diritti umani inviolabili, il diritto ad un futuro che, anche grazie alle bombe sganciate dai nostri aerei, oggi è solo una chimera. Se ne faccia una ragione, signora.

Una mattinata intensa, vissuta con un sentimento misto di gioia e rabbia. Non c’è tempo di rilassarsi, e non c’è nemmeno la voglia di finire questa giornata. Si parte per Trento. Nei pullman provenienti da Padova e Venezia, carichi di richiedenti asilo e attivisti della Rete Welcome Nordest, è un continuo scambio di saluti e abbracci. Molti di loro non si vedevano dallo sbarco a Lampedusa. Ora erano di nuovo fianco a fianco, mescolati a tanti altri nelle loro stesse condizioni, richiamati a Trento dall’appello alla mobilitazione lanciato dall’Assemblea dei Richiedenti Asilo della città trentina dopo il tentativo di suicidio di un profugo dopo che gli era stato notificato il diniego. Le vie di Trento hanno visto sfilare una moltitudine che ha espresso voglia di vivere, ha dimostrato dignità, ha fatto sentire la propria voce.

Una giornata conclusa dai saluti commossi al rientro a Vicenza, condizionati dal non sapere quando e dove potersi rivedere, da uomini liberi.

Questo è il pensiero che attanaglia questi ragazzi nei loro commiati, ma con la consapevolezza che, come ha dimostrato la mobilitazione di questi mesi e la riuscita manifestazione a Trento, c’è qualcuno al loro fianco, perchè la lotta per il riconoscimento dei loro diritti è una questione che investe tutte e tutti noi. Un permesso per non morire, recitava lo striscione sorretto dai richiedenti asilo di Vicenza sotto al Comune, davanti alla Prefettura e alla manifestazione di Trento. Un permesso per ricominciare a vivere, aggiungiamo noi.

Rete Welcome Vicenza