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Servizio immigrazione e promozione dei diritti di cittadinanza (Venezia)

Il diritto di asilo in Gran Bretagna

A cura di Rosanna Marcato

Polis Asyl è un network europeo promosso dall’ECRE e dal CIR per affrontare con le capitali europee il problema sempre più pressante dei richiedenti asilo, il cui numero è in costante aumento in tutta Europa, problema che pone soprattutto alle grandi città la necessità di confrontarsi sulle soluzioni possibili e far arrivare al governo dell’unione sollecitazioni e proposte in vista anche della così chiamata armonizzazione europea delle politiche sull’asilo.
Al meeting che si è tenuto a Londra il 7/8 novembre il Comune di Venezia era presente come città che ha una lunga esperienza di politica attivamente impegnata su questo settore pur non essendo città capitale.
In discussione il documento presentato dalla Greater London Authority che ha posto l’attenzione delle città presenti –Roma, Venezia, Madrid, Parigi, Londra, Berlino, Amsterdam, Stoccolma, Helsinchi, Praga e Budapest su 4 punti:

– come le città possono dare un input positivo a questo processo politico europeo

– in che modo l’UE sta affrontando i problemi delle politiche sull’asilo

– se è come e le città possono trovare un comune punto di vista sugli argomenti chiave

– come promuovere efficacemente una linea comune presso l’Ue

La discussione si è concentrata sul fatto che in ogni nazione, anche in quelle dove il diritto d’asilo ha una forte tradizione e dove le politiche di accoglienza erano di buon livello, è in atto un atteggiamento di chiusura e di abbassamento degli standard di assistenza.
La Commissione europea ,a partire dal Consiglio di Tampere del 99, sta elaborando le proposte di armonizzazione delle politiche sull’asilo e il processo dovrebbe concludersi nel 2004. Lo scopo è quello di stabilire un sistema europeo sull’asilo basato sulla piena applicazione della Convenzione di Ginevra.
L’armonizzazione è prevista in due stadi: le misure per avvicinare i sistemi di accoglienza nazionali e uno status giuridico uniforme per le persone a cui è concesso. L’integrazione invece non è tema affrontato dalle proposte fin ora emanate, presumibilmente perché i trattati europei non concedono basi per affrontarla: Ma diritti e servizi che sostengono l’integrazione come l’accesso allo studio, la formazione il lavoro sono inclusi in alcune proposte della commissione.
Per quanto riguarda gli standard di accoglienza, alle città interessa in modo cruciale il periodo dell’attesa alla richiesta di asilo dato che se i richiedenti asilo vengono lasciati senza alcun sostegno è altamente probabile che le città subiscono pesanti costi sociali dovuti alla loro esclusione così come accade oggi in molte città europee dove la visibilità del fenomeno e l’inadeguatezza delle risorse ha un effetto sociale altamente negativo.
Ma altrettanto importante risulta definire chiaramente gli status giuridici e le procedure di accesso. L’Acnur in questo momento sta difendendo in sede europea uno status unico di rifugiato, dove anche le forme complementari di protezione come ad esempio la protezione umanitaria, godano degli stessi diritti dei rifugiati (ricongiungimenti familiari ecc) dato che comunque sono persone che insistono tanto quanto i rifugiati sul territorio delle città.
Altro argomento importante sono i finanziamenti concessi dall’Unione, che sono attualmente minimi, tanto da non consentire interventi strutturali e comunque incoraggianti per le città che devono affrontare enormi problemi.
Per farvi un esempio dei numeri di richiedenti asilo e rifugiati e dei relativi problemi che ne derivano nelle capitali europee Londra ne ha stimati 350.000 ma di fatto non si conosce il numero esatto, Berlino ha 96.000 rifugiati e 7.000 richiedenti asilo, Parigi 12.000 richiedenti.asilo stimati,Amsterdam 3.000 richiedenti e 8.000 rifugiati, Stoccolma ha 1.700 richiedenti asilo.
La proposta con la quale si è concluso il seminario delle città di Polis Asyl è quella di una dichiarazione delle Città sull’ accoglienza e l’integrazione dei richiedenti e dei rifugiati, fornendo un punto di vista condiviso sugli argomenti chiave in modo coordinato ai rispettivi membri del parlamento ai governi nazionali. La proposta finale è di un seminario ad alto livello alla presenza di funzionari di rilievo e che abbiano poteri decisionali nelle istituzioni degli stati e dell’UE per farli partecipi dei veri problemi che devono affrontare le città.
Questo incontro di Londra ha messo in evidenza come l’Italia, nonostante le carenze legislative e finanziarie abbia saputo sviluppare con il PNA un modello di accoglienza, integrazione e rimpatrio volontario di grande interesse per gli altri stati membri, utilizzando i risicati finanziamenti europei per interventi strutturali.
Il lavoro effettuato in Italia si è posto, oltre che per il modello di assistenza, anche per i percorsi politici e istituzionali che hanno caratterizzato la nascita e lo sviluppo di politiche cittadine nei confronti dei richiedenti asilo e dei rifugiati, come possibile modello per un più diretto coinvolgimento dei governi delle città nell’incidere positivamente in una politica nazionale ed europea.
Siamo perciò tornati da Londra con qualche speranza in più in quanto abbiamo trovato conferma che il nostro lavoro , pur tra mille difficoltà e problemi irrisolti ha saputo tracciare un percorso che non ha solo trovato riscontro in Italia ma che si è mosso e ha anticipato soluzioni possibili a problematiche che investono, anche se in misura diversa, tutte le città europee. Negli altri stati europei le politiche sull’asilo sono fatte dallo stato centrale e le città non hanno alcuna voce in capitolo.
L’eccezione Italia, dove invece succede il contrario, ha in qualche modo consentito che si sviluppasse, prima che altrove, la consapevolezza che i problemi, pur inseriti in un contesto di riferimento generale, debbano poi essere affrontati a livello locale sviluppando politiche differenziate territorialmente.
A volte essere gli ultimi della classe può permettere di sviluppare strategie di sopravvivenza innovative, ma non dobbiamo dimenticarci che siamo solo all’inizio di un lungo e difficile lavoro che deve tessere anche nuove alleanze e strategie allargate e condivise con tutti gli altri stati membri.