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da Il Corriere della Sera del 5 giugno 2004

«Macché taglia sui clandestini, qui trovano lavoro» di Pietro Pacchioni

I problemi che l’immigrazione porta con sé sembrano lontani da Concesio, il paese che vive nel ricordo del suo papa, Paolo VI, dove ogni via porta il nome di un santo o di un vescovo, dove molte famiglie hanno un parente missionario che lotta dalla parte dei più deboli in Africa. Concesio ha 13.200 abitanti, gli extracomunitari sono 651, lavorano tutti e ce ne vorrebbero ancora, almeno stando alle pressanti richieste degli imprenditori.
Eppure proprio qui, all’ombra della chiesa dove il 30 settembre 1897 veniva battezzato Giovanbattista Montini, si parla di liste di proscrizione, di «taglie» sugli immigrati. Era inevitabile che il programma elettorale della Lega Nord di Concesio sollevasse un mare di polemiche. Alcuni passi del documento, scritto in stringato gergo padano, non sono stati digeriti dalla Commissione diocesana per i migranti di Brescia che ha denunciato il caso.
Soprattutto non piace il passo che parla di «inserimento di un capitolo di spesa destinato ai rimborsi ai cittadini che segnalano presenze accertabili di extracomunitari irregolari». Una ricompensa che è stata subito interpretata come taglia e come incitamento alla caccia all’immigrato.
Il documento della Lega dipinge un quadro fosco del paese, punta il dito sul «drammatico aumento della criminalità» e propone drastiche misure di prevenzione.

Seduto sulla poltrona di sindaco uscente nel palazzo municipale di piazza – manco a dirlo – Paolo VI, Diego Peli (centrosinistra) minimizza ma non riesce a dissimulare il disappunto per un documento che definisce «affrettato, messo in piedi all’ultimo momento e sproporzionato rispetto alla situazione esistente a Concesio».
«E’ un documento retrogrado – aggiunge – che va contro le tradizioni del nostro paese che ha un ricchissimo slancio nel volontariato e un profondo senso dell’accoglienza».
Secondo il sindaco, Concesio non soffre per la presenza degli immigrati: «La manodopera è preziosa e inoltre non vi sono grosse concentrazioni». Gli uffici comunali sfornano i dati: gli albanesi sono in testa alla classifica delle presenze, seguono i pakistani (67), i ghanesi (60), i senegalesi (47) e via via altri gruppi.
«Siamo sorpresi e amareggiati per queste dichiarazioni di intolleranza – si rammarica monsignor Dino Osio, arciprete di Concesio – sono posizioni che vanno esattamente in direzione opposta alla sensibilità dei nostri parrocchiani». «L’accoglienza – gli fa eco monsignor Fausto Balestrini, guardiano della casa del Papa – è nella tradizione del nostro paese, Paolo VI avrebbe aperto agli immigrati le porte di casa sua».

Al bar Alba, luogo dei raduni serali, quattro extracomunitari stanno sorseggiando una bibita. Hanno appena finito il loro turno in fonderia, sono stanchi e del documento che li chiama in causa non sanno niente. «Qui non ci sono problemi – dice il barista, Giorgio Guerini – basta che lavorino, come fanno quasi tutti, e sono i benvenuti».
Stefano Retali, assessore all’Istruzione, parla del lavoro fatto nelle scuole per l’integrazione: «Gli studenti immigrati sono 93 su 1.167 e abbiamo fornito loro supporti linguistici, con corsi anche per i loro genitori. A scuola c’è integrazione, nel rispetto reciproco. Polemiche sul velo o il crocifisso ci sono estranee».
Teresa è arrivata a Concesio dalla Costa d’Avorio. Lavora per una cooperativa di pulizie: «Problemi qui in paese? Non ne ho mai avuti, lavoro e sono contenta».
E allora le taglie? «Ma no, solo una ricompensa simbolica per chi segnala irregolarità», dice, furibondo, Matteo Micheli, il commissario della Lega autore del programma contestato.