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da Il Manifesto del 30 settembre 2004

Sulle orme degli Usa di Alberto D’Argenzio

BRUXELLES – Da oggi per entrare negli Stati uniti bisognerà mettersi in posa per una foto digitale e lasciare l’impronta degli indici delle due mani. La misura è in teoria transitoria e dovrebbe coprire il tempo necessario a mettere in cantiere in tutta la Ue i passaporti biometrici, quelli con il chip che contiene la foto digitale che saranno in produzione in tutti i 25 dalla fine del 2005. Nella pratica foto ed impronte non spariranno presto, osservano alla Commissione europea, perché la misura imposta unilateralmente dagli Usa ha la benedizione della lotta al terrorismo e come tale sembra destinata a lunga vita. In sostanza in futuro oltre ad esibire passaporto biometrico bisognerà pure sottostare alla sessione di foto ed impronte anche perché alcuni paesi europei, Regno unito in testa, si rifiutano di infilare nel chip del documento le «orme» dei suoi cittadini. Questo fine settimana all’Aja discuteranno della questione visti i ministri dell’interno e della giustizia dei 25 assieme al segretario alla giustizia John Ashcroft e ad Asa Hutchinson, segretario all’immigrazione. In Olanda va in scena infatti il quarto incontro ad alto livello tra Ue ed Usa sugli ingressi negli States. Proprio da Washington fanno notare come l’iniziativa sia un utile strumento contro il terrorismo o la delinquenza. A favore portano l’esempio di un «superbandito» iracheno scoperto grazie al confronto delle impronte all’ambasciata Usa di Amman in Giordania mentre chiedeva il visto per gli States.

A gettare un’ombra su foto ed orme arriva però la recente decisione del Congresso degli Stati uniti che prevede che i dati raccolti alla frontiera possano essere messi a disposizione dell’Fbi. Dall’altro lato dell’Atlantico assicurano che verrano rispettati criteri di tutela della privacy e di garanzia di trattamento assolutamente simili a quelli imposti in Europa. Le rassicurazioni soddisfano la Ue. «Le limitazioni sono considerate soddisfacenti», afferma infatti il portavoce del Commissario alla giustizia ed affari interni. Oltretutto a Bruxelles fanno notare che da un lato non è un obbligo recarsi negli Stiati uniti e che dall’altro Washington ha tutti i diritti di fissare i criteri di entrata che preferisce. Ma la simpatia comunitaria per l’iniziativa è soprattutto figlia di una tendenza comune: la Ue si stà muovendo nella medesima direzione del partner atlantico e lo fa proprio partendo dall’adozione dei passaporti biometrici. La richiesta di foto ed impronte potrebbe inoltre essere bilaterale, cioè anche un paese della Ue potrebbe chiederle ai cittadini Usa. Nella pratica ciò non avviene, almeno per ora, per due ragioni: ci sono problemi di carattere tecnologico e c’è soprattutto una sensibilità differente sul problema della minaccia terroristica.