Per la libertà di movimento, per i diritti di cittadinanza
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A cura della redazione del Progetto Melting Pot

Il CPT di Bologna va chiuso. Subito!

Tegretol 200, Gardenale, fenibarbital, carbamazepina.
Queste sono le sostanze sedanti e antiepilettiche trovate nel sangue di tre cittadini immigrati, rinchiusi dal dicembre 2003 nel CPT di Via Mattei a Bologna.

La notizia era tra quelle che circolavano ormai da diverso tempo tra chi si occupa dei CPT: associazioni, comitati, osservatori, avvocati. Tutti sanno che all’interno di questi lager vengono usati barbiturici per tranquillizzare gli immigrati in attesa di espulsione, ma le testimonianze non sono facili da raccogliere visto che si tratta di persone che dal centro escono per essere rimpatriate.

Questa volta invece le prove ci sono. Tanto da far aprire un’inchiesta alla Procura della Repubblica e far scattare una perquisizione di cinque ore dei Nas all’interno della struttura che ha portato al sequestro del cibo somministrato.

Non è la prima volta che il centro di detenzione di via Mattei viene messo sotto accusa. La prima inchiesta riguarda le denunce di pesanti pestaggi, da parte delle forze dell’ordine e Croce Rossa, dopo un tentativo di fuga di alcuni immigrati nel 2 marzo 2003. Da quella data nessuno ha più tentato di scappare, niente più rivolte o proteste. Improvvisamente tutti gli immigrati reclusi sono diventati mansueti

I tre immigrati (uno dei quali veniva chiamato “Mummia” perché non interagiva mai con nessuno) questa volta non sono stati rimpatriati e hanno potuto raccontare la loro detenzione all’interno della struttura denunciando ai loro avvocati la situazione igienica, alimentare, di assistenza negata, ma soprattutto delle continue emicranie, della nausea, di una sensibilità ridotta delle capacità percettive e della strana sonnolenza dopo la somministrazione dei pasti.

La gestione del CPT è stata data in appalto dalla Prefettura alla Croce Rossa. Protezione ed ordine sono affidati a turno a carabinieri e polizia. Ovviamente i responsabili della struttura negano qualsiasi accusa.

Nel pomeriggio del 20 gennaio, per denunciare la gravissima situazione all’interno del centro di detenzione e le pesantissime responsabilità di chi gestisce il centro, è stata occupata la sede della Croce Rossa di Bologna.

La notizia sconvolgente arriva a pochi giorni dal 31 gennaio, data in cui, per la prima volta in tutta Europa, si svolgeranno contemporaneamente diverse manifestazioni per chiedere la chiusura dei centri di detenzione.

Il 31 gennaio è un’occasione per mettere in rete le diverse esperienze e realtà, europee e locali, che da tempo si battono per i diritti dei migranti e denunciare il silenzio assordante che avvolge questi nuovi lager.