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da Il Gazzettino on-line del 3 giugno 2004

Crisi da quote, aziende in ginocchio

Aziende alle prese con la crisi di manodopera. Le imprese fanno sempre più fatica a trovare operai stranieri: l’offerta di “braccia” vienestoppata anche dalle quote di lavoratori immigrati fissate dallo Stato – e applicate dalla Regione – sulla base delle legge sull’immigrazione. E quello che appare più paradossale, secondo alcune associazioni imprenditoriali di categoria, è che con l’ingresso dei Paesi dell’Est nell’Unione europea nulla è cambiato. E difficilmente cambierà prima di due anni. Scattano quindi i primi appelli delle imprese rivolti soprattutto all’assessore regionale al Lavoro Roberto Cosolini affinché porti la questione a livello governativo e faccia modificare l’assetto delle quote di lavoratori che possono entrare in regione.

Il problema della difficoltà nel reperire manodopera legata alle quote è comune a tutti i comparti dell’economia locale. Ultimamente però a esserne più colpito è il comparto dell’agricoltura. Vista la maggiore difficoltà di previsione dell’andamento economico e la maggiore necessità di personale in determinati periodi dell’anno, sono le aziende agricole e le cooperative agro-alimentari che risultano più penalizzate. Senza contare – come sottolineato dall’ufficio stranieri della Cgil e dall’Auser – che il fenomeno costituisce un rischio per l’incremento del lavoro nero.

A fronte di una richiesta da parte delle aziende agricole del Friuli occidentale che si aggira sui 700, 800 addetti, il via-libera all’assunzione, da parte dell’Ufficio del lavoro provinciale, è stato dato solo per 300 lavoratori. Un numero di addetti troppo basso per permettere alle imprese agricole di fare fronte alle necessità della stagione estiva e autunnale. Insomma, un duro colpo per molte imprese agricole (come le aziende che coltivano frutteti oppure i le moltissime aziende cooperative dell’area di Rauscedo che coltivano le barbatelle) che abbisognano di “dosi massicce” di manodopera in particolari periodi dell’anno legati alla stagionalità delle lavorazioni e dei prodotti.

Quella della carenza di operai agricoli è una questione che sarà discussa anche al tavolo per il rinnovo del contratto integrativo provinciale dei lavoratori agricoli. Un rinnovo contrattuale che in provincia riguarda quasi cinquemila addetti, tra assunti a tempo indeterminato, avventizi e stagionali. «Oltre ai punti – spiega Michelangelo Canciani della Flai Cgil – che riguardano l’aumento salariale, le coperture per malattia di tutti i dipendenti e le condizioni di lavoro, porremo anche la questione relativa alla difficoltà di trovare lavoratori con questo sistema che prevede le quote. Cercheremo, inoltre, con le associazioni datoriali di fare pressione in Regione affinché faccia il possibile per aumentare il numero di addetti che possono entrare per lavorare in agricoltura».