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Tratto dal sito vita.it

Badanti: la prima legge regionale e la proposta per una normativa nazionale

La legge sulle badanti riconosce la figura dell’assistente familiare e prevede interventi di formazione, di promozione dell’incontro tra domande e offerte di lavoro. Per le famiglie sono previste misure di sostegno economico per chi si avvale delle badanti. Inoltre sono allo studio azioni di monitoraggio e verifica degli interventi per il controllo della consistenza del fenomeno e dei suoi effetti sul sistema complessivo dei servizi territoriali.

La nuova legge regionale in materia di assistenti familiari o badanti , approvata all’unanimità venerdì scorso dal Consiglio regionale, ha utilizzato al massimo la potestà legislativa regionale, ma sono necessari ulteriori e tempestivi interventi da parte dello Stato, che assicurino una compiuta soluzione ai molteplici problemi delle famiglie con anziani non autosufficienti a carico”.
Lo sottolineano i consiglieri regionali MOLINARO (UDC), BLASONI (FI) e COLUSSI (Cittadini), relatori della recentissima legge regionale che, insieme ai colleghi ALZETTA e MENOSSO (DS), DI NATALE e RITOSSA (AN), LUPIERI (Margherita), FASAN (UDC), CANCIANI (PRC), ZORZINI (PdCI) e SALVADOR (Misto), hanno sottoscritto un progetto di legge nazionale per sollecitare il Parlamento ed il Governo all’intervento, auspicando che l’iniziativa possa anche essere sostenuta, per i suoi contenuti, già nei prossimi mesi in sede di legge finanziaria dello Stato.

A tal fine saranno anche coinvolti i parlamentari regionali.
Il progetto di legge, che ricomprende tre articoli, propone modificazioni alle norme attualmente vigenti in materia di immigrazione, la nota legge Bossi-Fini, e al testo unico delle imposte sui redditi.
L’attività di assistenza familiare in Italia, infatti, è caratterizzata dalla quasi esclusiva presenza di donne extracomunitarie, in particolare provenienti dai Paesi dell’Europa dell’est le cui quote di ingresso sono nettamente inferiori alla domanda e alle opportunità di lavoro. Per esse, quindi, si propone l’introduzione del medesimo meccanismo previsto per gli infermieri professionali assunti dalle strutture sanitarie, l’accesso in deroga alle quote, purché in possesso di una necessaria qualificazione che potrebbe essere favorita e promossa, come già oggi accade in Veneto ed Emilia Romagna, anche dalle stesse Regioni.

Per chiudere definitivamente la situazione di irregolarità nel settore, generatasi successivamente alla regolarizzazione del 2002, e stimata, anche in Friuli Venezia Giulia, in una dimensione numerica significativa, si propone altresì una nuova sanatoria mirata per tale tipologia di lavoratrici.

Per favorire ulteriormente l’emersione del lavoro irregolare, si propone, poi, una modificazione alla disciplina degli oneri deducibili, di cui all’articolo 10 del testo unico delle imposte sui redditi, con la previsione della totale deducibilità di contributi previdenziali e assistenziali versati per l’attività delle lavoratrici addette all’assistenza al domicilio delle persone non autosufficienti a rischio di istituzionalizzazione.
La previsione sostituirebbe quella attualmente in vigore che limita la deducibilità per un importo di euro 1.549 per ciascun anno.
Ci auguriamo che la sollecitazione, doverosa, da parte del Consiglio regionale del Friuli Venezia Giulia, che primo in Italia ha affrontato a livello legislativo il problema, sia considerata e valutata – aggiunge il consigliere regionale MOLINARO (UDC), primo firmatario del progetto – sia per la “trasversalità” della stessa essendo il testo sottoscritto da rappresentanti di quasi tutti i gruppi politici, sia perché evidenza di una situazione che, a torto, viene lasciata troppo speso al solo impegno del volontariato.”