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da Il Quotidiano della Calabria del 23 gennaio 2004

A Crotone Mantovano taglia il nastro del nuovo “carcere” di Claudio Dionesalvi

A Crotone è sceso il sottosegretario al ministero dell’Interno Mantovano per tagliare il nastro del nuovo carcere riservato ai migranti. Li chiamano centri di permanenza, che in Calabria, come ovunque, fa rima con sofferenza.

Mentre a Lamezia Terme, in un altro angolo sperduto, nel primo Cpt regionale, le giornate scorrono tra rivolte e tentativi di fuga, a Crotone, invece, dicono di voler fare le cose per bene. Come se rinchiudere allegramente esseri umani innocenti, fosse un’attività moralmente gratificante!
La struttura è costata al ministero dell’Interno la modica cifra di tre miliardi delle vecchie lire. In un’area di 30mila metri quadrati, saranno detenute 124 persone, dislocate tra palazzine distanti l’una dall’altra.
La struttura è stata affidata alla Confederazione Nazionale delle Misericordie d’Italia, che ha vinto una gara. Vigilanza, ovviamente, gestita dalla polizia di Stato, che avrà a disposizione sofisticati strumenti di telesorveglianza.

Il nuovo Cpt sarà adiacente al preesistente centro di prima accoglienza, ma un imponente muro di recinzione lo separerà dall’area in cui gli immigrati sono definiti semplicemente “ospiti”, pur essendo anch’essi di fatto reclusi. Il vecchio centro di Sant’Anna, infatti, rimane saldamente in piedi, rigidamente separato dal mondo circostante.

Il Sant’Anna, per capirsi, è quello che ha inghiottito 30mila esseri umani. Adesso, con l’apertura del Cpt, si passa da un’accoglienza detentiva ad una detenzione segregante.

L’area di Sant’Anna – dicono certe cronache – è pronta a gettarsi sulle spalle un’altra croce.
Peccato però che quella croce sia appesantita da migliaia di disperati inchiodati, in fuga dalla fame e dalla guerra, che lasciano un calvario per ritrovarsi rinchiusi in un altro. Come animali da avviare al macello dell’invisibilità.