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Cap Anamur: i 14 africani potevano restare

Roma, 30 luglio 2004 – I 14 extracomunitari della Cap Anamur potevano restare in Italia. Lo ha stabilito il Tribunale di Roma, accogliendo il ricorso che gli avvocati Simona Sinopoli e Fabio Baglioni avevano inoltrato per evitare l’espulsione degli africani. Essendo già stati allontanati in 13 dall’Italia, il tribunale autorizza l’ unico rimasto, Fatawu Lasisi (ma non si sa se l’ africano sia ancora in Italia oppure sia stato espulso anche lui) ”a permanere nel territorio dello Stato fino alla definizione del giudizio di merito”.

Il ricorso d’ urgenza per chiedere un permesso di soggiorno temporaneo per i 14 africani, in attesa del pronunciamento del giudice sul riconoscimento dello status di rifugiati e sull’ asilo politico, era stato depositato dai legali il 20 luglio scorso.
Il tribunale civile ha accolto il ricorso, richiamando nella pronuncia la storia personale di Fatawu Lasisi, che afferma di essere nato nella regione del Darfur, in Sudan, il 6 marzo 1980.
Il suo villaggio è stato attaccato e bruciato dai guerriglieri che hanno anche ucciso i genitori, costringendolo all’ emigrazione. Lasisi, insieme ad altri cinque compagni della Cap Anamur, non è stato fatto partire il 22 luglio scorso da Fiumicino per il Ghana. I sei, fatti scendere dall’ aereo sul quale erano stati imbarcati perchè avevano fatto resistenza, erano stati in un primo momento rimandati nel Centro di permanenza temporaneo di Ponte Galeria.
Il 26 sono stati trasferiti da Roma a Milano Malpensa, dove in 5 sono stati imbarcati su un aereo diretto in Ghana. Fatawu Lasisi è stato invece portato nel Centro di permanenza temporaneo milanese di via Gorelli, ma da allora neanche i legali sono riusciti ad avere notizie precise sulla sua sorte. Il fatto è stato denunciato dalla portavoce dell’ Alto commissariato Onu per i rifugiati (Unhcr), Laura Boldrini, che aveva parlato di ”giallo”. Sulla vicenda il verde Mauro Bulgarelli ha rivolto ieri un’ interrogazione al ministro dell’ Interno.