Per la libertà di movimento, per i diritti di cittadinanza

da il Messagero Veneto del 14 settembre 2004

Protesta con pentole e striscioni

Pacifico presidio della “Rete” davanti al palazzo del governo

Nessun compromesso né accordo. La Rete contro il Centro di temporanea permanenza si è fatta sentire ieri in piazza Vittoria, accogliendo il ministro Pisanu con pentole e striscioni. Nonostante la massiccia presenza di forze dell’ordine i manifestanti non si sono persi d’animo, preparando un presidio di fianco alla prefettura per ribadire la propria opposizione a quello che hanno definito come un centro di prigionia. «La nostra città ormai non sa far altro che costruire muri per dividere, eppure non siamo né accerchiati né invasi. Vogliamo farci sentire, visto il silenzio allucinante di questo governo», hanno rimarcato i portavoce della Rete. I vari sodalizi che vi hanno aderito hanno scritto una lettera da consegnare al ministro, ribadendo la propria opposizione alla struttura che dovrebbe sorgere a Gradisca. Dopo il riferimento a febbraio, quando era stata assicurata la sospensione dei lavori, poi immediatamente ripresi, si legge nel testo: «Proseguire lungo questa strada, continuando a sprecare risorse per strutture dove si vorrebbero rinchiudere disumanamente centinaia di persone che non hanno commesso alcun reato, non è solo un atto di arroganza insopportabile, è una chiusura tombale a rapporti istituzionali e sociali corretti nei confronti degli enti locali e delle persone che vivono in questa provincia. Il Cpt di Gradisca è un corpo estraneo alla comunità isontina. Chiediamo di dirottare i finanziamenti previsti, destinandoli a interventi di vera accoglienza e solidarietà». Al presidio hanno partecipato anche i consiglieri regionali Alessandro Metz, dei Verdi, e Kristian Franzil, di Rifondazione comunista. «Ci auguriamo che non siano fatti tentativi di mercanteggiamento con le nostre istituzioni. La nostra regione non ha bisogno né del Centro di permanenza, né di quello d’identificazione», ha rimarcato Metz. Punti su cui ha concordato Franzil: «Il ministro deve sapere che non c’è posto per un lager nel nostro territorio. Non siamo disponibili a trattare, bisogna fermare la realizzazione del Cpt».

Francesca Santoro