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Asgi: no alla detenzione dei profughi

L’Italia deve dare piena attuazione al diritto di asilo riconosciuto dalla Costituzione e dalle Convenzioni internazionali. I profughi che arrivano sulle coste italiane non possono continuare a essere trattenuti in strutture detentive, devono poter avere i documenti di soggiorno a cui hanno diritto (i permessi per motivi umanitari o per attesa asilo) e devono avere garantito il diritto di difesa. L’appello giunge dall’Asgi, l’Associazione studi giuridici sull’immigrazione, che dopo gli ultimi sbarchi di “clandestini” in Sicilia, nei giorni scorsi, denuncia “la crisi del sistema di accoglienza italiano, di fatto inesistente”.

In particolare, l’Asgi chiede che vengano attrezzate strutture di vera accoglienza e “non lager circondati dal filo spinato” (i Centri di permanenza temporanea), che le associazioni possano visitare i profughi e i migranti irregolari nei centri di trattenimento, e che i parlamentari nazionali e regionali s’impegnino a verificare con ispezioni le condizioni di queste strutture. “Immigrati in attesa di espulsione ed altri appena sbarcati, richiedenti asilo, sono costretti alla promiscuità più assoluta – sottolinea l’Asgi in un comunicato – Il raddoppio della detenzione nei centri di trattenimento (da trenta a sessanta giorni) rende ingestibili queste strutture, come testimoniato tragicamente da tentativi di rivolta e da atti di autolesionismo ormai quotidiani”.

Il problema fondamentale è poi la nuova disciplina sul diritto di asilo, introdotta dalla legge Bossi-Fini dello scorso anno, ma non ancora in vigore: “per il ritardo nella emanazione del regolamento di attuazione – prosegue l’Asgi – sembra al riguardo che manchino i fondi necessari per avviare le nuove strutture di trattenimento per i richiedenti asilo, chiamati centri di identificazione”. La situazione è quindi critica: “migliaia di persone attendono da oltre un anno e mezzo la risposta della Commissione centrale competente a decidere sulla richiesta di asilo e i nuovi arrivi non faranno che peggiorare la situazione. Nel frattempo centinaia di richiedenti asilo attendono una risposta sul loro destino, assistiti soltanto da associazioni indipendenti (non convenzionate con le prefetture)”.

In più si aggiungono le linee europee: “in questo quadro – conclude l’Asgi – il sottosegretario D’Alì non riesce a proporre altro che la istituzione di una polizia di frontiera comune per tutti i Paesi europei, come se uno sbarramento più efficace delle nostre coste e delle nostre frontiere terrestri potesse arginare un flusso di profughi che è prodotto in modo inarrestabili dalle tante crisi mondiali, alimentate dalle nuove logiche di dominio mondiale della superpotenza americana e dei suoi alleati. Aumentare le forze di polizia alla frontiera, inasprire le misure repressive, non serve certo ad aiutare chi è in fuga da guerre e persecuzioni etniche”.

E poi l’Italia: “le scelte criminogene del governo in materia di immigrazione, impedendo qualunque forma di ingresso legale ai migranti e il pieno ed effettivo riconoscimento del diritto di asilo, stanno arricchendo soltanto i trafficanti, e rinforzando le reti del crimine transnazionale. Non sappiamo neppure quanti saranno vittime di questi viaggi della disperazione”.