Potrebbe sorgere, in tempi brevi, in zona industriale oppure nella Bassa
Corsia agevolata per il Centro clandestini: il presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, ha firmato un’ordinanza d’urgenza che ne dispone l’istituzione – per ragioni di «pubblica utilità» – nel Veneto, in Liguria e nelle Marche. E’ una procedura che consente di scavalcare i consueti ostacoli burocratici perché rende superflue ulteriori autorizzazioni ed elude anche eventuali vincoli urbanistici dei Comuni coinvolti.
E’ un passo avanti decisivo, motivato, nella prosa di Palazzo Chigi, dall’«urgenza e indifferibilità» di un’opera caldeggiata sul piano politico dal centrodestra e sostenuta, nell’ambito istituzionale, dal prefetto di Padova Gian Valerio Lombardi, dai dirigenti delle forze dell’ordine e dagli stessi sindacati di polizia. Convinti che il Centro di permanenza temporanea – già contemplato dalla legge Turco-Napolitano e ora rilanciato dal testo Bossi-Fini – costituisca lo strumento più efficace a fronteggiare i flussi clandestini, evitando che i provvedimenti di espulsione restino sulla carta.
Attualmente le centinaia di stranieri irregolari intercettati da agenti e carabinieri vengono condotti nei Cpt disponibili sul territorio nazionale e trattenuti (per un periodo massimo di sessanta giorni) per l’identificazione, il controllo della fedina penale e il successivo rimpatrio. Una prassi estenuante, che richiede trasferte da un capo all’altro della Paese – buona parte dei clandestini sorpresi a Padova viene condotta nei centri di Lecce e a Brindisi – con evidente dispendio di risorse umane e finanziarie.
Ma dove sorgerà il Cpt veneto? Nel Padovano, senza dubbio, alla luce dell’indisponibilità prevalente nelle altre province (con la parziale eccezione di Vicenza) e le ipotesi di destinazione – aldilà del balletto di voci e smentite che si protrae da mesi – sembrano due. La prima, secondo fonti del Viminale, riguarda un fabbricato privato della zona industriale di Padova, a ridosso della rete autostradale; in tal senso sarebbe già stata siglata un’intesa preliminare tra il proprietario dell’immobile e il ministero dell’Interno, con il deputato-carabiniere di An Filippo Ascierto nella veste di mediatore. L’altra opzione riguarda un sito pubblico dismesso collocato nella Bassa, tra Bagnoli e Boara Pisani. All’orizzonte, il prevedibile dissenso di amministratori e cittadini interessati al progetto e la ben più accesa opposizione del movimento No Global: «Dovunque sarà costruito quel lager» ha annunciato il leader disobbediente Luca Casarini «noi lo demoliremo pezzo per pezzo».