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Bologna – Nuove politiche d’accoglienza ed integrazione

Relazione sulla ricerca "I centri interculturali in Emilia Romagna"

E’ così che si conclude uno degli interventi della Tavola Rotonda sulla ricerca sui Centri interculturali in Emilia Romagna, tenutosi il 21 ottobre presso il Dipartimento di Discipline storiche dell’Università di Bologna.
Il lavoro di ricerca realizzato dalla D.ssa Angela Giardini, promosso dalla Regione Emilia Romagna – Servizio Politiche per l’Accoglienza e l’Integrazione Sociale, con il Dipartimento di Discipline storiche Università di Bologna, si svolge nel 2003, ed ha come obiettivo di costruire una mappa dei centri interculturali presenti in Emilia Romagna e di rappresentarne le dinamiche di funzionamento, la capacità di aggregazione identitaria, l’efficacia nell’ambito delle pratiche per l’integrazione e la collocazione nella rete delle risorse locali.
Lo scopo di questa ricerca è di comprendere le peculiarità, le valenze ed i punti critici di un insieme di esperienze recenti, sperimentate localmente dalle istituzioni, o nate da dinamiche spontanee delle associazioni nel tentativo di dare risposte adeguate ai bisogni nuovi, maturati per effetto della stabilizzazione dell’immigrazione.
Dal punto di vista istituzionale, è emerso che, soprattutto nell’area metropolitana bolognese, non c’è ancora stato un accordo per la nascita dei centri interculturali, nonostante le iniziative promosse da questi, siano alquanto positive.
“I centri non devono essere pensati come un semplice luogo di incontro fra stranieri, ma devono servire ai residenti ad entrare in contatto con i migranti presenti sul territorio”. Questo è stato l’intervento della vice sindaco Adriana Scaramuzzino, che ha tracciato un quadro della situazione istituzionale bolognese, in cui il Comune per troppo tempo è stato latitante riguardo all’aspetto dell’immigrazione.
Estremamente interessante è stata la riflessione che il Prof. Andrea Canevaro ha fatto sulla situazione attuale del nostro Paese, in cui si assiste ad un deterioramento dei rapporti interpersonali, simili ad una situazione di guerra continua, in cui ci sono vincitori e vinti.
Ha focalizzato l’attenzione sull’aspetto occupazionale, in particolar modo sulla precarizzazione che, non assicurando una continuità lavorativa, non permette la creazione di competenze professionali.
In chiusura dei lavori è intervenuta l’unica rappresentante dei centri interculturali: Tiziana Dal Pra, presidentessa dell’associazione imolese Trama di terra.
Dal Pra ha sottolineato la necessità di considerare i centri come delle esperienze estremamente articolate, non semplici stanze anonime dove si ricevono informazioni, ma luoghi di aggregazione e coinvolgimento.
Inoltre Dal Pra ha posto in rilievo come Regioni e Provincie siano maggiormente attente alle istanze dei centri interculturali, rispetto ai Comuni, i quali, nonostante un contatto più diretto con tali realtà, faticano a riconoscerne l’importanza.
Infine, la presidentessa Dal Pra, ha suggerito alle istituzioni di creare una rete che coinvolga, oltre all’Assessorato alle Politiche Sociali, anche quelli alla Cultura, alla Sanità, allo scopo di fornire ai centri un sostegno più ampio, che li agevoli nel loro percorso di sviluppo.
I centri devono diventare luoghi da cui possa partire una sollecitazione ai bisogni; luoghi in grado di capovolgere le convinzioni radicate in noi, sviluppando la capacità di mettersi continuamente in discussione.