Per la libertà di movimento, per i diritti di cittadinanza

Como – Il 21 e 22 novembre il vertice dei ministri europei sull’immigrazione

Appello alla mobilitazione del Coordinamento Studenti Como

Tra il 20 e il 21 novembre 2003, si terrà a Cernobbio (Como) un vertice dei Ministri dell’Unione Europea.
All’interno di questo vertice, organizzato dal Governo italiano sulle sponde del Lago di Como, nell’ambito del semestre di presidenza italiana dell’Unione Europea, i potenti dell’Europa-fortezza discuteranno rinchiusi nelle loro stanze dorate di politiche sull’immigrazione.
La scaletta ufficiale rimane ancora un mistero, ma di cosa debbano discutere i “quindici” possiamo immaginarlo, è sufficiente guardarci attorno e leggere i giornali per capire quale sia la posizione dell’UE su questo tema.
La stessa Costituzione Europea assumerà come proprio il principio della discriminazione razziale, la “ius sanguinis” sostituirà lo “ius solis”: i diritti di cittadinanza della futura UE saranno garantiti solo a coloro che in Europa sono nati. Ogni migrante, che risiederà e lavorerà in Europa, sarà sempre un cittadino di serie B, con diritti “limitati”, in quanto nato altrove.
Le politiche italiane in materia di “immigrazione”, soprattutto attraverso la legge Bossi-Fini non si discostano da questa linea, che spicca per la propria ansia repressiva e xenofoba, con i migranti trasformati in merce, sfruttati e ghettizzati. Posizione che non cambia rispetto alla linea già impostata dal precedente governo (legge Turco-Napolitano) e aggravata dall’attuale Governo di centrodestra. Posizione che si esprime con politiche d’emarginazione sociale, di negazione dei diritti fondamentali e di mal celati pregiudizi. Drammatiche conseguenze di queste scelte politiche sono le tragedie quotidiane al largo delle coste italiane, dove “carichi umani” in cerca di prospettive migliori trovano la morte. A questo si affiancano i cosiddetti CPT (Centri di Permanenza Temporanea), che sono dei veri e propri lager, dove vengono rinchiuse le donne e gli uomini, rei di aver raggiunto il territorio italiano, senza una qualche “carta” che certifichi la loro regolarità.
Come da sempre è avvenuto, anche oggi milioni di persone abbandonano le proprie terre per cercare semplicemente di costruirsi altrove un progetto di vita alternativa, progetto che però, si concretizza all’interno di un panorama occidentale in cui anche la precarietà dei diritti si va globalizzando. Il lavoro degli stranieri all’interno del sistema produttivo occidentale ha assunto un’importanza molto rilevante e questi, proprio per le loro caratteristiche di mobilità e assenza di legami familiari, diventano, una volta inseriti nel ciclo produttivo, manodopera a basso costo, sottoposta a continui ricatti; diventano la leva per dividere il mondo del lavoro e per ridurre il suo potere contrattuale. In Italia, la Legge Bossi-Fini con il suo barbaro meccanismo del contratto di soggiorno dietro contratto di lavoro, legalizza, di fatto, la condizione di sfruttamento propria del lavoro clandestino, trasformando un migrante in lavoratore precario proprio perché migrante.
Nella nostra città, è facile rendersi conto delle pressioni che gli stranieri devono subire quotidianamente. Polizia e Carabinieri, sempre alla ricerca giorno e notte di clandestini, passano al setaccio ogni angolo della città, effettuano retate e non esitano a utilizzare le maniere forti; davanti alla Questura di Como si consuma ormai da anni una situazione inumana e inaccettabile per un Paese che si definisce civile: i migranti devono attendere per ore in coda sul marciapiede il loro turno, perdendo ore di lavoro, per ottenere le tanto difficili pratiche di regolarizzazione e di soggiorno e, spesso, non sono nemmeno assistiti da mediatori culturali che agevolino la comprensione linguistica. È inammissibile che i migranti debbano subire questo trattamento umiliante per sbrigare questioni burocratiche che il cittadino italiano, invece, può affrontare in poco tempo nel proprio Municipio.
Per i cittadini stranieri, che si sentono ormai con un piede fuori dall’Italia e che magari attendono di oltrepassare la frontiera per la Svizzera, o le altre mille frontiere all’interno della nostra società, il territorio comasco non è certo un luogo ospitale, incentivando, così, la millenaria tratta della “merce umana” verso un paese – la Svizzera – che sta prendendo provvedimenti sempre più xenofobi e retrogradi verso i migranti. Dunque la città di Como, non è una scelta casuale per il vertice, qui possiamo toccare con mano le pesanti ripercussioni delle scelte nazionalistiche di questo Governo, che hanno iniettato siero xenofobo e razziste nel popolo, qui la realtà politica dominata dalla coalizione di centrodestra – soprattutto la Lega Nord -, con le loro crociate e i loro proclami “urlati” contro le fantomatiche minacce straniere, hanno accresciuto il clima di razzismo diffuso a Como e in provincia.
Per protestare contro questa realtà razzista, per costruire percorsi di globalizzazione dei diritti, per discutere e riflettere su questi temi, apriamo la città di Como ad una tre giorni di mobilitazioni non violente, che si concluderanno con una manifestazione sabato 22 novembre per le vie della città.
Si fa appello alla coscienza collettiva affinchè non si creino situazioni che possano creare problemi, soprattutto perchè le prime persone coinvolte sono quelle dell’anello più debole della catena sociale, le quali non possono essere esposte a ulteriori rischi e ritorsioni.
Coordinamento studenti Como