Per la libertà di movimento, per i diritti di cittadinanza

da Il Manifesto del 19 settembre 2004

Zapatero vuol far votare gli immigrati di Alberto D’Argenzio

La nuova legge pronta entro a fine della legislatura: circa un milione gli stranieri interessati

Bruxelles – Sanatoria e nuova legge sull’immigrazione entro l’autunno, poi, prima della fine della legislatura, voto agli immigrati con permesso di soggiorno di lunga durata. Beninteso diritto di voto – attivo e passivo, di eleggere e di essere eletti – solo alle amministrative, come già succede per i cittadini della Ue residenti nella penisola iberica. Il processo è iniziato anche se la strada non si preannuncia per nulla semplice visto che di mezzo c’è lo scoglio della Costituzione, che va riformata. La Spagna a trazione socialista promette così di rivoltare la politica di immigrazione ed integrazione dopo che in 8 anni di José Maria Aznar Madrid si era mossa solo nella direzione della sicurezza. L’idea piace a comunisti (che da anni cercano di porre la questione al centro dell’agenda politica), Ong e sindacati, mentre non piace ai popolari, anche per una questione di calcoli elettorali. Alle prossime amministrative del 2007 potrebbero infatti votare oltre un milione di facce nuove, per nulla o poco iberiche (attualmente sono 1.700.000 gli extracomunitari con pemesso di soggiorno, ma vanno sottratti i minori ed i permessi temporali), con effetti potenzialmente interessanti soprattutto in alcuni quartieri di Madrid e Barcellona, come nelle città dormitorio della loro cintura metropolitana. Gran parte, dicono gli esperti, voterà a sinistra.

Già nel sud della Spagna, nella costa andalusa che va da Almeria a Malaga, terra promessa per greggi di pensionati del nord Europa, si conta più di un comune con un assessore straniero, soprattutto svedesi. Un domani potrebbe essere il turno di equadoregni, marocchini o rumeni, le nazionalità con maggiore pressione migratoria. Di mezzo c’è la Costituzione che va riformata, la prima ed anche l’ultima volta che ciò avvenne fu nel 1992 e proprio per riconoscere il diritto di voto – attivo e passivo – ai cittadini della Ue residenti in Spagna.

Adesso il processo di revisione costituzionale si annuncia assai più complesso e perché i popolari, seconda forza politica del paese, storcono il naso. Jesus Caldera, ministro del lavoro e della politica sociale, nonché braccio destro di José Luis Rodriguez Zapatero, ha affermato di voler cercare il massimo consenso politico possibile proprio per la delicatezza istituzionale della materia. La ricerca del consenso potrebbe, però, come è accaduto per l’omologa legge belga del 20 febbraio scorso, decaffeinare la legge. In Belgio gli immigrati possono infatti eleggere ma non essere eletti e devono previamente giurare sulla Costituzione, limitazioni imposte dai liberali. Il precedente belga, anche se light, mostra come la legge metta in moto una dinamica di integrazione, non foss’altro che per meri interessi elettorali. Alle ultime elezioni regionali di giugno vi è stata infatti un boom di candidature di cittadini belgi di origine straniera nelle file dei socialisti, con tanto di un turco uscito secondo maggior votato nella regione di Bruxelles.