Per la libertà di movimento, per i diritti di cittadinanza

da Il Manifesto del 18 febbraio 2004

L’Olanda espelle i profughi di Alberto D’Agenzio

BRUXELLES – E’bastato poco ai Paesi bassi per togliersi di dosso l’immagine di società aperta e e tollerante. Ieri l’Aja ha infatti deciso di rispedire in patria 26.000 richiedenti asilo, un esodo da realizzare a rate nei nei prossimi tre anni. Il governo di centrodestra ha portato avanti con determinazione la proposta della ministra per l’immigrazione e l’integrazione Rita Verdonk del partito liberale, al governo con i cristiano-democratici del premier Jan Peter Balkenende e i social-liberali della lista D66. E dietro alla decisione aleggia il fantasma del populista Pim Fortuyn, assassinato nel maggio del 2002. Assieme alle 26.000 espulsioni il governo ha voluto mettere sul piatto la carità di un amnistia per 2.300 richiedenti asilo. Per il resto via alla linea dura: nessun emendamento dell’opposizione è stato approvato, nemmeno quello dei Verdi che prevedeva il divieto di espulsione per i minori presenti nel paese da almeno 5 anni. Da Maud Bredero, portavoce della ministra, il tono della proposta: «Nei centri per i rifugiati ci sono centinaia di persone che aspettano un alloggio, e noi dobbiamo fare spazio». «Le autorità olandesi rivendicano che questa proposta è sicura ed umana – contrattacca Rachel Denber, direttrice di Human rights watch per l’Europa – ma rimandare delle persone in paesi in cui potrebbero trovarsi in pericolo non solo mette a rischio la loro sicurezza, è una cosa illegale». A farne le spese soprattutto iracheni ed afghani, la gran parte dei richiedenti asilo piovuti in Olanda negli ultimi 3 anni e con loro somali e iraniani. Tanti anche i minori.

I richiedenti asilo pagano adesso con gli interessi due distorsioni deldei governi arancione. La prima è data dalla precedente normativa sui rifugiati, valida fino al 2001, che ha lasciato nell’incertezza migliaia di persone semplicemente perché non è riuscita a dare alcuna certezza legale sul loro status. Così oggi a dover partire sono migliaia di persone che vivono da anni in Olanda, alcune da oltre un decennio.

Seconda distorsione la nuova legge che prevede dei tempi troppo rapidi, solo 48 ore, per la valutazione delle domande. «La Procedura AC del 2001 – accusa Human Rights Watch – originariamente pensata per eliminare delle richieste chiaramente senza fondamento, viene attualmente utilizzata per trattare il 60% delle domande d’asilo. Inoltre il governo ha intenzione di esaminare l’80% dei casi con questo meccanismo». Anche il 30% dei bambini che fanno richiesta di asilo subiscono il meccanismo AC in barba alla Convenzione sui diritti dei minori.

Le persone che torneranno da dove sono scappate sono migliaia, tanto che da alcuni giorni monta la protesta tra le comunità di rifugiati. Protesta soprattutto individuale, fatta di scioperi della fame e di atti estremi come quello dell’ingegnere iraniano Mehdy Kavousi che oltre a rifiutare il cibo si è letteralmente cucito bocca e palpebre. Ieri è caduta su di loro anche la cinica reprimenda del premier Balkenende: «Mettersi in sciopero della fame non è una soluzione. Gli espulsi devono accettare che si tratta di una decisione presa in maniera democratica». Cioè il mezzo giustifica il fine. E il brutto è che nessun organismo internazionale si sogna di censurare il governo de L’Aja. La Commissione europea «esprime rammarico per l’aspetto umano» ma al tempo stesso non può dare «alcun giudizio di merito sulla decisione in quanto la materia è di competenza nazionale». Anche l’Alto commissario dell’Onu per i rifugiati, non si sbilancia granché. «Siamo un po’ preoccupati: la nuova legge è troppo veloce – afferma Deaderlich Kramer, portavoce dell’Unhcr per il Benelux – e la vecchia troppo lenta. Ma la decisione riguarda persone che hanno ricevuto il rigetto della domanda per cui non è più un caso d’asilo. È un problema dell’Europa intera, manca una normativa comune per cui la gente rimane nel limbo». Giusto domani i ministri della giustizia e degli interni dei 25 si incontrano a Bruxelles per discutere proprio di questo, sicuramente senza approdare a nulla. Per i richiedenti asilo della terra dei tulipani non resta che appellarsi al Tribunale di Strasburgo imbracciando la Convenzione europea dei diritti umani. Il problema sono i tempi, lunghi, mentre l’espulsione incombe.