Per la libertà di movimento, per i diritti di cittadinanza

Venezia – Nuovi cittadini in Europa, nuovi diritti nelle città

Amministratori e giuristi a confronto per il riconoscimento del diritto al voto per i cittadini stranieri residenti

Qual è la discussione e la pratica a livello locale, nazionale ed europeo in tema di diritto di voto amministrativo per i cittadini non comunitari?

Se ne parlerà venerdì 16 aprile a Venezia all’interno di un convegno promosso dall’amministrazione comunale, in vista della modifica del proprio Statuto per l’introduzione del diritto di voto attivo e passivo per i cittadini immigrati residenti.
Tra i relatori vi saranno esponenti del mondo giuridico, quali il costituzionalista Vittorio Angiolini, Giovanni Palombarini, magistrato, gli avvocati Marco Paggi e Aurora D’Agostino di cui vi proponiamo le interviste di approfondimento.

Non mancherà il confronto tra i primi cittadini di quei comuni che hanno scelto di intraprendere la strada più veloce per la partecipazione alle elezioni amministrative dei cittadini immigrati residenti come Genova, Brescia o le amministrazioni più piccole come Delia (Caltanissetta) e Bassano Romano in provincia di Viterbo.

In previsione della il Comune di Venezia ha promosso una serie di incontri con i cittadini immigrati presenti in città. Sabato scorso, a Mestre, si è svolto il primo incontro alla presenza di alcuni consiglieri di quartiere, Gianfranco Bonesso del servizio immigrazione del Comune e l’assessore Caccia. Le consultazioni continueranno per tutto il mese di aprile.
Abbiamo chiesto all’assessore alle Politiche sociali del Comune di Venezia, Giuseppe Caccia, di approfondire il senso dell’incontro, in vista della scelta dell’amministrazione.

Risposta: Il tema del convegno è fare il punto sulla discussione che è in corso e che coinvolge non solo un livello locale ma, in maniera sempre più evidente, il livello regionale, nazionale ed europeo. Una discussione intorno al tema del riconoscimento dei diritti civili e politici dei cittadini stranieri residenti in Europa e nelle nostre città. Partendo dal riconoscimento che ormai il fenomeno migratorio presenta delle caratteristiche strutturali e di lunga durata, che fanno si che la presenza di donne e uomini migranti non sia e non possa essere considerata più una presenza di carattere transitorio ma rappresenti un fenomeno radicato. Questa situazione ci mette tutti nella condizione di dover ragionare nei confronti di questo fenomeno come di fronte a persone che sono e devono essere riconosciuti come nuovi cittadini dei nostri comuni, regioni, paesi e di questo spazio politico e sociale europeo.
Da questo punto di vista noi offriamo una giornata di discussione e approfondimento che affronta due tra gli aspetti che questo dibattito suggerisce.
Nella mattinata un seminario di carattere giuridico con l’obiettivo di sviscerare tutte le questioni che riguardano la possibilità di assicurare i diritti civili e politici ai migranti nuovi cittadini, a partire dagli statuti comunali quindi a partire da strumenti di autonomia e autogoverno degli enti locali.
Nel pomeriggio ci sarà il confronto di carattere politico tra i sindaci di quei comuni che hanno scelto di intraprendere, in modi e forme diverse, questa strada cioè di fare da sé, di mettere le mani ai propri atti costitutivi, i propri statuti per assicurare questi diritti, a partire da quello che – non solo simbolicamente ma anche concretamente – rappresenta il primo riconoscimento a carattere democratico cioè ad essere elettori ed eleggibili, il diritto all’elettorato attivo e passivo per quanto riguarda il voto politico amministrativo quindi le consultazioni elettorali di sindaco e consiglio comunale.

D: Proprio su questo il dibattito dal punto di vista legislativo da una parte vede la rivendicazione dell’utilizzo della legge ordinaria per introdurre subito il diritto di voto (vedi i comuni di Venezia, Genova, Brescia, ecc.), dall’altra la proposta di modifica costituzionale presentata da Fini. Giovanni Palombarini, magistrato di Cassazione e tra i relatori del convegno di Venezia, afferma che al di là di questo si tratta semplicemente di una scelta politica.

R: Credo che correttamente il giudice Palombarini definisca gli ambiti diversi. E’ troppo facile trincerarsi dietro motivazioni di carattere giuridico per evitare di fare delle scelte. E’ del tutto evidente come la proposta lanciata dal vicepresidente del Consiglio Fini avesse più che altro un obiettivo di carattere propagandistico: ridefinire il volto della destra italiana in una fase di trasformazione e che ben poco interessassero i diritti politici e civili degli immigrati.
È evidente infatti (dal tipo di disegno di legge presentato da An) che si sta ragionando su una prospettiva di lungo periodo e che presenta alcuni aspetti di carattere discriminatorio. Quindi da questo punto di vista il fatto giuridico, le norme, sono una materia che va affrontata avendo ben chiare – dichiarandole – le proprie intenzioni politiche.
Il Comune di Venezia intende forzare il più possibile la materia giuridica per arrivare al più presto ad un riconoscimento effettivo dei diritti di cittadinanza per i migranti.
Altri utilizzano ostacoli di natura giuridica per rinviare il più possibile questo riconoscimento. Ed è il caso anche del dibattito a livello regionale intorno al nuovo Statuto della Regione Veneto.