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La regola della violazione – Rischio espulsione per otto richiedenti asilo trattenuti al CPT di Ponte Galeria

Comunicato stampa di Azad e Senzaconfine

Sono bastati dieci minuti alla Commissione Centrale per decidere che per Uzun Mahmut, Gevrek Nail, Topliz Ibrahim, Iliman Erhan, Sari Huseyin, Atayi Abdullah, Iran Nizadettin e Gecgin Cetin non sussitono i requisiti per il riconoscimento dello status di rifugiato.

Un’intervista condotta sul posto, presso il centro di accoglienza S. Anna di Isola Capo Rizzuto dove, dopo lo sbarco avvenuto il 31/5/2003, sono stati trattenuti per circa 2 mesi fino a quando, il 21 Luglio 2003, dopo la notifica del provvedimento di diniego della Commissione e a seguito del decreto di espulsione e del decreto di trattenimento, sono stati poi trasferiti presso il c.p.t. di Ponte Galeria, Roma.

All’avvocato e all’interprete che martedì scorso sono riusciti ad entrare a Ponte Galeria assieme ad Elettra Deiana hanno detto che tornare in Turchia significherebbe rischiare carcere e tortura.

Nonostante la richiesta di sospendere l’espulsione avanzata da Giovanni Russo Spena e Elettra Deiana, cinque di loro sono stati portati tra ieri e oggi all’ambasciata turca per procedere all’identificazione: una prassi assurda e contro ogni regola, se non giuridica, almeno di buon senso.

Ma le violazioni non finiscono qui: nessun interprete al momento della notifica del provvedimento di espulsione, mancanza di rilascio, anche all’avvocato, di una copia del diniego dello status di rifugiato, dichiarazione che in ogni caso, se non verranno rispediti prima in Turchia, rimarranno detenuti fino al 19 agosto.

La limitazione della libertà personale che ha caratterizzato fin dall’inizio la loro permanenza in Italia, con l’impossibilità di rivolgersi ad un avvocato, è una chiara violazione del diritto alla difesa, sancito oltre che dall’art. 24 della Costituzione anche dall’art. 13 della Convenzione Europea dei Diritti dell’Uomo.

Il ricorso contro il provvedimento di espulsione privo, secondo la legge Bossi – Fini, di effetti sospensivi rischia di essere una mera formalità e di non lasciare vie di scampo a quanti vengono in Italia a chiedere protezione e non vengono adeguatamente ascoltati.

La situazione di questi otto richiedenti asilo è solo una goccia in un mare più ampio di violazioni che sono diventate la regola e che impongono di non mantenere il silenzio su una legge che, pur in assenza del regolamento di attuazione, viene applicata con ampia discrezionalità delle autorità.

Chiediamo che vengano fermate le espulsioni arbitrarie e che siano garantiti i diritti di difesa e di protezione sanciti dalle Convenzioni e dai Trattati di cui l’Italia è firmataria.