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dal Il Mattino di Padova dell'8 giugno 2003

Sì del Governo al Centro clandestini

Berlusconi ha firmato un'ordinanza urgente per realizzarlo nel Veneto

Potrebbe sorgere, in tempi brevi, in zona industriale oppure nella Bassa

Corsia agevolata per il Centro clandestini: il presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, ha firmato un’ordinanza d’urgenza che ne dispone l’istituzione – per ragioni di «pubblica utilità» – nel Veneto, in Liguria e nelle Marche. E’ una procedura che consente di scavalcare i consueti ostacoli burocratici perché rende superflue ulteriori autorizzazioni ed elude anche eventuali vincoli urbanistici dei Comuni coinvolti.

E’ un passo avanti decisivo, motivato, nella prosa di Palazzo Chigi, dall’«urgenza e indifferibilità» di un’opera caldeggiata sul piano politico dal centrodestra e sostenuta, nell’ambito istituzionale, dal prefetto di Padova Gian Valerio Lombardi, dai dirigenti delle forze dell’ordine e dagli stessi sindacati di polizia. Convinti che il Centro di permanenza temporanea – già contemplato dalla legge Turco-Napolitano e ora rilanciato dal testo Bossi-Fini – costituisca lo strumento più efficace a fronteggiare i flussi clandestini, evitando che i provvedimenti di espulsione restino sulla carta.
Attualmente le centinaia di stranieri irregolari intercettati da agenti e carabinieri vengono condotti nei Cpt disponibili sul territorio nazionale e trattenuti (per un periodo massimo di sessanta giorni) per l’identificazione, il controllo della fedina penale e il successivo rimpatrio. Una prassi estenuante, che richiede trasferte da un capo all’altro della Paese – buona parte dei clandestini sorpresi a Padova viene condotta nei centri di Lecce e a Brindisi – con evidente dispendio di risorse umane e finanziarie.
Ma dove sorgerà il Cpt veneto? Nel Padovano, senza dubbio, alla luce dell’indisponibilità prevalente nelle altre province (con la parziale eccezione di Vicenza) e le ipotesi di destinazione – aldilà del balletto di voci e smentite che si protrae da mesi – sembrano due. La prima, secondo fonti del Viminale, riguarda un fabbricato privato della zona industriale di Padova, a ridosso della rete autostradale; in tal senso sarebbe già stata siglata un’intesa preliminare tra il proprietario dell’immobile e il ministero dell’Interno, con il deputato-carabiniere di An Filippo Ascierto nella veste di mediatore. L’altra opzione riguarda un sito pubblico dismesso collocato nella Bassa, tra Bagnoli e Boara Pisani. All’orizzonte, il prevedibile dissenso di amministratori e cittadini interessati al progetto e la ben più accesa opposizione del movimento No Global: «Dovunque sarà costruito quel lager» ha annunciato il leader disobbediente Luca Casarini «noi lo demoliremo pezzo per pezzo».