Per la libertà di movimento, per i diritti di cittadinanza

da Il Manifesto del 29 luglio 2003

No border – Azione a Bari Palese di Ornella Bellucci

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Sono stati denunciati per invasione di zona protetta i 14 attivisti del noborder camp di Frassanito che domenica hanno oltrepassato le recinzioni del “centro di prima accoglienza” di Bari Palese. Una roulottopoli allestita per rispondere all’emergenza profughi durante la guerra in Kosovo, oggi centro di identificazione-detenzione per richiedenti asilo. Dal 4 giugno vi sono transitati 1200 migranti. Agli attuali reclusi da due settimane viene negata l’assistenza legale, ma la macchina delle espulsioni non si ferma. Meno che mai l’azione di resistenza di chi vuole la chiusura di tutti i centri di detenzione amministrativa.

In cinquanta hanno raggiunto il campo per chiedere la liberazione dei reclusi e per fermare le deportazioni. Molte le sigle che si sono compattate davanti al centro: Tavolo Migranti, Disobbedienti, Rete immigrati in movimento, Forum dei diritti di Bari, Cobas di Taranto, attivisti svedesi e tedeschi. Soltanto 14 sono riusciti a entrare e a incontrare i trattenuti. Tra loro palestinesi, ghanesi e liberiani, tutti erano lì da mesi.

“Un blitz al contrario” – spiega Michele De Palma, dei Giovani Comunisti di Bari. “I migranti ci sono venuti incontro: a tutti abbiamo fornito numeri di avvocati e schede telefoniche. Poi siamo stati bloccati dai carabinieri.” Che non sono gli unici guardiani del centro: i manifestanti si sono imbattuti anche in poliziotti, finanzieri e avieri, tutti impugnavano un mitra. Non durante le procedure di identificazione a cui i fermati sono stati sottoposti per ore senza assistenza legale. “Un fatto inconsueto”- spiega Laura Tartarini, del Genova Legal Forum rimasta al di fuori della recinzione. Ferma la posizione della polizia: per un’identificazione non è necessaria la presenza di un avvocato.

L’anomalia di Bari Palese è che richiedenti asilo siano trattenuti all’interno di una zona militare. “E’ un ibrido –aggiunge Tartarini- che anticipa una circolare sui centri d’identificazione non ancora entrata in vigore.” Sarebbe stata una trattativa tra procura militare e prefettura a decidere la fine del trattenimento. Gli attivisti sono stati rilasciati solo dopo aver cancellato registrazioni audio e video.

Milena Zappon, di Global Radio, al campo entrava per la prima volta. “Mi ha reso felice sentir dire a una poliziotta che 15 dei trattenuti che abbiamo incontrato sono scappati.” Dato non confermato dalla prefettura. Sebastiano Giangrande, responsabile del centro ha ammesso la fuga ma non il numero.
“Resterà nei nostri occhi- scrive il Tavolo Migranti- l’immagine del ragazzo che, scavalcata la rete, per un attimo ha fermato la sua corsa, e dopo aver raccolto un sasso per lanciarlo, lo ha lasciato cadere. Poi è fuggito.”
“L’azione di ieri- commenta Maurizio Ricciardi, del Tavolo- va al di là dell’orizzonte simbolico perché dimostra che è possibile opporsi alla fortezza Europa.”

“Abbiamo violato il fronte interno della guerra ai migranti”- aggiunge Gianmarco De Pieri, dei Disobbedienti di Bologna” agendo in maniera concordata. I migranti hanno esercitato il loro sacrosanto e inalienabile diritto di fuga e resistenza all’ingiustizia.”

Alfonso De Vito, della Rete Immigrati in movimento spiega: “Un risultato che annuncia prossime azioni dirette da parte della rete antirazzista. Un’azione che abbiamo sperimentato partendo dalle contaminazioni nate all’interno del noborder camp.”

Intanto la situazione in Puglia rimane preoccupante. “Le strutture di detenzione sono tante”- precisa Erminia Rizzi, del Forum dei Diritti di Bari. “I centri di identificazione sono centri di trattenimento per richiedenti asilo. Quando la commissione centrale sarà sostituita da quelle territoriali, le audizioni si faranno sempre più sommarie e le espulsioni aumenteranno.”