Per la libertà di movimento, per i diritti di cittadinanza
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da L'Unione Sarda del 27 aprile 2004

«L’immigrazione? Un problema solo per chi non capisce» di Viviana Devoto

Cagliari – L’immigrazione fa litigare e fa riflettere. A litigare in realtà sono stati più che altro i politici, a riflettere, tutti gli altri partecipanti al convegno intitolato “Da immigrato a cittadino” che si è tenuto al liceo Siotto. Un appuntamento che, a detta dei rappresentanti della scuola, prevedeva un «dibattito acceso». L’invito a partecipare è stato esteso a esponenti di più partiti, tra gli ospiti il parlamentare Pietro Maurandi dei Ds e il presidente della Lega delle Cooperative Silvio Cherchi.

Il convegno sfiora i diversi aspetti della questione degli immigrati in Italia e nell’Isola, dalla scarsità di diritti per chi non ha la cittadinanza, alle difficoltà economiche e sul lavoro. Qualche scaramuccia tra i relatori nella valutazione delle leggi vigenti o del concetto stesso di immigrato («Stiamo parlando di person,e non di denaro», polemizza Sabiu sull’intervento di Cherchi che ha trattato anche gli effetti del fenomeno sull’economia). Ma è la testimonianza di Charito Basa, esperta di immigrazione femminile e segretaria nazionale dell’associazione Fratelli d’Italia, emigrata in Italia dalle Filippine diciotto anni fa, che sposta il dibattito su esperienze concrete.

«Ora sono una cittadina italiana a pieno titolo e collaboro con le organizzazioni non governative per favorire l’integrazione delle donne immigrate nel nostro Paese – spiega – All’inizio non pensavo a un lavoro come questo, pensavo di fare la colf. Sono circa due milioni e 500 mila gli immigrati in Italia e il quarantadue per cento sono donne che spesso lavorano senza documenti regolari, sottopagate, con enormi difficoltà per la lingua. Ma soprattutto devono stare in un altro paese lontane dai propri figli e si sacrificano per poterli mantenere».
Charito Basa, che è stata nominata cavaliere della Repubblica, tiene a chiarire solo due aspetti: «L’immigrazione non è un problema: è un fatto. Bisogna accettarlo. Un primo passo è evitare termini come clandestino per definire gli immigrati ma è necessario anche che vengano promesse iniziative di intercultura. Dobbiamo conoscerci reciprocamente».

L’organizzazione del convegno, moderato dal rappresentante d’istituto Andrea Salis, è frutto di un’idea condivisa con i compagni: «Abbiamo organizzato tutto da soli. Per trovare gli ospiti ci ha aiutato anche la sinistra giovanile. Un incontro culturale ci dà la possibilità di confrontarci su alcuni temi che interessano i giovani. Volevamo distaccarci dalle questioni legate alla Provincia o alle solite discussioni sui problemi delle scuole, meglio sfruttare come si deve gli spazi che abbiamo. La discussione dei politici? È stata un po’ forte, ma in fondo prevedibile».