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da Il Gazzettino on-line del 8 ottobre 2004

Allarme badanti: «Sono diventate indispensabili» di Nicola Astolfi

«Non chiediamo a nessuno se ha il permesso di soggiorno. Pensiamo solo a fare formazione». Le parole di Alberto Poirè, direttore dei servizi sociali dell’Ulss 18, sono chiare. A novembre riprenderà l’attività formativa dei corsi per “assistenti alla persona”. Sarà il secondo modulo del progetto europeo “Home care in Europe” – che si concluderà nel dicembre 2005 – è sarà dedicato alla formazione sanitaria-riabilitativa. Il programma è stato illustrato ieri mattina nella cittadella socio-sanitaria dell’Ulss 18 dagli attori dell’iniziativa (oltre all’azienda sanitaria locale, sono coinvolti le sedi di Rovigo e Castelmassa del Centro territoriale permanente, la Caritas e le amministrazioni comunali di Badia, Occhiobello e Polesella).

L’obiettivo è di rilasciare un certificato di abilitazione a chi decide di prestare servizio come “badante”: l’attestato non ha il valore di titolo di studio – come succede in Gran Bretagna per esempio – ma vale come tentativo di dare professionalità a un lavoro che vive soprattutto di immigrazione, nella maggioranza dei casi irregolare.
«L’indice d’invecchiamento – ha ricordato don Dante Bellinati – in Polesine supera la media di tutto il Nordest. È un trend iniziato nel ’91, quando per la prima volta si sono contati più anziani che giovani in provincia di Rovigo. Adesso la situazione è questa: ogni 100 giovani ci sono 191 persone anziane. E il 35% dei vecchi vive in solitudine. Così le badanti sono diventate indispensabili». A che prezzo però? «L’80% delle assistenti familiari sono clandestine – ha detto il responsabile della Caritaso – e dietro al fenomeno delle badanti c’è una grande compravendita di posti di lavoro. Chi è da più tempo in Italia, se trova condizioni di lavoro migliori, abbandona il proprio posto e lo vende a qualcun altro».

Nel fenomeno delle badanti sono diversi gli aspetti da considerare. Per le aziende sanitarie sono uno sgravio di spesa: in ospedale la degenza mensile di un anziano arriva a costare 5.200 euro; mentre a una famiglia una badante regolarizzata viene a costare 1.500 euro al mese, più vitto e alloggio. Ma dietro le cifre, ha ricordato don Dante, «ci sono famiglie lasciate in patria, che si sfasciano. E poi, se una badante è clandestina e non ha casa, spesso finisce per prostituirsi, e spesso arrivano gravidanze indesiderate». Ci sono casi di badanti che arrivano alla Caritas chiedendo i 97 euro di un biglietto aereo, per andare a Bucarest ad abortire.

Intanto a novembre partirà il programma “Ospe” (occupazione servizi persona), progetto ideato dal ministero del Lavoro e dal Patriarcato di Venezia, che metteranno in rete gli uffici di “Agenzia Italia lavoro” e le Caritas locali. L’idea è di raccogliere le richieste di lavoro presentate alle Caritas dagli immigrati, per regolarizzare la loro posizione e avviarli a corsi di formazione.