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da Liberazione del 31 maggio 2003

Immigrati, dossier cpt di Stefano Galieni

Brutalità e condizioni di vita drammatiche sono all'ordine del giorno

L’anno 2003 il giorno venticinque del mese di marzo nella sede…». Inizia così, con un atto notarile, il testo che sancisce la vittoria temporanea di don Cesare Lodeserto, ovvero il rinnovo fino al dicembre 2004 della convenzione stipulata con la prefettura per la gestione del suo centro di permanenza temporanea.
La gara d’appalto per l’assegnazione, formalmente ineccepibile, è in realtà esplicativa della natura affaristica di queste galere etniche. Il bando è stato inviato a sei enti giudicati adatti: Croce Rossa, Misericordia, Associazione dei marescialli in pensione ecc… ma solo la fondazione Regina Pacis, di cui Don Cesare è presidente, ha risposto all’appello. Del resto la gara era truccata in partenza: la struttura è di proprietà della diocesi salentina e nessuno poteva sperare di governare in casa d’altri, soprattutto quando i padroni di casa rappresentano l’istituzione più potente in circolazione.

Nessuno ha potuto opporsi, poco importa che il suddetto sacerdote abbia già in passato avuto problemi con la giustizia per ragioni che nulla hanno di spirituale (accuse di peculato cadute in maniera opaca) e ancor meno importa che i gestori del centro siano sotto accusa per le gravi lesioni provocate ad un gruppo di “ospiti” che forse non trovavano di proprio gradimento il trattamento loro riservato. Che ingrati!

Lo stato paga per ogni ospite ben 43 euro al giorno che in teoria dovrebbero servire a fornire a tutti servizi degni di un albergo a tre stelle. Che poi questi servizi a volte siano carenti fa parte degli intoppi del mestiere. Per un curioso disguido, fra i servizi non garantiti c’è quello legale, evidentemente il terrore verso i giuristi comunisti dilaga ovunque e c’è il rischio che qualcuno di questi si adoperi per consentire, ad esempio, di presentare la richiesta al diritto d’asilo, complicazione da evitare come la peste.

La fondazione Regina Pacis è comunque, per il ministero dell’interno, affidabile e degna di proseguire nella propria opera di “trattenimento umanitario” degli irregolari; del resto il sottosegretario Mantovano non ha mai fatto mistero della propria ammirazione verso il nuovo Muccioli degli immigrati, perché cambiare? Meglio cambiare il Prefetto che finora aveva dimostrato troppa disponibilità all’ascolto verso il mondo dell’associazionismo e dei social forum e che già ha fatto le valigie.

Ma la battaglia per chiudere questo come gli altri Cpt in funzione non si è certo fermata. A Lecce è stato prodotto dal social forum locale un voluminoso e dettagliato dossier che ricostruisce quattro anni di vicende torbide e drammatiche. Il giornalista Stefano Mencherini ha autoprodotto un prezioso video “Mare Nostrum” che racconta e mostra la brutalità delle condizioni di vita nel centro ma che nessun canale televisivo si premura di diffondere.

La brutalità delle condizioni di vita al Regina Pacis, che tanto ricorda vicende simili accadute di recente ai Cpt di Bologna e di Trapani, è solo uno dei risvolti della medaglia. La detenzione amministrativa, vero e proprio obbrobrio del diritto, passa anche per trattamenti più umani ma altrettanto deteriori, in altri centri. Ma ai cpt già in funzione se ne stanno aggiungendo altri, quanti ne occorreranno per rinchiudere tutti quei lavoratori e lavoratrici la cui richiesta di regolarizzazione verrà, nel prossimo autunno, respinta e che non potranno essere immediatamente espulsi. Uno per ogni città, come prometteva il Prefetto Anna Maria D’Ascenzo, o almeno un sostanziale aumento come suggeriscono le esigue casse dello Stato?

Per ragionare attorno a questi temi il Tavolo nazionale Migranti, assieme a quello pugliese, al Lecce social forum organizzano, per oggi e domani, nella Sala Consiliare della Provincia di Lecce – Palazzo dei Celestini – un convegno nazionale dal titolo “Luoghi di Scomparsa: immigrati e centri di detenzione. Molti gli interventi previsti: stamattina, a partire dalle 9.30 si riprenderà il filo del “caso Regina Pacis”; è prevista, tra l’altro, la testimonianza di uno dei migranti che hanno avuto il coraggio e la forza di denunciare i propri aguzzini.

Lecce sarà lo spunto per guardare verso una Europa che alza i muri della propria fortezza e crea al proprio interno istituzioni totali vecchie e nuove. Si guarderà a queste istituzioni sia in quanto capaci di imprigionare i corpi sia perché atti a definire il punto più alto dello sfruttamento del lavoro migrante, la minaccia estrema con cui incutere terrore e timore.

Se il dibattito di oggi servirà anche a fare un punto sull’elaborazione interna, la giornata di domenica servirà a capire quali saranno le posizioni e le iniziative che intendono prendere la società civile e le forze politiche democratiche. Interverranno parlamentari della sinistra – per il Prc Giovanni Russo Spena – associazioni dei migranti e dell’antirazzismo, Arci e Cgil. Quel mondo che già da tempo sta lavorando ad una manifestazione nazionale contro la legge Bossi-Fini che si terrà a Bologna il 28 giugno prossimo.