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tratto da Migra news

Teatro – La Nave Fantasma

di Sabatino Annecchiarico

Milano – Una data: 4 novembre. Un luogo: Via Hermada 8,
Milano. Un Teatro: quello della Cooperative, fondato alla fine del 2001 grazie all’impegno e volontà del regista e drammaturgo Renato Sarti con il prezioso sostegno della società Edificatrice Niguarda. Appunto, il 4 novembre, dovrebbe andare in scena La Nave Fantasma in prima nazionale di Giovanni Maria Bellu e Renato Sarti in collaborazione con Bebo Storti. Un condizionale dovuto all’attesa del verdetto che il Tribunale di Milano dovrà pronunciare il 28 ottobre prossimo: autorizzare o no lo spettacolo teatrale.

La Nave Fantasma è ispirata alla tragedia del 25 dicembre del 1996 quando nel mare tra la Sicilia e Malta affondò un battello carico d’immigrati provenienti da India, Pakistan e Sri Lanka, provocando la morte di 283 persone e pochi superstiti. Una tragedia marittima, la più grande nel Mediterraneo dalla fine della seconda guerra mondiale ad oggi.

Una tragedia ignorata dai mass media, tranne rare eccezioni, al punto da restare per l’opinione pubblica del tutto sconosciuta. Assente. Mai esistita. Con molta probabilità volutamente cancellata con l’intenzione di non evidenziare, riportando allo scoperto, le politiche migratorie (e di accoglienza) che l’Italia ha prodotto in quest’ultimo decennio nei confronti degli immigrati: da quel natale del ’96 il Mediterraneo non ha mai smesso d’inghiottire esseri umani disperati alla ricerca di qualche sponda di salvezza, magari avvistata nelle coste italiane.

Una tragedia che non si limita solo al conteggio dei morti. Per quelli che ce la fanno ad attraversare il Mediterraneo, i superstiti, poi chiamati “clandestini”, le sorti non migliorano. Li attendono altre umiliazioni. Detenuti nei Centri Temporanei di Prima Accoglienza, i famigerati CTP, attendono di essere rimandati indietro, nei paesi al sud dello stesso Mediterraneo con gli accordi di riammissione o, come accaduto nelle ultime settimane, con una vera e propria deportazione di massa verso la Libia con le mani legate. Solo la modernità differenzia questo barbarico atto da quelli dei fiorenti anni della libera schiavitù settecentesca: oggi sono fascette di Pvc a legare i loro polsi prima di essere deportati in aerei militari o civili, a sostituire le catene che legavano i loro polsi nei tempi passati, prima di essere imbarcati nelle navi di legno per le opportune deportazioni.

Mentre accade questa moderna deportazione dall’Italia verso la Libia, curiosamente nasce Greenstream, il più grande gasdotto nato dalla capacità e dall’intraprendenza degli uomini Eni, che con i suoi 520 chilometri attraversa il Mediterraneo a 1127 metri di profondità scomodando i corpi degli annegati anonimi. «Porterà energia pulita dalla Libia in Italia». Così recita la pubblicità di Eni-Eni’s Way, non ignorata dai mass media e apparsa in tutti i giornali italiani compresi quelli che fanno l’eccezione.

Proprio in quest’ottica si può leggere con più attenzione la frase «siamo qui perché la tragedia (riferita a quella del ’96) non venga dimenticata» pronunciata all’apertura della conferenza stampa promossa dall’Associazione Culturale Teatro della Cooperativa a Roma il 15 ottobre scorso dopo che Bellu, Sarti e Storti hanno ricevuto «un ricorso d’urgenza» da parte dell’avvocato difensore di El Hallal Jousseff, comandante della nave Yoham che chiede al Tribunale di Milano provvedimenti per impedire la messa in scena dello spettacolo teatrale. Il comandante El Hallal è stato «individuato tra i principali responsabili della tragedia e rinviato a giudizio per omicidio volontario plurimo», oggi è a piede libero all’estero.
Vedi anche: – La nave fantasma –

di Giovanni Maria Bellu e Renato Sarti

in collaborazione con Bebo Storti

con Bebo Storti e Renato Sarti

Teatro della Cooperativa

Per info: [email protected]