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A cura della redazione del Progetto Melting Pot Europa

Viaggio – inchiesta nei CPT siciliani

Nelle nostre città esistono luoghi nascosti allo sguardo, protetti da mura che li rendono invisibili, difesi da militari armati e da reti di filo spinato.

Sono i Centri di permanenza temporanea e assistenza (CPT), istituiti nel 98′ con la legge “Turco – Napolitano”, per rinchiudere gli immigrati trovati senza permesso di soggiorno sul territorio italiano e accertarne l’identità prima dell’espulsione dal territorio italiano con accompagnamento.

Si chiamano come le vie che li ospitano: a Torino Corso Brunelleschi, a Milano Via Corelli, a Roma Ponte Galeria, a Bologna Via Mattei, a Trapani Serraino Vulpitta ed altri ce ne sono e ce ne saranno, soprattutto dopo l’entrata in vigore della Bossi-Fini che prevede il potenziamento dei centri esistenti e la costruzione di molti altri come a Gradisca d’Isonzo, a Bari, a Crotone, nel Veneto o perfino minorili nel caso di Torino.

La nuova legge sull’immigrazione prolunga il tempo di detenzione nei CPT questi lager anche chi arriva in Italia e chiede asilo politico perché scappa da guerre o persecuzioni.

In questo speciale, in particolare, abbiamo scelto di parlare dei CPT siciliani.
Nei quattro centri che si trovano ad Agrigento, Trapani, Caltanisetta e Lampedusa è difficile, se non impossibile, entrare.
In alcuni, come ad Agrigento, possono entrare soltanto i deputati senza accompagnatori esterni.
I gruppi, i social forum, le associazioni, che si battono da tempo per la loro chiusura, denunciano con forza l’impossibilità di monitorare in alcun modo le condizioni dei detenuti nei centri, denunicandone il sovraffolamento, la totale mancanza di diritti minimi, come quelli all’assistenza legale e sanitaria, le condizioni igienico-sanitarie pessime, i violenti pestaggi della polizia.

Trapani – Serraino Vulpitta

Quello più tristemente famoso, il primo centro ad essere istituito in Italia, il “Serraino Vulpitta” di Trapani, dove nella notte tra il 28 e il 29 dicembre 1999 a causa di un rogo persero la vita, soffocati, sei immigrati.

Si è svolto proprio nei giorni scorsi a Trapani l’ennesima udienza del processo per la strage che avvenne quella maledetta notte e per cui è imputato, Leonardo Cerenzia, l’ex Prefetto di Trapani all’epoca responsabile della struttura, con le accuse di omicidio colposo plurimo, omissione di atti d’ufficio, lesioni personali colpose, omissioni colpose di cautele. Il rinvio, chiesto dall’avvocato difensore del Prefetto, sposterà ancora una volta la data della sentenza, che a questo punto arriverà forse a fine settembre.
A quasi quattro anni dalla tragedia ancora nessuna giustizia e nessuna verità è stata fatta e le rivolte, i tentativi di fuga, i casi di autolesionismo, i pestaggi della polizia e dei reparti antisommossa, continuano.

Seconda tappa del nostro viaggio è Agrigento, dalla cui prefettura dipende anche il Centro di Lampedusa, e dove proprio l’anno scorso si verificarono due gravi stragi: la prima l’8 marzo a sud di Lampedusa, in cui un’imbarcazione con 70 persone, per lo più sudanesi, in avaria da ben otto giorni, affondò, mentre veniva trainata da un’altra imbarcazione, sotto la scorta della marina militare. La marina ricevette l’ordine di non intervenire. I superstiti furono 9, 29 le vittime.

L’altra strage risale allo scorso settembre, nelle acque dei pressi di Porto Empedocle (AG), in cui i superstiti furono 13, i corpi recuperati circa 20 e una decina i dispersi.
Sulla tragedia di Capo Rossello sono quattro, le inchieste aperte dalla procura di Agrigento coordinate dal procuratore Ignazio De Francisci, sulle quali non si sa più nulla.

Agrigento – Contrada San Benedetto

Il Centro di Permanenza Temporanea di questa città sorge nella zona industriale, in un ex capannone.
Il perimetro della struttura è circondato da mura di cinta in cemento alte 5 o 6 metri con alla sommità spuntoni di ferro.

Ma cose succede dentro il CPT di Agrigento? Nessuno può saperlo. Non è consentito, infatti, l’ingresso a persone esterne, a causa del regolamento locale del centro, gestito dalla Confraternita di Misericordia.

L’unica persona che, recentemente, è potuta entrare durante la giornata Europea di solidarietà con i migranti per per la chiusura di questi lager, il 30 novembre 2002, è l’On.Lillo Miccichè che ha denunciato le condizioni invivibili all’interno del Cpt, ma non ha potuto documentarle a causa del sequestro di macchina fotografica e telecamera.

Le realtà locali del mondo associativo che da alcuni anni stanno conducendo una campagna per la chiusura del centro e per la difesa dei diritti delle persone detenute, denunciano con forza di questa situazione.
L’Osservatorio permanente sull’immigrazione di Agrigento, assieme al deputato Miccichè ed a Gianfranco Schiavone dell’Ics stanno facendo pressioni sul Prefetto, il quale aveva promesso di applicare, dai primi giorni del nuovo anno, la normativa regionale sull’ingresso di esterni nei Cpt. A tutt’oggi non è stato comunicato nessun cambiamento.

Le notizie sulle condizioni delle persone che si trovano nel Cpt di Agrigento sono dunque frammentarie come quelle su quante persone vi siano rinchiuse: il mese scorso si è saputo che alcuni migranti sbarcati a Lampedusa sarebbero stati portati nei Cpt calabresi, dando così ad intendere che il Cpt agrigentino fosse pieno, forse addirittura sovraffollato. Si suppone quindi, che vi si trovino persone fermate in giro per tutto il territorio italiano. Questo impedirà loro di fare eventualmente ricorso contro il provvedimento di espulsione perchè la legge Bossi-Fini prevede il ricorso solo presso il tribunale che ha notificato l’espulsione.

Le testimonianze di chi ha potuto visitare il centro parlano di condizioni igienico-sanitarie pessime, esistono solo pochi materassi senza rete e la maggior parte delle persone è costretta a dormire per terra, la struttura è divisa in compartimenti divisi da tende e la promiscuità della sistemazione non fa che esasperare le condizioni di chi è costretto a doverci alloggiare.
Le rivolte e di tentativi di fuga da parte degli immigrati, vengono repressi duramente dalla Polizia, che massacra i più resistenti a suon di manganellate.

Caltanisetta – Pian del Lago

Secondo gli operatori della Caritas, che gestisce il centro, qui tutto “funziona bene”.
E’ attivo un servizio medico, i detenuti sono ospitati in quattro containers e sono per la maggiorparte uomini.
Come negli altri centri, non esiste un servizio di assistenza legale.

Lampedusa

E’ un centro di passaggio dove vengono trattenuti gli immigrati che tentano di raggiungere le nostre coste.
Da qui i migranti vengono poi trasferiti negli altri centri del sud.