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tratto da Unhcr

Preoccupazione per rimpatri forzati di potenziali rifugiati dalla Libia

Comunicato Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati

UNHCR

L’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati (UNHCR) esprime
preoccupazione per i continui rimpatri forzati dalla Libia di potenziali rifugiati.
Il recente caso di un gruppo di cittadini eritrei arrivati in Sudan dalla Libia il
mese scorso a bordo di un aereo dirottato testimonia la gravità della situazione e
la vulnerabilità di rifugiati e richiedenti asilo nel paese nordafricano. Vi sono
preoccupazioni in merito alle effettive intenzioni del governo libico di garantire
standard minimi di trattamento alle persone che potrebbero avere bisogno di
protezione internazionale.

L’UNHCR ha intervistato, al loro arrivo a Khartoum, 60 dei 75 eritrei giunti lo
scorso 27 agosto nella capitale sudanese. Essi hanno riferito di essere stati
detenuti senza imputazione per un lungo periodo di tempo nella città libica di Kufra
e di essere stati oggetto di ripetuti abusi fisici. Hanno inoltre affermato di non
aver avuto alcun accesso alla procedura d’asilo, nonostante la loro richiesta di
incontrare funzionari dell’UNHCR. Il gruppo, mai informato della decisione di essere
deportato in Eritrea, sarebbe stato costretto ad imbarcarsi su un charter e solo
dopo il decollo avrebbe appreso che la destinazione del volo era il proprio paese
d’origine. Finora a 60 dei 75 passeggeri è stato riconosciuto lo status di rifugiato
in Sudan.

L’UNHCR auspica che il governo libico rispetti gli obblighi assunti con la
Convenzione dell’Organizzazione per l’Unità Africana (OUA) del 1969 che regola
aspetti specifici dei rifugiati in Africa, convenzione firmata e ratificata dalla
Libia. L’UNHCR chiede inoltre di poter accedere in maniera incondizionata alle
persone in stato di detenzione, in modo da poter identificare coloro che necessitano
di protezione internazionale.

La Libia non ha aderito alla Convenzione ONU sui rifugiati del 1951 e non ha siglato
accordi che prevedano formalmente la presenza dell’UNHCR nel paese. D’altro canto il
paese è stato tra i primi paesi africani a firmare la Convenzione OUA e finora ha
adottato una generosa politica di apertura nei confronti di arabi e africani in fuga
da conflitti armati. Tuttavia il rimpatrio forzato di possibili rifugiati eritrei
del 27 agosto costituisce una grave violazione della Convenzione OUA e contravviene
chiaramente alle norme sulla protezione internazionale e al principio del non
respingimento (non refoulement).

L’UNHCR è consapevole delle sfide che le autorità libiche devono affrontare nel
gestire flussi misti di migranti irregolari e richiedenti asilo ed esprime
apprezzamento per l’impegno del governo teso ad affrontare alcune di tali questioni
in consultazione con il proprio ufficio di Tripoli. Tuttavia l’UNHCR ribadisce la
propria esortazione alle autorità competenti affinché intraprendano tutte le misure
necessarie per garantire che non si verifichino nuove deportazioni di potenziali
richiedenti asilo e affinché assicurino all’UNHCR accesso incondizionato a quanti
intendono inoltrare richiesta d’asilo in Libia. —