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Servizio immigrazione e promozione dei diritti di cittadinanza (Venezia)

Cosa succede nel porto di Venezia?

A cura di Rosanna Marcato

Nell’ultima settimana la stampa locale di Venezia ha riportato il fermo e la conseguente espulsione di alcuni cittadini curdi fermati in porto dopo essere stati sorpresi a bordo di un traghetto proveniente dalla Grecia. Negli articoli si sottolinea come le forze dell’ordine siano state velocissime nel proseguire con il respingimento ma, molte di queste persone probabilmente avevano il diritto di chiedere asilo.

Il quotidiano locale La Nuova Venezia del 24 ottobre riporta con enfasi la notizia del ritrovamento, in due giorni, di ben ventisei così chiamati “clandestini” nascosti su navi container e sui traghetti passeggeri che fanno la spola tra Venezia e la Grecia.
Questi dati la cui fonte non è citata sembrano avere l’intento di dimostrare con quanta efficienza le forze dell’ordine compiano i loro dovuti controlli, mostrano come il porto, e in generale il territorio Veneziano sia una delle frontiere sensibili per l’ingresso illegale degli stranieri .
L’articolo parla di gente disperata, soprattutto di kurdi iracheni e iraniani, ma anche afgani, palestinesi, che cercano una via di fuga dai loro martoriati paesi. Tutto l’articolo pietistico, oltre a non tenere conto che in Italia esiste il diritto d’asilo, non tiene conto o non è informato che ai valichi di frontiera considerati sensibili sono stati aperti con decreto del ministro dell’interno degli uffici denominati “ Ufficio servizi accoglienza stranieri” preposti ad affiancare la polizia di frontiera al ritrovamento di clandestini.
Gli Uffici che dipendono dalle Prefetture e quindi direttamente dal governo, sono gestiti in convenzione con i maggiori organismi di rappresentanza dei rifugiati (CIR-ICS) e con l’ACNUR e sono dotati di personale esperto e di interpreti.
Questi presidi dovrebbero fornire ai clandestini, tramite l’operatore legale e gli interpreti, tutte le informazioni utili sulla normativa che regola l’asilo nell’Unione europea e in Italia e orientarli verso la soluzione più opportuna, dovrebbero inoltre fornire un servizio sociale in grado di garantire assistenza a quelle persone che dimostrino necessità di cure mediche o di altri interventi vitali.
L’importanza di avere informazioni utili è, per una persona in fuga, di molta importanza, spesso infatti non sanno nulla del paese dove sono arrivati e in genere delle norme che regolano il diritto di asilo. Ma altrettanto importante lo è per le istituzioni e per il rispetto della normativa che regola i rapporti tra gli stati dell’unione in materia di asilo: L’informazione corretta evita che queste persone restino preda dei trafficanti e che girino in tutta Europa rimanendo stritolati dalle convenzioni: una per tutte quella di Dublino sullo Stato competente all’analisi della domanda. Spesso la polizia di frontiera rinvia ai porti Greci i clandestini che da li provengono e lo fa a ragion veduta, in quanto la Grecia aderisce alla convenzione di Dublino e quindi l’analisi della domanda di asilo è di sua competenza. Ma di questo è necessario informare la persona, dandogli magari dei riferimenti utili una volta rinviato in Grecia. E questo non succede
Il rinvio non dovrebbe però essere automatico.

La legislazione ritiene che essendo l’asilo un fatto individuale la persona debba sempre essere ascoltata dato che ad esempio il semplice transito in Grecia, magari dentro ad un tir e ignari di dove ci si trovi, non può essere considerato ostativo ad una domanda di asilo che verrà valutata in seguito dalla competente autorità.

A Venezia l’Ufficio di accoglienza stranieri è stato istituito nel dicembre del 2001 ed è gestito, in convenzione con la locale Prefettura, dal CIR che impiega propri operatori specializzati. La sua apertura è stata salutata con speranza da chi crede che il rispetto dei diritti umani debba essere tutelato, ma la realtà, nonostante le molte riunioni e i proclami di collaborazione, è molto diversa: la polizia di frontiera sembra ignorare quasi sempre l’esistenza di questo ufficio: in un anno sono stati possibili due interventi e solo perché la presenza di clandestini era stata segnalata da esterni (in uno dei due casi peraltro non vi è stata richiesta d’asilo ma la persona è stata correttame nte informata dei sui diritti-doveri)
Sarebbe interessante sapere il dato ufficiale dei respingimenti avvenuti al porto di Venezia nel 2002 e confrontarli con il numero degli interventi degli operatori del Cir.
Nessuno, credo e tanto meno dei professionisti addestrati a questi tipo di lavoro, ha interesse a costringere le persone a chiedere asilo se non lo vogliono fare, come sostiene l’articolista della Nuova ”nessuno ha chiesto asilo”, ma ci piacerebbe sentirlo pronunciare direttamente dai clandestini e non dal portavoce della polizia. A volte dubitare è lecito.