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A cura della redazione del Progetto Melting Pot Europa

Diritto di asilo: intervista a G. Schiavone (Ics Trieste) sul recepimento della direttiva europea per la protezione temporanea

Abbiamo chiesto a Gianfranco Schiavone, dell’ufficio Ics di Trieste, che cosa significa nei fatti il recepimento della direttiva europea.

Risposta: La cosa è molto semplice. Tra le direttive europee che erano state approvate dal Consiglio dell’Unione Europea ce n’è anche una sulla protezione temporanea che vincola (in qualche modo) gli stati membri dell’Unionead adottare delle misure comuni in caso di esodi dovuti a situazioni di emergenza, ovvero in presenza di un numero massiccio di sfollati che provengono da zone di guerra e di violenza generalizzata. Per misure comuni si intende sia l’aspetto più strettamente legale, cioè lo status delle persone accolte, sia misure di accoglienza. Questa direttiva era già stata proposta ed emanata dal Consiglio dell’UE nel luglio del 2001 e doveva essere recepita con provvedimento singolo dai vari stati. Bisogna innanzitutto dire che non si tratta di una grande novità; ha avuto una certa risonanza perché questo è chiaramente un momento particolare, ma il governo italiano poteva – anzi avrebbe dovuto – recepirla 6 messi fa o un anno fa. Si tratta esclusivamente del recepimento di questa direttiva che chiaramente non si riferisce alla crisi irachena ma ha una possibilità generale di assumere queste misure in presenza di determinate condizioni.

D: Se in questo momento dovessero iniziare ad arrivare dei profughi dall’Iraq, la situazione in Italia quale sarebbe?

R: L’Italia, come qualsiasi paese dell’UE, potrebbe proporre ai sensi di questa direttiva un piano europeo di accoglienza e di armonizzazione sia degli standard di accoglienza, che degli oneri,ecc. Il governo potrebbe fare questo all’interno della programmazione europea e sarebbe auspicabile. Va però detto che la direttiva non toglie la facoltà ai singoli stati di assumere comunque delle proprie decisioni più favorevoli. Mi riferisco al fatto che legislazione italiana nell’attuale Legge Bossi Fini – all’art. 20 – prevede che in caso di gravi situazioni di emergenze umanitarie si possano adottare delle misure straordinarie di protezione umanitaria temporanea. Misure di cui abbiamo già richiesto l’attuazione con un appello congiunto fatto una settimana fa con Amnesty International e Medecins Sans Frontières che – devo dare atto – è già stato recepito da tutta l’opposizione che ha presentato una mozione parlamentare di tono analogo. I due aspetti sono distinti, potrebbero convergere così come il governo italiano potrebbe – e a nostro avviso dovrebbe – attuare l’articolo 20 della Bossi Fini anche se la direttiva europea non fosse mai stata recepita.

D: Rispetto a questo, abbiamo visto nelle settimane scorse la proposta di Tony Blair che ha proposto, ancor prima dell’inizio dell’attacco all’Iraq, di fermare, contenere, eventuali profughi richiedenti asilo in paesi come, ad esempio, l’Albania.

R: La proposta, devo dirlo francamente, è sconcertante ed impresentabile sul piano morale, etico, come è bene evidente. Fortunatamente lo è anche sul piano giuridico nel senso che gli stati come Gran Bretagna e Italia sono vincolati alla Convenzione di Ginevra che non prevede che la richiesta di asilo possa essere in qualche modo fermata in uno stato terzo. Esiste, come tutti sanno, la possibilità – ampiamente criticabile – che gli stati dell’UE concordino delle misure di ripartizione della presenza dei rifugiati all’interno dei confini dell’Unione. Mi riferisco alla convenzione di Dublino e ai suoi criteri. La possibilità di impedire l’accesso fisico al territorio dell’Unione Europea di chi chiede asilo confinandolo con misure detentive all’interno di stati terzi esterni all’Unione non ha nessun riscontro nella normativa internazionale e nemmeno in quella degli stati che la verrebbero ad applicare. Non si capisce in base a quale principio l’Albania o un altro stato della penisola balcanica o altri stati esterni all’Unione dovrebbero prendere in carico queste persone. Quale sarebbe, mi chiedo, la condizione giuridica di queste persone nei loro stati? Mi sembra di capire che la domanda d’asilo non sarebbe inoltrata ad altri stati come l’Albania ma sarebbe inoltrata all’Unione Europea senza che il richiedente asilo si sposti. Una volta esaminata la domanda vi sarebbe successivamente un trasporto in UE. Si verrebbero a determinare una serie di situazioni non contemplate ne dalla convenzione di Ginevra ne dalla convenzione europea dei diritti dell’uomo, ma al contrario in sicura violazione dell’una e dell’altra. Direi quindi che si tratta di una risposta assolutamente impraticabile.

D: Veniamo alla politica di casa nostra. C’è stato “dibattito” ultimamente tra l’UDC e Lega proprio sul fatto se fosse giusto o meno accogliere le persone in fuga dall’Iraq. Che cosa pensi di quanto è stato detto?

R: Le dichiarazioni di Bossi e la proposta Blair, molto simili, riflettono un livello di volgarità che sorprende sempre di più, un tentativo non troppo palese di cancellare i diritti umani fondamentali e di uscire da quello che era un percorso di tutela dei diritti dell’uomo su cui dovrebbe fondarsi l’Unione Europea. Quello che mi colpisce di queste proposte è che potrebbero sembrare molto diverse tra loro ma in realtà sono accomunate da una capacità di dire e fare cose che sarebbero state semplicemente improponibili un anno fa. Questo ci da, purtroppo, la misura del logoramento del livello etico della politica.