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Servizio immigrazione e promozione dei diritti di cittadinanza (Venezia)

Italia – Come aiutare le vittime di tortura

A cura di Rosanna Marcato

La guerra porta con sè distruzione, morte, sofferenze dolore per i civili. Le prime vittime sono loro. Dalla guerra in Iraq arrivano le immagini agghiaccianti delle torture inflitte ai civili iracheni dai militari della coalizione che occupano l’intero Paese.

Spesso i “clandestini” che tentano di approdare in Italia sono persone che scappano da guerre e persecuzioni. Spesso portano con sé i segni e il dolore indelebili di quello hanno vissuto e che si troveranno a dover dimostrare davanti ad una Commissione, quando la loro domanda di asilo sarà esaminata.

Abbiamo chiesto alcune riflessioni a Rosanna Marcato in merito al lavoro svolto dal Servizio Immigrati di Venezia attraverso la gestione di due centri di accoglienza e rifugio, anche per le persone vittime di torture.

R: Gestiamo due centri di accoglienza per richiedenti asilo e rifugiati, per un totale di circa 100 persone. Parliamo dunque di una categoria che è stata ed è particolarmente esposta a rischio di torture e di gravi violenze. Dalle nostre “statistiche” posso dire che più del 30% delle persone che abbiamo in accoglienza hanno subito maltrattamenti e, a volte, anche gravissime torture (sono comunque numeri difficili da dare perché uno dei sintomi gravi della tortura è che è difficilissimo parlarne…).
Con queste persone abbiamo un contatto molto difficile dal punto di vista dell’approccio alla tematica, perché la tortura è un trauma così violento che la persona è incapace di parlarne per moltissimo tempo.

D: Quali conseguenze psichiche, oltre che fisiche, provoca l’aver subito tortura in queste persone?

R: Spesso, durante l’accoglienza, ci accorgiamo che molte persone hanno dei disturbi di tipo psicosomatico che ci portano a pensare che possano aver subito torture. Sono sintomi che vanno dal mal di testa (grave), dai disturbi del sonno legati agli incubi – che ricorrono spesso durante le notti. Ed ancora disturbi della memoria e della percezione del tempo, per cui molte volte è anche difficile ricostruire le storie dando un senso logico e temporale alle cose, proprio perché è uno dei sintomi che provoca la tortura che dal punto di vista psisico è uno dei traumi più violenti che possano capitare ad una persona. Un trauma gravissimo che viene chiamato “efrazione della psiche”, che ha effetti destrutturanti sulla personalità.

D: Come riuscite ad aiutare queste persone, che servizi offrite loro?

R: Purtroppo da questo punto di vista l’Italia è assolutamente carente di servizi a cui queste persone possono rivolgersi. Nel nostro progetto, la tematica della tortura, l’abbiamo affrontata come meglio abbiamo potuto. Devo dire che i servizi psichiatrici pubblici non rispondono a questo tipo di bisogno perché non vi sono medici preparati per cure queste sintomatologie da tortura.
Spero che nel tempo, grazie anche alla sensibilizzazione che cerchiamo di fare rispetto a queste cose, i servizi possano migliorare. In Italia esistono una serie di esperienze e qualche piccolo progetto finanziato dell’Unione Europea, che hanno affrontato proprio il discorso della cura e delle terapie per le persone torturate. Però si tratta di piccoli esempi come il Naga a Milano o il San Gallicano a Roma.
Nel nostro territorio ad esempio non esiste un referente in grado di curare una persona vittima di tortura.

D: Spesso le vittime di tortura arrivano in Italia da clandestini e, una volta presentata domanda di asilo, quando si trovano a sostenere l’audizione da parte della Commissione d’esame devono ripercorrere tutto quello che è successo loro. Ma la cosa difficile è dimostrare di essere stati vittima di torture…

R: Dimostrare di essere stati torturati non è semplice se le ferite fisiche non sono così “eclatanti” da dimostrarlo da sole. A volte non è sufficiente nemmeno questo…. Conosco casi di rifugiati che a fronte di cose molto visibili, hanno avuto il diniego. Quello che noi facciamo di solito – e che si può fare – è una consulenza medico legale ( fatta in privato è molto costosa) con l’aiuto del Naga e del San Gallicano che producono certificazioni da presentare anche alla Commissione.

D: E’ d’obbligo un ultima riflessione rispetto alle notizie sulle torture che vengono fatte in Iraq.

R: Tutte le guerre portano con se questo tipo di violenze che sono evidentemente insite nell’uomo e che a volte escono in modo così terribile. Quello che mi ha colpito è la similitudine tra il prima e il dopo Saddam. Stanno succedendo le stesse cose, non abbiamo “esportato democrazia”. Stiamo semplicemente rifacendo quello che tutti i dittatori, tutti gli Imperi hanno prodotto: violenza, distruzioni, sofferenze delle persone che pagano in tutte le guerre.