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”Storie di diritti negati” – Cinque associazioni per una ricerca sui richiedenti asilo

Intervista con la dott.sa Donatella Parisi, responsabile informazione del Centro Astalli

Si tratta di un’attività di monitoraggio, durata 12 mesi che ha consentito di intervistare 250 persone, di cui oltre l’81% sono richiedenti asilo; poco meno del 15% ha già ottenuto lo status di rifugiato, mentre il rimanente 4% circa è in possesso di un permesso di soggiorno per motivi umanitari.

“La situazione dei richiedenti asilo in Italia, già compromessa da diversi anni per la mancanza di una legge organica in materia, si è aggravata dopo l’approvazione della cosiddetta legge Bossi-Fini – denunciano le associazioni -. In vista della piena efficacia degli articoli in materia di asilo (che avverrà in seguito all’entrata in vigore del regolamento di attuazione, in via di promulgazione) è iniziato un periodo di attesa, in cui sono state sospese le già esigue misure di assistenza previste dalla normativa in vigore e la stessa procedura per il riconoscimento dello status di rifugiato è divenuta nebulosa e ancora più incerta”.
“Attraverso la lettura delle loro storie, può essere approfondito il percorso che hanno compiuto in Italia, la precarietà della loro condizione, i bisogni, le speranze, le attese negate.
La mancanza di una legge specifica sull’asilo e l’insufficienza cronica di risorse finanziarie dedicate, non consentono alcuna programmazione e dunque l’adozione di piani o misure significative”

Ne parliamo con la dott.sa Donatella Parisi, responsabile informazione del centroastalli.it.

D: Da dove nasce l’esigenza di fare un monitoraggio di questo tipo?

R: Durante quest’anno di attività, finalizzate alla realizzazione del progetto ,si è presentata l’esigenza di capire come vivono a Roma i richiedenti asilo e i rifugiati. E’ nata così l’idea di un monitoraggio raggruppando i dati raccolti dal lavoro delle cinque associazioni afferenti al progetto che hanno lunga esperienza di lavoro con questo tipo di persone. Dallo studio è nato il libro “Storie di diritti negati”.

D: Proviamo a commentare i dati. Va ricordato che tra i maggiori problemi per i richiedenti asilo è la casa, l’accoglienza in generale insieme al fatto di essere seguiti nel loro percorso di attesa.

R: L’Italia ha purtroppo il triste primato di essere l’unico paese a non avere una legge sul diritto d’asilo politico. A questa grave mancanza si aggiunge il fatto che le attese, per chi fa richiesta d’asilo, sono lunghissime, si può aspettare fino ad un anno e mezzo. In questo periodo il richiedente asilo non può lavorare, non ha il diritto di studiare, non può stipulare nessun tipo di contratto. Di conseguenza non ha i soldi per pagare una casa e talvolta nemmeno per mangiare. Dal monitoraggio risulta che ogni richiedente asilo passa almeno sei notti all’aperto prima di ottenere un posto in un centro di accoglienza o di sistemarsi in qualche modo.

D: I risultati del monitoraggio che avete svolto nella capitale possano essere equiparati ad una situazione generale, di altre città?

R: Certamente. Oltre che mancare una legge nazionale mancano anche i dati quantitativi sul fenomeno, infatti non ci sono statistiche ufficiali ma solo i dati provenienti da rapporti fatti da associazioni Onlus o dal rapporto Caritas/Migrantes. Un aspetto su cui abbiamo potuto avere riscontro è che a Roma le persone attendono da sei mesi ad un anno e mezzo prima di avere l’esame della Commissione centrale per il riconoscimento dello status di rifugiato, ma se la domanda parte dalle Questure di Padova o Catania possono anche aspettare fino a due anni. Risulta quindi che il problema fuori dalla capitale è ancora più grave.

D: A proposito di dati e statistiche, proprio nell’ultimo Dossier Caritas vengono citate queste cifre: nel 2000 c’era lo 0,8% di richiedenti asilo, nel 2002 lo 0,1%. Come commenta questa differenza enorme?

R: Al di là della differenza tra i due anni, le percentuali sono molto basse rispetto alla media europea. Nel 2002 noi abbiamo avuto 17.000 domande – secondo le statistiche del Consiglio italiano per i rifugiati – di cui solo 8.000 sono arrivate in commissione centrale contro le 110.000 domande dell’Inghilterra o le 90.000 della Germania. Questi numeri dimostrano che lo stato d’emergenza in cui viviamo perennemente non è tale perché in altri paesi europei si gestisce un fenomeno 10 volte superiore.
Quando si parla quindi di accoglienza si parla di un’accoglienza ad un numero molto basso di persone rispetto alla media europea.

D: Ci sono altri aspetti importanti che emergono dalla ricerca condotta?

R: La ricerca è uno strumento molto utile non solo per chi lavora con rifugiati e richiedenti asilo ma anche per chi vuole appropriare la tematica di cui si sa molto poco. Nel volume è presente anche un capitolo di storie di cui i medici hanno curato la parte riguardante le vittime di tortura. Sono pagine che testimoniano ciò che devono affrontare le persone che arrivano in Italia da un paese extracomunitario. Si tratta di sofferenze a cui se ne aggiungono altre una volta nel nostro paese. Insieme al volume “Storie di diritti negati” è stato pubblicata anche una ricerca sugli orientamenti giurisprudenziali in materia d’asilo, una ricerca che nasce dall’esigenza di fornire strumenti a chi si occupa degli aspetti legali, come ricorsi e presentazione delle domande per ottenere il riconoscimento.

La ricerca è disponibile sul sito http://www.centroastalli.it