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da La Repubblica del 4 novembre 2004

Bebo Storti: porto in scena il teatro che parla di persone

MILANO – La storia potrebbe essere un horror: 1996, notte di Natale, mare in tempesta, 283 persone spariscono nel nulla, svanite. Svogliate ricerche non portano a nulla. Ci vorranno cinque, lunghi anni, per vedere la realtà: che si trattava di 283 immigrati cingalesi morti annegati davanti a Portopalo, al largo della Sicilia nel tentativo di raggiungere il nostro paese clandestinamente. L’ agghiacciante vicenda portata alla luce nel 2001 da un’ inchiesta del giornalista di Repubblica Giovanni Maria Bellu si racconta da sola: l’ ennesima patata bollente all’ italiana dove le colpe e le responsabilità politiche (all’ epoca di centrosinistra, ma con responsabilità spalmate anche ai successori di centrodestra) si perdono tra insabbiamenti e omissioni.

Tutto questo viene ora raccontato a teatro. Lo spettacolo è La nave fantasma da stasera al 5 dicembre in un piccolo ma vivace teatro della periferia milanese, il Teatro della Cooperativa. Lo firmano oltre a Bellu, Renato Sarti e Bebo Storti, anche interpreti, gli stessi del celebre Mai Morti, due che credono in un teatro civile, «nel teatro che s’ occupa delle persone», come spiega Bebo Storti, nel teatro che qui, per dirla con le sue sarcastiche parole, «fa un bel punto sulla Bossi-Fini». Realizzato con una sottoscrizione popolare perché i grandi finanziatori non si sono visti, La nave fantasma ripercorre la storia dell’ ingombrante naufragio, dai primi macabri reperti (in platea stasera c’ è Salvatore Lupo, il pescatore che dette il via per la verità) alle lungaggini giudiziarie (un esposto del capitano della nave è arrivato anche per lo spettacolo). «Racconta soprattutto – spiega Sarti – che Portopalo è un caso topico sull’ immigrazione in questo paese: c’ è la disperazione di chi arriva, l’ indifferenza dei mass media, la ferocia dei trafficanti, l’ indifferenza della società, la stupidità politica». In scena lo si vedrà nella forma del cabaret tragico, umorismo nero, coinvolgimento del pubblico… Una formula piuttosto inconsueta visto il tema. Ma arguta: non commuovendo tutto apparirà più plausibile. «La speranza è che susciti indignazione e che a un leghista o a un Bondi non salti più in testa di sparare la prima fesseria in fatto d’ immigrazione senza che nessuno reagisca».

di ANNA BANDETTINI