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A cura della redazione del Progetto Melting Pot Europa

Palermo – Ancora nessuna soluzione per i rifugiati sudanesi ospiti del Laboratorio Zeta

Intervista a Totò Cavaleri - Laboratorio Zeta di Palermo

Risposta: La situazione è più o meno stabile, nel senso che ci sono delle proposte avanzate dal Comune che per il momento rimangono solo parole, infatti i primi venti posti non sono ancora stati assegnati.
Dal punto di vista economico c’è una forte emergenza.
I primi 25 richiedenti asilo sono stati convocati a Roma per l’udienza sulla richiesta d’asilo, ma nessuno del Ministero si è chiesto come possono arrivare a Roma questi rifugiati, non potendo lavorare per legge. Quindi l’emergenza nasce dal fatto che bisogna riuscire a pagare il viaggio e il soggiorno a Roma per queste prime persone.

I soldi che stiamo raccogliendo servono innanzitutto per pagare il treno e il soggiorno a Roma. Per il soggiorno abbiamo avuto contatti sia con la comunità sudanese di Roma che con alcune associazioni.
La situazione al Laboratorio Zeta resta stabile. Ci sono ancora 53 ragazzi che dormono lì.

Ci sono state fatte due proposte dalla Provincia di Palermo: la prima di 25 posti in quattro case cantoniere a Bellolampo a dieci minuti dalla città. Ci sono ancora lavori da fare e prima di due settimane non potranno essere utilizzate, resta comunque aperta la questione degli altri 23 ragazzi che sono tutt’ora senza una soluzione accettabile.
La seconda proposta è quella di un centro di accoglienza che c’è a Piana degli albanesi, a circa 30 km. da Palermo.
Questo centro è anche gestito dalla Caritas, e quello che richiedono anche i rifugiati è di avere un posto pubblico, non religioso, di accoglienza.
Questo perché in Sicilia e soprattutto a Palermo, dell’accoglienza non si fa mai carico l’istituzione in prima persona, ma delega sempre a enti religiosi o di volontariato. Questa gestione è assurda perché Palermo è una punto di passaggio tra Africa, europa e Medio oriente.