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Francia – La nuova legge Sarkozy sull’immigrazione

Intervista a Claire Rodier dell'Ass.ne GISTI, Gruppo di informazione e sostegno degli immigrati

Approvata in via definitiva martedì scorso è entrata in vigore in Francia la nuova legge Sarkozy sull’immigrazione che regolamenta in maniera molto rigida gli ingressi sul territorio francese, riduce pesantemente la possibilità di ottenere la “carta di residenza” introducendo il cosiddetto “contratto di integrazione”, aumenta da 12 a 32 giorni la detenzione in attesa dell’espulsione dal paese, introduce la schedatura attraverso le impronte digitali e i dati biometrici per tutti coloro che faranno richiesta di visti e permessi di soggiorno.
Muri sempre più alti e invalicabili per la “fortezza europa”: “integrazione” per i regolari, pugno di ferro ed espulsioni per i “sans papier” è il triste ritornello.
“Braccia da lavoro”, per il mercato e le imprese, ma “invisibili” dal punto di vista dei diritti.

In nome della “lotta all’immigrazione clandestina e al terrorismo”, questa nuova legge introduce le impronte digitali elettroniche in linea con l’accordo raggiunto il 20 ottobre scorso a La Baule dai Ministri degli Interni dei cinque stati più popolosi dell’Unione Europea (Francia, Spagna, Inghilterra, Germania, e Italia) e che interesserà tutta l’area Schengen.

A Parigi la prossima settimana si svolgerà il Forum sociale europeo. Tra i tantissimi momenti di assemblee plenarie e seminari proposti dagli organizzatori sono previsti anche alcuni appuntamenti ed azioni dedicati al tema dell’immigrazione.

Domanda: Gisti è un gruppo di informazione e sostegno ai migranti. Puoi spiegarci meglio le attività dell’associazione?
R: L’associazione è stata creata nel momento in cui la Francia ha deciso di chiudere le frontiere ai lavoratori immigrati. Questo risale in Francia agli anni ’70.
In quel periodo un gruppo di giuristi ha deciso di creare un’associazione per difendere i diritti degli stranieri e per difendere l’uguaglianza dei diritti tra cittadini francesi e lavoratori immigrati, appoggiandosi essenzialmente sull’analisi dei testi giuridici.
In seguito l’associazione si è evoluta ed ora denuncia tutte le forme di discriminazione tra francesi e stranieri (come i richiedenti asilo, i lavoratori immigrati, le famiglie di immigrati), in tutti i campi: i diritti sociali, le questioni del lavoro, l’accesso a tutti i vantaggi che ci sono per i francesi e l’accesso al diritto di voto per i cittadini immigrati.

D: Martedì scorso è stata approvato il progetto di legge del ministro degli interni Nicolas Sarkozy: una legge che ci ricorda per molti aspetti la Bossi-Fini e che è probabilmente una delle leggi peggiori a livello europeo dal punto di vista della cancellazione dei diritti per i cittadini migranti.
“Fermezza, controllo e repressione” sono le parole di Sarkozy: quali sono i punti più criticati della nuova legge?
R: Ci sono molti punti da criticare in questa legge, ma uno degli aspetti più importanti per noi è la riduzione dei diritti degli stranieri che sono in situazione regolare da molto tempo in Francia. Dal 1984 il Parlamento ha applicato il principio della “carta di residenza” di 10 anni per tutti quelli che sono in Francia da molto tempo. Questa carta era stata concepita per assicurare l’integrazione degli immigrati. Ora, per la prima volta, con la legge Sarkozy si capovolge questo principio, ovvero non si darà più la carta di residenza di 10 anni per integrare gli immigrati, ma sarà richiesta una “condizione di integrazione” perché la carta di residenza possa essere rilasciata.
Questa inversione ha una portata simbolica molto forte: ora bisogna dare delle “prove” per avere il diritto di vivere in Francia, mentre gli stranieri hanno già dato le loro prove in mille modi diversi e in particolare perché lavorano, pagano le tasse e contribuiscono alla ricchezza della Francia. Inoltre questa “condizione di integrazione” peserà su tutti coloro che devono rinnovare la carta di residenza: come una spada di Damocle sulla testa di tutti i cittadini migranti, la richiesta della “condizione di integrazione” comporterà per loro il rischio di perdere il diritto al soggiorno. Questo andrà a colpire particolarmente i giovani che arrivano per il ricongiungimento familiare. Fino ad oggi questi giovani, quando arrivavano “legalmente”, avevano il diritto ad una carta di 10 anni (se pur con molte condizioni).
Oggi potranno ottenere soltanto una carta di un anno, che potranno trasformare in una carta di dieci anni soltanto con la “condizione di integrazione”.
Dunque, questo è il punto principale: in nome dell’integrazione ci sembra che il governo stia piuttosto disintegrando la società degli immigrati in Francia.
Poi ci sono altre disposizioni preoccupanti in questa legge, come ad esempio la durata della detenzione amministrativa prima dell’espulsione (l’equivalente dei vostri CPT): la detenzione passa da dodici a 32 giorni.

