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Tratto da http://www.regione.fvg.it

Trieste – L’assessore Antonaz sui rimpatrii coatti

Comunicato stampa della giunta regionale del Friuli Venezia Giulia

Trieste, 02 ott – Il rimpatrio di due ragazzi rumeni posto in atto, nonostante fossero a pieno titolo a Trieste, per il recente raggiungimento della maggiore età, ha dato all’assessore regionale all’Immigrazione Roberto Antonaz l’occasione di affrontare un tema che, nel solo Friuli-Venezia Giulia, riguarda circa 50 mila persone.

L’assessore ha rilevato che “le Giunte precedenti hanno rimosso o aggirato il problema, in modo da ostacolare qualsiasi concreta possibilità di integrazione dei nostri immigrati”, un atteggiamento aggravato ora “dalla legge Bossi-Fini, che ha peggiorato la situazione innestando, nelle quattro province, tutta una serie di espulsioni coatte di uomini e donne che qui avevano lavoro, famiglia e relazioni sociali positive”.

Con l’assessore hanno esposto la situazione, con particolare riferimento agli immigrati minorenni, Michele Negro, presidente del Comitato ristretto per l’elaborazione di un disegno di legge regionale sull’immigrazione, il presidente della Caritas Trieste Mario Ravalico, quello del Consorzio Italiano Solidarietà-ICS Gianfranco Schiavone, il rappresentante di “Medici senza frontiere” in Friuli-Venezia Giulia Stefano Vajtho e il legale dei due giovani rimpatriati, Giuliano Lojodice.

I due ragazzi erano stati affidati al Comune di Trieste e per loro si era avviato un percorso d’integrazione studio-lavoro. Inoltre, come ha comunicato il loro legale, erano in possesso di regolare passaporto e avevano fatto richiesta (respinta in prima istanza e ripresentata, in via gerarchica, alla Prefettura) di permesso di soggiorno sulla base di requisiti corrispondenti alle norme vigenti.

Il rimpatrio testimonia un trend preoccupante, è stato detto, e va visto sotto due profili. Da un lato, ha notato Schiavone, se non fosse stata data un’interpretazione restrittiva della Bossi-Fini i ragazzi, caricati nell’arco di poche ore su un aereo che li ha riportati in Romania, avrebbero potuto restare in Italia (l’ipotesi è una violazione degli articoli 32 e 5 della legge stessa). Dall’altro il problema può diventare gravissimo sotto il profilo sociale, perché conferma come anche chi si affidi ad percorso di integrazione nel rispetto delle regole sia comunque a rischio.

A ciò si aggiunge il pericolo di vanificare il lavoro degli enti e delle associazioni che seguono il processo di integrazione degli immigrati, con evidente spreco di denaro pubblico.

Occorre quindi arrivare ad un Piano regionale per coinvolgere Regione e Comuni in un protocollo, in modo da dare, alle istituzioni, la certezza di poter portare a termine un percorso integrativo che richiede un importante impiego di energie umane e finanziarie.

In questo clima “preoccupante”, come ha notato Antonaz, si sta lavorando alla legge regionale sull’immigrazione che mira, nel rispetto delle normative nazionali ed europee, ad attenuare gli aspetti più negativi della norma nazionale. A tale proposito la prima assemblea pubblica per discutere sugli obbiettivi della legge regionale sull’immigrazione avrà luogo venerdì 17 ottobre a Udine.

ARC/Luciana Versi Zambonelli