Per la libertà di movimento, per i diritti di cittadinanza

tratto da Le Monde diplomatique

Nordafrica – Una cittadinanza in disordine

Un libro di Maria Grazia Ruggeri

Il Maghreb, l’altra sponda del Mediterraneo, così vicino e così ignoto.
Soprattutto la realtà delle donne algerine, marocchine e tunisine.
Dare visibilità a quel mondo al femminile che si muove in una prospettiva laica e che rappresenta un soggetto fondamentale per lo sviluppo – sia economico che politico – di quei paesi – Tunisia, Algeria e Marocco – è un impegno da tempo perseguito dall’Istituto per il Mediterraneo (Imed) anche attraverso una «ricerca-azione» realizzata a partire dalla seconda metà degli anni ’90. Ora i risultati della ricerca, che ha visto impegnate donne attive nel processo di modernizzazione e democratizzazione dei rispettivi paesi, sono stati raccolti a cura di Maria Grazia Ruggerini nel volume: “Una cittadinanza in disordine”.

Sotto i riflettori della ricerca sono i vari aspetti della realtà economica, sociale e politica, letti in un’ottica di genere. Studi interessanti, ricerche rigorose, soprattutto uno sguardo spietato su realtà che arrivano a noi spesso deformate da stereotipi. E se le algerine hanno superato – per il momento – il periodo più duro dell’integralismo islamico montante e del terrorismo – purtroppo però ancora attivo – che le vedeva uno dei principali obiettivi da colpire, non sono invece riuscite a vincere la battaglia contro il Codice della famiglia, che quest’anno compie vent’anni, e che le vede ridotte a cittadine di serie B. L’uscita del volume coincide invece con le nuove aperture rispetto ai diritti delle donne in Marocco, dove la riforma della mudawana (il codice della famiglia ispirato alla scuola coranica malekita) rappresenta senza dubbio un progresso per le donne.
In Tunisia, l’unico paese ad avere riconosciuto per legge i loro diritti (a parte la questione dell’eredità), le associazioni di donne, per affermare la loro autonomia, agiscono sulla base di una relazione dialettica tra valorizzazione delle loro specificità culturali e diritti universali. Il volume è chiuso da una riflessione di stretta attualità sul «pudore e il velo».