Ci sono inoltre tutta una serie di disposizioni mirate a dissuadere le persone ad entrare in Francia: controlli molto più rigidi sui visti e sulle dichiarazioni di ospitalità (si schederanno tutte le persone che si propongono di ospitare stranieri con visto turistico), controlli ulteriori con la schedatura delle impronte digitali e dei dati biometrici per tutti quelli che fanno richiesta di visto e di permesso di soggiorno.
Si accentua dunque l’aspetto di “società di polizia” che colpirà principalmente gli stranieri ma avrà anche conseguenze sui cittadini francesi.
E’ tutta la società francese ad essere minacciata da questa legge, perché si inscrive in una tendenza, che d’altra parte esiste da quando questo governo è andato al potere (abbiamo già una legge sulla sicurezza quotidiana che è una legge di polizia, una legge di controllo), che colpisce tutti e in particolare gli stranieri con delle ripercussioni su tutto il resto della popolazione: è dunque una legge di polizia, di controllo, di sospetto, di disintegrazione.
Questa legge si accompagna ad un’altra che sarà adottata fra un mese che riguarda l’asilo che procederà più o meno nello stesso modo, quindi controllare e schedare i richiedenti asilo per poterli espellere più facilmente e soprattutto organizzare le procedure perché questo avvenga molto velocemente, per poter rifiutare più rapidamente possibile le domande di asilo ed espellere la maggior parte delle persone che chiedono protezione alla Francia.

D: Sarà dunque più difficile entrare in Francia ma molto più semplice uscirne. C’è un irrigidimento anche dal punto di vista delle espulsioni…
R: Sì, in realtà c’è stato una specie di inganno, perché uno degli aspetti della legge che è stato presentato come un punto positivo (e Sarkozy se n’è molto vantato) è di aver abolito la doppia pena, cioè una pena che consiste nella reclusione più l’espulsione per gli stranieri.
E’ vero che esistono quattro categorie di stranieri che ora potranno essere espulsi molto difficilmente, ma sono delle categorie marginali, in quanto si tratta di persone residenti in Francia da più di 20 anni.

Quindi questo cambiamento non tocca un’enorme quantità di popolazione immigrata. Invece ci sono molte categorie di persone che restano sottomesse a questa doppia pena e, con la nuova disposizione per il ricongiungimento, che prevede la carta di un anno, si stanno ricreando nuove categorie di persone a cui si potrà applicare la doppia pena e che potranno essere espulse. La legge Sarkozy produce nuove fascie di persone soggette all’applicazione della doppia pena, quindi c’è un’accelerazione delle procedure di allontanamento.

Questo si accompagna a un discorso che Sarkozy ha annunciato insieme ai suoi “amici” in Europa: accelerare e moltiplicare le espulsioni, organizzare i voli charter con uno o più paesi partner, dunque in Francia, come in Italia credo, c’è un clima di repressione nei confronti dell’immigrazione “clandestina”.

D: A proposito dei CPT, quanti ce ne sono sul territorio francese?
R: Ce ne sono molti.

Bisogna sommare: i centri di detenzione utilizzati prima dell’espulsione dal territorio, in tutto circa un centinaio – ce ne sono di grandi e molto organizzati ed altri che consistono semplicemente in angusti locali dei commissariati di polizia nelle piccole città – e quelle che vengono chiamate “zone di attesa”, i luoghi in cui si trattengono gli immigrati che arrivano alla frontiera francese; anche questi sono circa 100, di cui in realtà pochissimi sono funzionanti. Il principale è quello che si trova nell’aeroporto Roissy-Charles De Gaulle, con una capacità di “accoglienza” di circa 300/400 persone, spesso sovraffollato.
Ce ne sono comunque altri nelle principali città francesi. In totale si sono dunque contati circa 200/250 luoghi di detenzione, ma questo non vuol dire che esistano effettivamente 200/250 CPT.

Diciamo che esistono certamente 50 CPT permanenti per stranieri.
Bisogna dire che la legge francese, pur aumentando la durata della detenzione amministrativa, come fa ora, è comunque una delle leggi europee in cui è più breve la durata della detenzione senza processo degli stranieri in situazione irregolare. Anche di questo il ministro degli interni Sarkozy si vanta abbastanza spesso. Tuttavia bisogna far presente che in Francia c’è una grande presenza di detenuti stranieri (in alcune prigioni sono addirittura tre quarti), che si trovano incarcerati per ragioni di soggiorno irregolare o per pene legate a reati minori. Quindi oltre ai CPT va considerato l’enorme numero di persone in carcere, che non si possono contare con esattezza.

