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Respingimenti di massa da Lampedusa: calpestato il diritto di chiedere asilo

Comunicato del Consiglio Italiano per i rifugiati

Il respingimento collettivo di centinaia di cittadini africani verso la Libia costituisce una netta violazione del diritto di chiedere asilo, diritto consacrato nella Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo. Viene inoltre violata la stessa Legge Bossi Fini, che prevede (art.19) obbligatoriamente che la Questura valuti caso per caso, e prima che lo straniero venga respinto, se la persona rischi di subire persecuzioni.

“Come avviene questa valutazione e chi la conduce?”, chiede Christopher Hein, Direttore del CIR, “quali garanzie esistono in Libia, paese non firmatario della Convenzione di Ginevra, che le persone non siano rimpatriate forzatamente?”.
Inoltre il Regolamento di attuazione della Bossi-Fini, approvato un mese fa dal Consiglio dei Ministri, fa obbligo di consegnare a mano, persona per persona, il provvedimento di respingimento, con l’indicazione della possibilità di ricorso.
Il CIR chiede: è stata rispettata questa norma in questi giorni a Lampedusa?

Tutto lascia pensare che ci sia un accordo segreto di riammissione con la Libia, accordo del quale non si è mai parlato e che tanto meno è stato ratificato dal Parlamento italiano.

Cosa succede ai cittadini africani una volta tornati in Libia?
Il CIR sottolinea che un gran numero di stranieri arrivati in questi giorni, come peraltro in questi ultimi mesi, proviene da paesi dell’Africa sub-sahariana, paesi con gravi conflitti interni e dove i diritti elementari della persona non vengono rispettati.

L’Italia esce con questa azione poliziesca dalla concertazione europea. Solo tre giorni fa all’Aja, i ministri dell’Unione Europea hanno sottolineato l’importanza della protezione dell’asilo nei futuri rapporti con i paesi nord africani, innanzitutto la Libia.

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