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Commento dell’avvocato Paolo Cognini sul tema del diritto di voto

Da Ancona Paolo Cognini, avvocato dell’Asgi, commenta la proposta di Fini sul diritto di voto e il dibattito di questi giorni.

Domanda: Come commenti la proposta di Fini?

Risposta: E’ necessario distinguere il diritto al voto agli immigrati da quella che è la proposta Fini.
Non abbiamo ancora il testo della proposta che verrà formalizzata da AN. Tuttavia, a partire dalle prima battute a cui abbiamo assistito in questi giorni va rilevato come ancora una volta gli immigrati siano utilizzati come merce di scambio o come soggetti da utilizzare all’interno di esigenze e bisogni che nulla hanno a che vedere con la qualità della loro vita. Ribadisco quanto hanno già espresso altri: questa proposta di voto di An e di Fini nasce all’interno di un’esigenze di ridefinizione dei rapporti e degli equilibri interni alla maggioranza di governo, è un’operazione tutta politica. Le parole del presidente e dei senatori di AN confermano che l’operazione ha da un lato l’obiettivo di intervenire sull’asse Berlusconi-Bossi e dall’altro quello di riproporre AN in una dimensione “europeista”, anche in vista delle prossime tornate elettorali, considerato che alcune prese di posizioni e passaggi politici di questo governo hanno sicuramente offuscato la potenziale agibilità politica nella dimensione europea di una forza come AN.

D: Puoi farci un commento per quanto riguarda espressamente la situazione degli immigrati e gli effetti che questa proposta di legge potrà avere?

R: Da quanto finora emerso è evidente che il diritto di voto verrà sicuramente vincolato alla carta di soggiorno o ad alcuni requisiti di fondo sulla posizione degli immigrati, requisiti che sono gli stessi previsti per l’acquisizione della carta di soggiorno, ovvero l’assenza di una serie di precedenti penali, la sussistenza di un determinato reddito, la presenza di un lavoro sicuro e la possibilità di disporre di un alloggio adeguato. Sotto il profilo strettamente giuridico la proposta così formalizzata rappresenta un’involuzione generale del diritto piuttosto che un’evoluzione. Difatti, pensare che il diritto possa essere legato ad una dimensione di reddito o ad una dimensione prettamente lavorativa, o all’assenza di precedenti penali, introduce all’interno del nostro ordinamento un meccanismo che lega la possibilità di esprimersi tramite il voto a requisiti estremamente restrittivi. La storia del secolo appena passato ha sedimentato un concetto del diritto di voto estremamente garantito e dunque non legato a circostanze o condizioni contingenti, ma legato ad una condizione permanente e costante di diritto del soggetto che si esprime attraverso il voto. Con questa proposta viene introdotta un’idea diversa, ossia che il voto può essere concesso o non concesso a seconda della posizione sociale del soggetti a cui il diritto di voto è rivolto. Se la posizione sociale è una posizione che dà tutta una serie di garanzie tra cui quella reddituale, allora il diritto di voto viene concesso. Si tratta di un principio giuridico inaccettabile al di là degli effetti che produce in termini di possibilità o meno di votare da parte dei migranti.

D: Come commenti la scelta di An di intraprendere la strada della modifica della costituzione e non una legge ordinaria?

R: Il fatto che si stia scegliendo un percorso istituzionale è un ulteriore elemento di strumentalità.. Il percorso istituzionale ha difatti dei tempi lunghi che consentono di gestire e metabolizzare questo passaggio e di verificarlo in un momento successivo. L’esperienza di una serie di enti locali che stanno già affrontando la questione del diritto di voto rivela che questo percorso non è necessario e che già nella pratica e nei fatti il diritto di voto agli immigrati si sta introducendo. La proposta di legge avanzata da Fini va vista anche come un tentativo di irrigidimento di alcune esperienze che già si stanno dando a livello territoriale e che in diversi casi sono molto più avanzate delle proposte che si stanno configurando in questi giorni. Sarà interessante inoltre vedere come verrà affrontato il diritto di elettorato attivo, ovvero se oltre alla proposta di votare ci sarà anche quella di candidarsi. L’introduzione di un diritto legato ad una serie di parametri che non ne garantiscono la certezza può dar luogo nelle tornate elettorali ad operazioni poco trasparenti.

Avv. Paolo Cognini (Ancona)

Foro di Ancona.
Esperto in Diritto Penale e Diritto dell’immigrazione e dell’asilo, da sempre impegnato nella tutela dei diritti degli stranieri.

Socio ASGI, è stato docente in Diritto dell'immigrazione presso l'Università di Macerata.

Autore di pubblicazioni, formatore per enti pubblici e del privato sociale, referente della formazione del Progetto Melting Pot Europa.


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