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Tratto dal sito www.redattoresociale.it

Cpt: una “discarica per superflui”

Torino – “Il Cpt è come una discarica dove sono rinchiusi coloro che la città bolla come ‘superflui’. Ancora una volta ribadiamo che dare una ripulita per farci credere che questi siano luoghi dignitosi non ci influenza: noi non contestiamo semplicemente la mancanza di dignità in cui i migranti sono costretti a vivere fino a 60 giorni, ma denunciamo l’incostituzionalità di questi buchi neri del diritto e chiediamo che siano chiusi, a Torino e dovunque”.

E’ il commento del Gruppo migranti del Torino social forum e dei Disobbedienti che, insieme al consigliere regionale di Rifondazione comunista Mario Contu, sono entrati all’interno del Cpt di corso Brunelleschi per un nuovo monitoraggio. La visita si è svolta nella giornata di venerdì ed è stata la prima dopo la manifestazione del 30 novembre scorso organizzata a Torino per chiedere la chiusura di tutti i Centri di permanenza temporanea.
I migranti presenti all’interno del Centro erano 23, di cui 7 donne, “ma ci è stato riferito – ha sottolineato la delegazione – che appena questa mattina 10 migranti, in prevalenza rumeni e moldavi, sono stati espulsi dal Centro (e probabilmente dall’Italia)”.

I delegati sono riusciti a parlare con alcuni degli “ospiti” che hanno sottolineato come non più di una settimana fa il Cpt fosse in condizioni di sovraffollamento: 8 persone per modulo con 3 soli letti disponibili, per cui gli altri 5 “ospiti” dormivano coi materassi in terra. Non solo: il modulo adibito a mensa (cioè il container in cui i migranti mangiano), danneggiato durante le proteste dello scorso settembre, non è ancora stato ripristinato ed i migranti devono ora consumare i pasti all’esterno o nei moduli “camera”. “Oltre alle oggettive condizioni di vita sotto i limiti della dignità – prosegue il Gruppo migranti del Torino social forum – abbiamo verificato l’esistenza di altre gravi emergenze: tra i migranti è rinchiuso anche un ragazzo, da noi conosciuto già in precedenza, con problematiche fisiche e psicologiche che necessiterebbero di adeguata assistenza, a comprovare che il personale della Croce rossa non riesce o non vuole diagnosticare le reali condizioni mediche, soprattutto in caso di patologie psicologiche (ci è stato detto che “a volte fanno i matti per non pagare il dazio”)”.

Ma di storie come queste ce ne sono moltissime altre: “un migrante di origine marocchina trattenuto dentro il Centro, in Italia da 13 anni e regolarmente impiegato presso un’azienda, ci ha raccontato di essere stato rinchiuso perché, dopo aver smarrito i documenti, non è stato in grado di farseli consegnare dalle autorità marocchine in tempo per poter rinnovare il permesso di soggiorno”. Dai primi dati raccolti dal Gruppo migranti di Torino, durante le diverse visite, è emerso che quasi tutte le persone portate al Cpt sono state prelevate dalle forze dell’ordine in strada, non in condizioni di emergenza o in situazione di reato, in alcuni casi addirittura mentre si stavano recando al posto di lavoro. “Le prime conseguenze della Bossi-Fini sono quindi chiare – sottolineano – sta emergendo che, ad essere espulsi, sono soprattutto migranti ‘colpevoli’ di lavorare in nero, schiavizzati dai datori di lavoro, e non migranti provenienti dal carcere o socialmente pericolosi, come hanno cercato di farci credere durante gli ingressi della manifestazione del 30 novembre e come strenuamente sostenuto dall’amministrazione cittadina”.