D: Quali sono le reazioni dei cittadini immigrati in Francia rispetto all’approvazione di questa nuova legge?
R: La mobilitazione è molto debole. Questa legge è appena stata approvata ma è in discussione da oltre sei-otto mesi. Purtroppo quest’anno non abbiamo ritrovato i movimenti forti di sostegno ai sans-papiers che c’erano 4-5 anni fa. E’ difficile analizzare perché la mobilitazione sia oggi più debole; in ogni caso va constatato.
Credo che questo governo vada a colpire così tanti settori della società che c’è forse una sorta di affanno, di stanchezza all’interno della società francese, perché è vero che il governo Raffarin ha colpito la protezione sociale, i disoccupati, gli intermittenti dello spettacolo, insomma c’è stato un numero enorme di riforme in questo governo e forse la questione degli immigrati è stata un po’ marginalizzata. L’abbiamo constatato anche per quanto riguarda i diritti d’asilo: non c’è una grande mobilitazione, la stampa segue poco la questione…
Comunque ci sono grossi movimenti di solidarietà, in particolare noi di GISTI insieme ad altre organizzazioni abbiamo lanciato un testo che si chiama “Il manifesto dei delinquenti della solidarietà“: si tratta di una petizione in cui i firmatari attestano che, se sono perseguiti per aver aiutato degli stranieri in situazione irregolare, come previsto dalla legge Sarkozy, ammettono di essere dei delinquenti e dichiarano di voler continuare ad essere incolpati, perché vogliono portare avanti questo atto di solidarietà che consiste nell’aiutare i sans-papiers.
Abbiamo raccolto 15.000 firme per questa petizione ed abbiamo organizzato alcuni incontri con i delinquenti della solidarietà in cui anche alcune celebrità sono venute a firmare. Purtroppo il progetto di legge è passato comunque con molta facilità. Speriamo che la mobilitazione continui nonostante l’approvazione della legge e che alcune delle disposizioni più violente dal punto di vista della violazione dei diritti smuovano i cittadini francesi.

Questo non è affatto impossibile perché molti francesi sono esasperati di fronte al regime molto autoritario che si è instaurato, soprattutto rispetto a tutto ciò che riguarda i diritti e la libertà degli individui. Dunque per quanto riguarda la questione degli immigrati pensiamo che riusciremo a sviluppare e mantenere una mobilitazione anche dopo l’approvazione della legge.

D: Abbiamo visto che quest’oggi diverse famiglie di cittadini immigrati hanno occupato una chiesa di Marsiglia…
R: Sì, questo succede periodicamente. Dicevo che non c’è un’enorme sostegno nei confronti dei sans-papiers, ma in realtà dal 1996-97 ci sono stati continuamente dei movimenti, sparpagliati sul territorio francese, di mobilitazione di piccoli collettivi locali di sostegno ai sans-papiers. Quello che manca attualmente sono i movimenti di larga portata, ma speriamo che si realizzino presto. Ad ogni modo le occupazioni, le manifestazioni simboliche, ad esempio quando qualcuno deve essere espulso, sono cose che esistono da sempre e che vediamo quotidianamente: è questo che ci dà speranza.

D: Parliamo del Forum Sociale Europeo che si terrà a Parigi Saint-Denis la settimana prossima. Quali saranno gli incontri più interessanti?
R: Ce ne saranno molti. Dal punto di vista di Gisti i più interessanti saranno quelli che ruotano intorno alle questioni dell’immigrazione, dell’asilo, della libertà di circolazione, della denuncia dei CPT.
Gisti organizza e partecipa a diversi seminari e conferenze sul tema della chiusura dei centri di permanenza temporanea in Europa (i centri di detenzione, le “zone d’attesa”, tutti i luoghi di detenzione degli stranieri) e sul tema della libertà di circolazione e l’apertura delle frontiere.
Ci saranno diversi seminari e conferenze su questi temi in generale.
In particolare organizziamo

1) un seminario sulla deriva isolazionista dell’Europa in materia di asilo, con il progetto di esternalizzazione(?) dell’asilo,

2) un seminario sui CPT, organizzato da una rete chiamata Microeurope,

3) un seminario sul sindacalismo ed i lavoratori immigrati, l’implicazione (ancora debole) dei sindacati francesi sulle questioni dei lavoratori immigrati. Questi sono i tre appuntamenti in cui saremo molto presenti, ma abbiamo intenzione di inscriverci nel movimento altermondialiste, che ci sembra portatore di tutte le preoccupazioni che giorno dopo giorno affrontiamo.
Per noi la fusione con gli altri movimenti sociali è estremamente importante: abbiamo già tratto dei benefici da questi incontri a Firenze e abbiamo proprio intenzione che continui.

D: Durante la settimana del Forum ci saranno mobilitazioni sul tema dell’immigrazione?
R: Non so se ci saranno manifestazioni specifiche all’interno del Forum. In margine a Forum invece sono effettivamente previste manifestazioni sul tema della libertà di circolazione e della chiusura dei CPT, perché è uno dei temi più preoccupanti questa Europa dei CPT che si sta costruendo. Ci saranno dunque manifestazioni organizzate da alcuni movimenti a cui siamo associati.

D: Quando?
Le manifestazioni sono previste per sabato 15 novembre.

D: Gisti ha un sito internet?
R: Sì, www.gisti.org

Grazie, ci vediamo al Forum Sociale.