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Libri – Gli immigrati in Europa

Intervista con Andrea De Bonis, Master immigrazione Venezia

Abbiamo rivolto alcune domande sulla pubblicazione (vedi scheda allegata) ad Andrea De Bonis del Master sull’Immigrazione dell’Università Ca Foscari di Venezia. Il libro sarà presentato venerdì 19 dicembre presso la Facoltà di Lettere e Filosofia.

Domanda: Qual è l’immagine europea dell’immigrazione che il libro fornisce?

Risposta: Il libro è innanzitutto il risultato dell’esperienza di quattro anni di studio al Master sull’immigrazione all’Università di Venezia, che è stato anche luogo di incontro e confronto tra diversi docenti europei che si occupano di immigrazione contemporanea in Europa. Da questo testo emerge un’immagine concreta e realistica di quella che è l’immigrazione oggi in Europa e soprattutto delle politiche di controllo dell’immigrazione che gli stati nazionali stanno adottando nei confronti dei lavoratori stranieri. Riteniamo che l’esempio italiano non sia unico nel panorama europeo ma sia sostanzialmente coerente e in linea con quelle che sono le politiche degli stati europei, ovvero politiche di contrasto e controllo dell’immigrazione e di precarizzazione totale dei lavoratori immigrati. L’esigenza che hanno oggi gli stati e i capitalismi europei è quella di avere una forza lavoro a basso costo per tornare ad essere competitivi nel mercato economico mondiale.

D: Nel libro c’è un passaggio particolare in cui si scrive “Dietro gli ipocriti proclami sull’immigrazione-zero vi è la realtà, in via di allargamento, di una immigrazione a zero-diritti”. Che cosa si intende?

R: Riteniamo innanzitutto che la presunta guerra all’immigrazione clandestina sia una “strana guerra” e non una guerra reale. In altre parole quello che viene presentato nello spazio pubblico mediatico come contrasto all’immigrazione clandestina cioè la Fortezza Europa, lo sbarramento delle frontiere, è in realtà una falsa guerra poiché l’esigenza dei capitalismi europei non è quella di bloccarla tenendo la saracinesca abbassata, ma quella di lasciare la saracinesca a mezza altezza in modo che gli immigrati entrino a capo chino. Non c’è una reale esigenza di bloccare l’immigrazione, c’è piuttosto una reale esigenza di immigrazione clandestina, di lavoratori sans papiers. Da questo punto di vista l’Italia è abbastanza esemplificativa. Ancora oggi nel nostro paese il lavoro sommerso rappresenta oltre il 30% del prodotto interno lordo; c’è dunque una forte domanda di lavoro clandestino. Di recente è uscita una ricerca in cui viene dimostrato come le presunte politiche di contrasto dell’immigrazione clandestina siano state del tutto fittizie: nel 2001 la percentuale degli immigrati clandestini effettivamente espulsi sulla totalità degli immigrati sans papiers, percentuale determinata dalla sanatoria, è stata del 3% ossia praticamente nulla. Si tratta dunque di una falsa guerra il cui scopo finale è un’immigrazione a zero diritti, ossia un’immigrazione necessaria per implementare un mercato del lavoro sommerso – non solo in Italia ma in particolare di tutti quei paesi europei della fascia mediterranea (Spagna, Portogallo e Grecia) – dove i lavoratori sono privi di diritti politici e sindacali e di tutele del lavoro.

D: Rispetto alla precarizzazione del lavoro, possiamo vedere un elemento di omogeneità a livello europeo tra le leggi che governano le migrazioni nei singoli paesi, ad esempio Francia e Spagna. Si sta dando quindi una cornice comune ai concetti che hai espresso?

R: Questa è esattamente la tesi centrale del libro. La Bossi-Fini non è in controtendenza alle politiche europee. Lo stesso ministro francese Sarkozy ha citato la Bossi-Fini come modello. La nuova legge spagnola del governo Aznar sull’immigrazione sotto molti aspetti rappresenta un forte tentativo di precarizzazione del lavoro migrante, che la Bossi-Fini riprende per alcuni statuti. Non è un caso che questa legge sia intervenuta successivamente ad una fase di forti lotte degli immigrati marocchini in Spagna, in particolare dopo un periodo di scioperi indetti dai soli immigrati. E’ stata dunque una risposta del capitalismo spagnolo a queste lotte. La peculiarità di questa legge – sotto molti aspetti ancora più razzista e conservatrice della Bossi-Fini – è quella di negare ai lavoratori sans papiers i diritti sindacali, di associazione e di sciopero. In questa direzione di negazione dei diritti politici stanno andando tutte le leggi sull’immigrazione europee. Infatti, se da una parte le legislazioni europee incrementano precarizzazione e ricattabilità dei lavoratori immigrati, dall’altro è vero che gli immigrati si stanno autorganizzando cominciando a dare risposte forti a queste politiche razziste e di discriminazione. A tal riguardo il testo fornisce attraverso alcuni saggi una panoramica delle lotte dei sans papiers in Francia, Svizzera e Belgio.