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A cura della Redazione del Progetto Melting Pot Europa

CPT di Bologna – Croce Rossa, diritto alla salute ed espulsioni

La storia di Hafid Abdelwahab raccontata dall’Avvocato Anna Tonioni

Hafid Abdelwahab, trattenuto nel Centro di Permanenza Temporanea di Bologna, il 21 giugno 2003 ha subito accidentalmente un trauma distorsivo del ginocchio sinistro all’interno del Centro.
Visitato al Pronto Soccorso Ortopedico dell’Ospedale Malpighi di Bologna, Hafid è stato dimesso (e riportato presso il CPT) con la seguente diagnosi: “sospetta lesione legamento crociato anteriore ginocchio sinistro. Può deambulare con l’ausilio di 2 antibrachiali senza caricare a sinistra” e con la seguente indicazione terapeutica: “ginocchiera di cartone, rimozione e controllo il 3-7-2003 per valutazione del ginocchio in ambulatorio ortopedico Malpighi (attualmente paziente addolorato e ginocchio poco valutabile). Seleparina 0,4 fl s.c: 1 fl s.c. al di sotto del controllo medico. Esegua RMN per studio meniscale e legamenti crociati collaterali”.

Ma l’avvocato Tonioni spiega che “Nonostante le prescrizioni mediche, ad Hafid non sono stati forniti gli antibrachiali (stampelle) nè altro idoneo strumento per la deambulazione, con la conseguenza che dal giorno dell’incidente egli è rimasto segregato e immobile nella sua stanza. La Croce Rossa, che è responsabile della salute dei trattenuti all’interno del Centro, e che per quell’attività ha stipulato una convenzione di 2.596.663,81 euro, non solo non ha fornito al trattenuto gli strumenti consigliati, ma non ha neppure eseguito alcuna RMN, come era indicato nel certificato medico del Pronto Soccorso Ortopedico dell’Ospedale né si è attivata presso l’Ospedale perché venisse eseguita.”

Durante un incontro con Hafid, il 30 giugno 2003, l’avvocato apprende inoltre “che nonostante le richieste di Safid Abdelwahab, la Croce Rossa aveva sistematicamente omesso di assisterlo, e che solo grazie all’aiuto di alcuni altri trattenuti egli poteva recarsi quotidianamente in bagno, trasportato di peso. Dal giorno dell’incidente ad allora, la Croce Rossa aveva limitato il proprio intervento al trasporto del detenuto, in barella, due volte al giorno, in una stanzetta, dove gli veniva servito pranzo e cena; una volta al giorno, un medico della Croce Rossa, gli praticava una puntura sulla pancia.” E a conferma della condizione di totale negligenza l’avvocato aggiunge “Quando l’ho incontrato era 15 giorni che Hafid non si faceva una doccia e puzzava.”

La diagnosi della seconda visita presso l’Ambulatorio di Ortopedia dell’Ospedale Malpighi conferma che il paziente non ha eseguito RMN, nè ha deambulato con due antibrachiali e ribadisce la necessità di riabilitare il ginocchio ed effettuare la terapia con il farmaco prescritto.
Il medico responsabile della Croce Rossa all’interno del CPT risponde con una relazione in cui dichiara che non è possibile effettuare le cure e le terapie prescritte al trattenuto all’interno della struttura del CPT.
“Contattata personalmente dalla sottoscritta, – prosegue l’avvocato Tonioni – la Croce Rossa ha confermato, da una parte, di non potere effettuare gli esami prescritti all’interno del Centro, dall’altra di non avere alcuna intenzione di prenotarli presso la struttura pubblica, così omettendo, ancora una volta, di adempiere ai propri compiti.”
L’avvocato si rivolge a questo punto alla Questura di Bologna chiedendo di provvedere alla liberazione del trattenuto vista la documentata impossibilità per il trattenuto di eseguire presso il CPT la terapia consigliata dalla struttura sanitaria e quindi la gravissima, concreta ed attuale lesione del suo diritto alla salute. Il 4 luglio 2003 l’avvocato Tonioni chiede “di porre in essere ogni attività per la cessazione della restrizione della sua libertà personale, al fine di garantirgli l’esercizio del diritto alla salute e all’integrità fisica ed impedire l’ulteriore aggravarsi delle sue condizioni psico-fisiche, segnalando che la mancata fornitura al trattenuto degli ausili necessari per la deambulazione, la mancata esecuzione degli esami prescritti sin dal 21.6.2003 e, per il futuro, della terapia consigliata sono circostanze idonee a produrre a suo carico lesioni personali e gravi ulteriori conseguenze.”

Ma l’invito rivolto alla Questura rimane lettera morta, e il 7 luglio l’avvocato riesce ad avere un colloquio telefonico con il responsabile della Questura di Bologna, Ufficio Stranieri, in cui lamenta la mancata esecuzione degli esami prescritti sin dal 21 giugno e della terapia consigliata. La responsabile dell’ Ufficio Stranieri risponde con le testuali parole “avvocato, l’Ospedale ha solo consigliato quella terapia, e allora? I medici consigliano anche le terme.”
L’incontro che l’avvocato chiede con la Questura viene fissato per il 14 luglio alle ore 9.

Ma all’alba di martedì 8 luglio Hafid viene prelevato dal CPT di Via Mattei e portato a Milano per essere espulso. Poiché il provvedimento di espulsione non viene comunicato all’avvocato difensore e ad Hafid non permettono di telefonare al suo avvocato, Anna Tonioni viene informata del rimpatrio da un amico di Hafid. Ma Hafid non vuole tornare in Marocco e quando arriva sull’aereo che parte da Milano Malpensa alle 11 del mattino informa l’equipaggio delle sue cattive condizioni di salute, mostra il ginocchio e racconta come gli siano state negate le cure e la riabilitazione.

Il capitano dell’aereo decide che Hafid non può volare e rifiuta di farlo partire. La polizia che lo accompagna non può opporsi alla volontà del capitano dell’equipaggio e dopo minacce, maltrattamenti, sequestro del cellulare, Hafid viene riportato nel CPT dove è tuttora.

L’avvocato Anna Tonioni ha depositato oggi al Tribunale di Bologna il ricorso contro il suo trattenimento nel CPT.
Grazie all’umanità dimostrata dal capitano di bordo il caso di Hafid Abdelwahab potrà essere esaminato da un magistrato ed avere una piccola possibilità di epilogo positivo.