Per la libertà di movimento, per i diritti di cittadinanza

tratto dal sito del Cir

La questione curda

Alcuni cenni storici

Quello kurdo è il popolo senza terra più numeroso del pianeta: 30 milioni di persone che vivono in un’area (da loro chiamata Kurdistan) che si estende in Turchia, Iraq, Iran, Armenia e Siria. La maggior parte dei kurdi (12 milioni) è comunque concentrata nel territorio della Turchia orientale. Qui essi combattono dal 1920 per il riconoscimento del loro diritto di autodeterminazione. La lotta si è intensificata da quando, nel 1974, i kurdi turchi si sono organizzati nel Partito del Lavoratori del Kurdistan (PKK).
Da allora l’esercito di Ankara, appoggiato anche da alcuni Paesi dell’Occidente, ha intrapreso un vero e proprio genocidio teso alla eliminazione culturale e fisica del popolo kurdo. I continui bombardamenti aerei dei villaggi kurdi hanno provocato finora 35mila morti e 3 milioni di rifugiati. La repressione politica contro il PKK ha le dimensioni di 10mila prigionieri politici (compreso il leader del partito Ocalan). Lo scorso anno il PKK ha ritirato la maggior parte dei suoi combattenti dalla Turchia annunciando la fine dei combattimenti nel sud-est del Paese. Ma il governo di Ankara ha rifiutato il cessate il fuoco dicendo di voler continuare a combattere fino alla resa totale dei ribelli.

La repressione che ha colpito i kurdi, soprattutto in Turchia, e la ricerca di lavoro nell’emigrazione hanno determinato d’altra parte una diaspora kurda, che si è accentuata negli ultimi decenni. Ciò ha portato circa metà della popolazione kurda mondiale a vivere fuori dal Kurdistan, soprattutto in Germania.

La condizione umanitari

La pressione sui difensori dei diritti umani è aumentata ed essi hanno continuato a subire minacce di morte, arresti e vessazioni; vari uffici di organizzazioni umanitarie sono stati chiusi. Molte persone sono state imprigionate per aver esercitato il diritto alla libertà di espressione, specialmente quando hanno espresso opinioni sulla questione curda, sulle prigioni di tipo F (v. Carceri di massima di sicurezza) o sul ruolo dell’Islam. La tortura in detenzione ha continuato ad essere diffusa ed è stata praticata ampiamente, mentre raramente i responsabili sono stati sottoposti a regolare processo.

Tortura: La tortura continua ad essere pratica diffusa e sistematica. Molte vittime sono attivisti politici, in particolare sostenitori di gruppi di sinistra, filocurdi o di matrice islamica. Malgrado le intimidazioni e il timore di rappresaglie, numerose denuncie di tortura sono state fatte da persone arrestate per reati comuni. Tra le vittime di tortura e maltrattamenti si contano anche abitanti di villaggi curdi e familiari di attivisti politici e sindacalisti.

Carceri di massima sicurezza:
I carceri di tipo “F (detti anche Stammhein o carcere di annientamento) devono, nelle intenzioni governative, sostituire i precedenti penitenziari di tipo “E”, introdotti con il colpo di stato del 1980, che sebbene fossero già dei carceri speciali permettevano un’ampia socialità e solidarietà tra i detenuti, i quali venivano spesso rinchiusi in camerate che potevano contenere fino a duecento prigionieri. Queste strutture anche se sovraffollate e con scarsissime condizioni igieniche e sanitarie consentivano tuttavia ai prigionieri politici di mantenere salda la propria identità collettiva e li rendeva meno vulnerabili nei confronti delle guardie carcerarie abituate/addestrate ad ogni forma di sopruso. I nuovi carceri speciali sono dotati di celle da uno a tre posti, hanno il passeggio davanti alla cella e non prevedono alcun contatto nè visivo né fisico con gli/le altre detenute, esponendo i/le recluse a tutte le più distruttive pratiche di tortura praticabili in regime di isolamento, in primis la deprivazione sensoriale . La sorveglianza non è più affidata alla “normale” custodia ma viene direttamente gestita dai militari.
Il peggioramento delle condizioni delle prigioni turche e i problemi relativi hanno continuato ad essere, per tutto il 2002, argomento di intenso dibattito. Le autorità hanno proseguito nella costruzione di 11 centri di detenzione di tipo F.
Alla fine del 2002, 42 persone erano morte a causa dello sciopero della fame indetto contro l’adozione di questo tipo di carceri.

Stupro durante la detenzione: Nel corso del 2002 sono giunte notizie di stupri e aggressioni a sfondo sessuale da parte di appartenenti alle forze dell’ordine. Alla fine dell’anno 147 donne, 112 delle quali kurde si erano rivolte a un progetto di assistenza legale creato a Istanbul nel 1997 al fine di portare i colpevoli di questi reati davanti alla giustizia., Cinquantuno di esse hanno dichiarato di essere state stuprate, le altre hanno segnalato altre forme di tortura a sfondo sessuale. In base al Rapporto Amnesty 2002, i sospetti torturatori erano in maggioranza agenti di polizia, anche se sono stati egualmente denunciati membri della gendarmeria, soldati e guardie di villaggio. Soltanto uno fra questi è stato condannato.