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Parma – Prosegue l’occupazione della “Casa contro la guerra”

Intervista a Katia Torri - Comitato Cittadino Antirazzista

Sabato 29 marzo a Parma il Comitato Cittadino Antirazzista insieme ad alcune famiglie di Rom macedoni richiedenti asilo ha occupato uno stabile della Provincia, situato in viale Caprera, inutilizzato da almeno tre anni.
E’ nata così la “casa contro la guerra”, dove tre nuclei familiari hanno trovato un alloggio dopo una lunga storia di battaglie per la casa a cui l’amministrazione comunale non ha mai dato risposta.

Abbiamo parlato con Katia Torri del Comitato Cittadino Antirazzista per sapere come procede l’occupazione a distanza di 20 giorni.

Domanda: Da quali premesse nasce l’occupazione di Viale Caprera?

Risposta: E’ la terza dopo altre 2 occupazioni perché a Parma il problema della casa è un problema molto sentito soprattutto per i migranti, in più con questa occupazione abbiamo voluto dare una risposta anche contro la guerra e infatti l’abbiamo chiamata “una casa contro la guerra” perché dovrebbe ospitare i profughi di guerra, appunto.

D: Dunque chi sono attualmente gli abitanti della casa contro la guerra?

R: Sono profughi di guerra della ex Yugoslavia, sono tre nuclei familiari, in particolare macedoni, che là avevano casa, e un’attività commerciale e si sono trovati tutto distrutto dopo un bombardamento. Sono venuti qui anche perché il capo famiglia Isbet ha ricevuto la cartolina per il servizio militare e si è rifiutato di andarci non volendo uccidere nessuno – sue testuali parole – e per questo gli è stato ritirato il passaporto. Quindi lui è in attesa di ricevere lo status di apolide e se dovesse tornare indietro sarebbe arrestato come disertore. E queste famiglie, per altro, non hanno ricevuto nessun tipo di accoglienza qui a Parma, anzi, avevano occupato due stabili vuoti da cui sono stati sbattuti fuori dalle forze dell’ordine sotto spinta del Comune di Parma, poi hanno dormito persino una settimana in stazione e infine un po’ di tempo nella sede del comitato antirazzista.

D: Ecco, il Comitato Cittadino Antirazzista ha partecipato a questa occupazione tra i promotori, anche i membri del comitato sono in occupazione della casa oppure la situazione della casa contro la guerra è di autogestione da parte delle famiglie?

R: Il Comitato Cittadino Antirazzista ha promosso questa occupazione, ma la gestione e la vita all’interno della casa contro la guerra è in completa autogestione perché è comunque casa loro e quindi ci sembra giusto sia così.

D: L’immobile occupato era di appartenenza della Provincia di Parma, se non sbaglio.

R: Esatto, è della Provincia con la quale avremo un incontro lunedì prossimo. La Provincia ha reagito in modo diverso dal Comune di Parma, nel senso che per lo meno con la Provincia c’è un dialogo. Diversamente con il Comune di Parma, nelle precedenti occupazioni, c’è stato un muro: sono arrivati addirittura, durante la prima occupazione, a tagliare dopo una anno acqua e luce alle 58 persone che ci vivono, quindi è la barbarie più totale.

D: Adesso quali intenzioni avete? Intendete continuare l’occupazione finchè non viene trovata una soluzione definitiva, immagino…

R: Sì, certo. Noi intendiamo continuare su questa linea finché non viene trovata una soluzione definitiva per queste famiglie e finché non viene affrontato seriamente il tema della casa dalle varie istituzioni. E poi ovviamente chiediamo che sia istituita una casa contro la guerra, che si provveda ad un’assistenza seria verso i profughi che, purtroppo, dopo questa ennesima carneficina dovranno venire qua, visto che quando ci si trova tutto distrutto dalle bombe “intelligenti” occidentali non si ha altra soluzione che trovare un altro posto dove continuare a vivere. Una volta arrivate qui queste persone si trovano prese a calci nel sedere. Noi vogliamo che le istituzioni si facciano carico di accogliere queste persone. Se non lo fanno loro lo facciamo noi.

D: Quante sono attualmente le persone che abitano nella casa contro la guerra?

R: Attualmente sono circa 18.