Per la libertà di movimento, per i diritti di cittadinanza

da Il Manifesto del 16 settembre 2004

E la Spagna prepara una maxi-sanatoria

Prima la sanatoria e poi la nuova legge sull’immigrazione: entro l’autunno sarà più facile per un extracomunitario recarsi in Spagna, trovare lavoro e far venire la famiglia. Per chi c’è già, lavora ma non appare, viene lanciata una regolarizzazione che potrebbe far uscire dall’illegalità un numero di persone che varia tra le 500.000 e le 800.000, secondo le stime dei sindacati Ugt (socialista) e Cc.oo (comunista). L’approccio all’immigrazione passa così dall’enfasi sulla sola sicurezza anche all’attenzione per la politica del lavoro, la lotta al lavoro nero e l’integrazione. Ottimisti ed aperti al dialogo le associazioni degli imprenditori ed i sindacati, critiche su alcuni aspetti della proposta le Ong che operano con gli immigrati. Decisamente contrario il Partido popular che vede dietro al nuovo Regolamento gli spettri di una nuova ondata di immigrati richiamati da una legge che invece che dar lavoro offre loro «un invito all’illegalità». Il governo socialista di José Rodriguez Zapatero aveva promesso a fine agosto un cambiamento netto nella politica di immigrazione, adesso si iniziano a disegnare i contorni di questo cambio, recepiti in un Regolamento che dovrebbe entrare in vigore, anche se non completamente, entro fine ottobre. Prima ci sarà la sanatoria. Tutti i sin papeles che siano in Spagna da «un tempo sufficiente» (i sindacati propongono un anno) e svolgano un’attività lavorativa «dimostrabile», a cui i datori di lavoro diano un contratto di almeno un anno e li iscrivano alla Seguridad social, il sistema di previdenza, otterranno il tanto agognato permesso di lavoro. Questa è nell’essenza la formula transitoria che dovrebbe permettere di regolarizzare centinaia di migliaia di lavoratori stranieri. Ma si tratta pur sempre di una formula transitoria, che nasce dalla necessità di correggere le storture della precedente legge sull’immigrazione, pensata nel 2003 dal governo di José Maria Aznar, che rendeva di fatto impossibili le regolarizzazioni.

Dopo la sanatoria dovrebbe venire approvata la misura battezzata di «radicamento lavorale» che mira a permettere in maniera continuata la regolarizzazione. L’idea, lanciata nel Congresso dei deputati dal ministro al lavoro Jesus Calderas, prevede che se un immigrato che si trova in una situazione irregolare denuncia il suo datore di lavoro e dimostra, in «maniera chiara», che la relazione lavorale dura da almeno un anno, allora il governo gli darà un permesso di lavoro. L’impresario dovrà, con carattere retroattivo, far fronte a tutte le spese sociali ed inoltre verrà sanzionato con una multa di almeno 6.000 euro. Il regolamento offre però una via d’uscita all’imprenditore: gli verrà sospesa la sanzione se liquida i debiti pendenti con il lavoratore e lo stato e se mantiene per un anno lo straniero al lavoro. Le Ong hanno criticato l’obbligo di denuncia a carico del lavoratore, una formula che rende assai più difficile mettere in moto tutto il processo di uscita dall’illegalità.

Al di là delle regolarizzazioni, il governo dice di voler arrivare ad un nuovo sistema – più flessibile – di contrattazione per gli stranieri. Il ministro del lavoro ha lanciato il progetto di visti di tre mesi pensati per chi cerca lavoro nei settori in cui predomina la piccola e media impresa (come bar e ristoranti) o il datore di lavoro individuale (come il lavoro domestico). Sempre in questi settori – considerati di «difficile copertura» – verranno favoriti i tramiti burocratici per l’assunzione di stranieri tramite una serie di cataloghi provinciali che certificano la difficoltà a contrattare spagnoli. Infine verranno accorciati di un periodo di sei mesi-un anno i tempi per il ricongiungimento familiare.