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Bologna – Approvata dal consiglio comunale una controversa “Carta per una civile convivenza”

Intervista a Valerio Monteventi, consigliere indipendente del gruppo Rifondazione Comunista

La scorsa settimana è stata approvata dal Consiglio Comunale di Bologna la Carta dei Diritti e dei Doveri per una Civile Convivenza con cui si riconosce che ogni persona che vive e lavora legittimamente nel territorio bolognese e che si inserisce in un sistema di doveri originati non solo dalle norme vigenti, ma anche dal rispetto di regole sociali inerenti le tradizioni storico-culturali della città, diviene membro di una comunità locale aperta e solidale.

Nel documento l’amministrazione comunale si impegna a ridurre le diseguaglianze agevolando l’accesso ai servizi esistenti dei cittadini più indigenti o di origine immigrata.
Approvata con 25 voti favorevoli e 13 contrari, la carta è commentata così da Fabio Garagnani, presidente del gruppo di Forza Italia : “Abbiamo il dovere di difendere la nostra identità da un’immigrazione che, se non viene regolamentata, rischia di trascinare tutti in uno sradicamento della propria storia e cultura”.

Abbiamo chiesto il parere di Valerio Monteventi, consigliere indipendente del gruppo Rifondazione Comunista.

Domanda: E’ cambiato qualcosa da quando la proposta di una Carta per la convivenza veniva contestata da Forza Italia e AN perché ritenuta un tentativo di scavalcamento della Bossi-Fini alla sua approvazione finale in consiglio comunale?

Risposta: Quello che è cambiato è che sono stati approvati una serie di emendamenti di Forza Italia e Alleanza Nazionale che peggiorano la proposta che era stata fatta dal Vicesindaco Salizzoni. Quella proposta era già una proposta inaccettabile dal nostro punto di vista perché comunque introduceva per i cittadini migranti delle clausole che a cittadini immigrati da altre regioni d’Italia non vengono chieste. Se accettassimo questa la logica un emigrante deve procurarsi non solo il permesso di soggiorno e quindi seguire le regole previste dalla normativa nazionale, ma deve anche accettare le regole e le tradizioni della bolognesità . Questa è una logica che ritengo assurda. Faccio un esempio: ad un cittadino emigrato dalla Sicilia dopo tanti anni che vive a Bologna si chiede di accettare le regole della bolognesità……

Era un modo molto demagogico per cercare di gestire una situazione in cui la destra che fa parte di questa maggioranza voleva applicare la legge Bossi Fini e Guazzaloca – che è più sensibile alle esigenze dei piccoli e grandi industriali di questo territorio che hanno bisogno di manodopera straniera – cercava di accontentare. Alla fine di fronte al pericolo reale che questa carta della convivenza dei diritti e dei doveri degli immigrati non passasse, la lista del Sindaco ha dovuto accettare le modifiche di Forza Italia e di Alleanza Nazionale che allineano questa carta alla Bossi Fini, quindi tutta la parte relativa ai diritti degli immigrati viene completamente cancellata. Rimangono poi tutti i dubbi relativi all’applicabilità giuridica di questa carta, anche in una logica nazionale, perché quando un cittadino rispetta le leggi dello stato non è assolutamente previsto che si debba assoggettare ad altre regole di ordine culturale, morale o della tradizione della città. Il problema è che questa Giunta ha peggiorato le condizioni di vita degli immigrati in questa città, peggio di quello che aveva fatto il centro sinistra, e tutto il resto sono chiacchere.

D: Nonostante l’amministrazione comunale si impegni nel testo a garantire tutta una serie di diritti alle fasce più deboli della cittadinanza, possiamo escludere dei cambiamenti positivi per i cittadini stranieri che vivono a Bologna?

R: L’amministrazione si impegna a fare delle cose a cui è costretta, nel senso che i bambini stranieri che abitano qua possono andare a scuola come potevano andarci prima; il fatto che venga sottolineato questo aspetto è veramente pura demagogia. C’è inoltre un altro problema che non è stato assolutamente affrontato. La prima questione è quella dell’abitazione: un passaggio concreto perché si possa parlare dell’inserimento di persone che vengono dalle altre città è quello dell’abitazione. Questo aspetto non viene assolutamente affrontato. Un’altra cosa che non viene affrontata è poi che ci sono alcuni territori nella nostra città in alcuni quartieri periferici dove il numero dei bambini di origine straniera è molto più elevato che da altre parti: si parla ormai in alcune scuole del Pilastro, di San Vitale o del Navile di una presenza attorno al 45-50% di bambini di origine straniera o figli di genitori stranieri. Il problema per questi bambini è che occorrerebbe rafforzare la progettualità, con percorsi di sostegno, ad esempio alcuni di questi bambini hanno dei problemi di lingua e quindi questi progetti di sostegno andrebbero in primo luogo finanziati, in secondo luogo occorrerebbe trovare insegnanti di appoggio che aiutino gli insegnanti nell’orario normale. Tutto questo, però, al di là di una volontà politica che il Comune potrebbe esprimere con l’approvazione di questi progetti, va a cozzare in questa fase con la cosiddetta riforma Moratti, che taglia il personale della scuola, e che va a limitare ulteriormente il tempo pieno nelle scuole elementari. Chiaramente i problemi per i bambini stranieri e per gli insegnanti che hanno nelle classi un numero così elevato di bambini stranieri andranno ad aumentare.