Per la libertà di movimento, per i diritti di cittadinanza

da Il Corriere Romagna del 7 luglio 2004

Il caporalato targato Rimini di Stefania Parmeggiani

Sembra una storia tratta dal film “Pummarò”. Il caporalato, che pareva un ricordo del latifondismo più arretrato, conosce un revival proprio nella nostra Riviera. Protagonisti gli extracomunitari che magari devono anche dire grazie a chi li sfrutta. Tra l’incudine della criminalità e il martello di non avere nessuna possibilità per far valere i propri diritti sociali, sembrano finire giovani extracomunitari dalle più disparate provenienze geografiche uniti dalla necessità di lavorare. Scendono in strada ogni mattina per essere raccolti da camion che li trasportano nei cantieri edili dove lavorano a giornata e ovviamente in nero. Gli stalli in cui queste persone, vestite con abiti di lavoro, si davano appuntamento per essere prelevati dai “caporali” non sono passati inosservati ai carabinieri della compagnia di Rimini, che ieri mattina hanno deciso di vederci chiaro scendendo in strada alle prime luci dell’alba.I militari, una ventina in tutto, hanno controllato 37 lavoratori extracomunitari.

Per sei di essi (due senegalesi, un russo, un ucraino, un rumeno e un marocchino) sono state avviate le procedure di rimpatrio: nessuno era in regola con il permesso di soggiorno. Altri sei sono stati arrestati dai carabinieri di Miramare perchè già colpiti da un decreto di espulsione. In manette Arob Bepari del ’73, Dulan Howlder del ’78, Forid Hossain dell’83, Kazi Sakib dell’84, tutti del Bangladesh; Barlog Ion, rumeno del ’52 e Belbsir Hamis, marocchino del ’72. I carabinieri di Viserba hanno, invece, denunciato in stato di libertà D.M.D, 37enne operaio di una impresa edile di Santarcangelo di Romagna. L’accusa nei suoi confronti è intermediazione abusiva tra domanda e offerta di lavoro poichè i militari ritengono che abbia offerto un’occupazione per conto della ditta in cui lavora a un clandestino rumeno.

Formulare un’accusa del genere è possibile grazie alla legge Biagi, che per tutelare la dignità del lavoratore e promuovere la qualità e stabilità del lavoro stesso, prevede l’arresto fino a sei mesi e una multa fino a 7.500 euro. Adesso gli sforzi dei carabinieri sono volti a capire quanto sia realmente radicato nel nostro territorio il fenomeno del caporalato.