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Venezia – La Commissione sull’asilo esamina le domande in città

A cura di Rosanna Marcato

A seguito dell’interrogazione parlamentare,da noi sollecitata ed effettuata dalla onorevole Luana Zanella nel mese di ottobre, interrogazione che chiedeva conto circa i gravi ritardi nelle convocazioni dei richiedenti asilo alla Commissione Centrale per il riconoscimento dello status di rifugiato, la Commissione è stata inviata, dal Ministero degli Interni, per due giorni e mezzo a Venezia per effettuare le audizioni di tutti i richiedenti asilo domiciliati nella provincia.
Le persone convocate sono 190 di cui 86 (9 minori non accompagnati) in accoglienza del Comune di Venezia.
Le audizioni si terranno presso il locale ufficio di Governo.
190 persone in due giorni e mezzo significa che sono circa 160 persone nei due primi giorni e una 30 il terzo. Significa anche che ognuno avrà a disposizione tra i 15 e i 30 minuti, comprensivi dell’interpretariato per rispondere alle domande e tentare di spiegare, con l’ausilio di un interprete, la propria storia ad uno dei membri della commissione La Commissione dovrebbe lavorare collegialmente, in realtà come sempre succede il membro con il quale interloquisce il richiedente asilo è uno solo. Nel caso di Venezia non vi sarà nemmeno la presenza del membro dell’Acnur dato che, pare, non abbiano personale sufficiente.Detto per inciso il membro Acnur, che ha un ruolo di consultazione e non di voto, sarebbe l’unica persona ammessa alla Commissione che potrebbe, visto il mandato, denunciare incongruenze e ingiustizie. Ma non è mai accaduto!
Il servizio Rifugiati del Comune di intesa con la Prefettura e la Questura ha lavorato all’organizzazione delle audizioni cercando di pianificare e integrare le parti burocratiche e organizzative (convocazioni, interpretariato…) in uno spirito di reciproca collaborazione.
Ma quello che ci preoccupa è la linea sempre più”politica” della Commissione che su paesi quali l’Iraq, l’Afganistan, Liberia, Sudan stabilisce che sono paesi sicuri nei quali si può rientrare. Tutte le risposte avute in questi ultimi tempi seguono questa linea senza per altro adottare misure di protezione succedanea e temporale come la protezione umanitaria. Di fatto nessuno rientra in questi paesi, vuoi perché quasi tutti optano per il ricorso in sede giurisdizionale (tribunale ordinario), sia perché le esplulsioni non sono eseguibili: chi infatti riesce a riportare in Iraq i diniegati? Non ci sono voli di linea ne organizzazioni che si occupino di questi rientri. Lo stesso OIM che ha come mandato il rientrio monitorato di richiedenti asilo e di rifugiati non effettua missioni in questi paesi .Il risultato è di rendere clandestine persone che non hanno altra possibilità che aspettare qui senza diritti e con l’incubo di una possibile carcerazione la prossima eventuale sanatoria.
Potete quindi immaginare lo stato d’animo di queste persone che in pochi minuti devono riuscire a raccontare quello che ha distrutto le loro vite. Raccontare di ciò che si è subito, delle violenze patite, delle torture, dei lutti avrebbe bisogno di modalità che alla Commissione sono sconosciute.
Alcuni nostri ospiti hanno dato mandato ad alcuni avvocati di assisterli durante l’audizione. E’ un tentativo di rompere una prassi che non permette al richiedente asilo una tutela legale nel corso dell’audizione e vedremo come andrà.
Anche noi operatori viviamo questo momento con molta apprensione.Siamo infatti consapevoli che la percentuale di riconoscimento dello status si aggira intorno ad una media nazionale dell’8% e che solo nell’ultima settimana su 9 nostri ospiti che hanno effettuato l’audizione precedentemente a Roma vi sono 9 dinieghi.

Siamo quindi consapevoli del difficile lavoro che ci aspetta sia nel caso che le cose vadano bene sia che vadano male. Nel primo caso ci troveremmo a dover collocare sul territorio un gran numero di persone con ovvie difficoltà a reperire abitazioni autonome, lavoro e quant’altro, nel secondo a gestire gli esiti negativi. In entrambi i casi sarà necessario mettere tutto il nostro sapere, le nostre risorse e la nostra fantasia per rilanciare la sfida che ci vede impegnati nella tutela del diritto di asilo e nella difesa dei diritti dei migranti.