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UK – Green card, points system: come cambierà la legge sull’immigrazione?

A cura di Gloria Bertasi, Progetto Melting Pot

In Gran Bretagna si moltiplicano le proposte per riformare radicalmente l’attuale legge che regolamenta l’immigrazione e il diritto di asilo.
Ci soffermiamo in particolare sulla proposta che proviene da due deputati labouristi e il piano “quinquennale” governativo.

La prima è di Barbara Roche, ex ministro degli interni, e Claude Moraes, parlamentare laburista. Questi sostengono che sia necessario passare ad un sistema simil-statunitense, con tanto di green card e di agenzia che autonomamente gestisca i flussi migratori. Entrambi sostengono che serva una più lungimirante e aperta politica di gestione dei flussi migratori.

La proposta si inserisce in un contesto complesso: Tony Blair e il ministro degli interni, Charles Clarke, sono accusati di essere troppo “miti” nei confronti dell’immigrazione in UK e stanno quindi predisponendo una sorta di manifesto laburista sulla materia per controbattere gli attacchi dei Tories, che vogliono un sistema di quote modello spagnolo, identificazione di tutti i migranti nonché test medici di Hiv e tubercolosi.

Ma vediamo cosa dice la proposta sopracitata: oggi giorno si dovrebbero abbandonare i 30 diversi tipi di permesso di soggiorno per una carta che permetta a tutti di presentare domanda per accedere al lavoro e alla residenza regolare nel Regno Unito.
Poi un ente, il Refugee Board, dovrebbe gestire tutte le domande e dovrebbe avere possibilità di accesso ai così detti casellari giudiziari di ogni cittadino come pure alla biografia individuale.

E nel caso le richieste di ingresso fossero molte?
Beh, nel caso i cittadini siano “unskilled”, manovalanza non specializzata, una lotteria – modello USA – dovrebbe concedere o meno il permesso a risiedere.

La proposta di cui stiamo parlando prevede inoltre un’agenzia indipendente che fornisca statistiche e dati al posto delle istituzioni, “Visto che nessuno si fida del governo e dell’opposizione”, sostengono i promotori, nonchè un museo, stile Ellis Island: “Perchè il Regno Unito è un paese creato dai cittadini migranti”.

Per quanto concerne il diritto di asilo, invece, la legge inglese dovrebbe rimodellarsi secondo i principi dettati dall’Unione Europea, in modo tale che tutta Europa si assuma la responsabilità della gestione delle richieste di protezione ed asilo.

Dicevamo che il governo labourista corre ai ripari con un proprio manifesto, che tiene fortemente conto delle richieste dell’opposizione conservatrice ovvero la seconda proposta che in sostanza prevede la chiusura nei confronti degli immigrati extracomunitari non qualificati, fatta dall’Home Office, il cui segretario Clarke ha annunciato la riforma ai Commons lo scorso 7 febbraio.

Questa proposta di riforma è parte di un così detto piano quinquennale labourista che include pure un “sistema a punti” per i nuovi migranti.
I lavoratori specializzati, ossia lavoratori la cui formazione è pari o superiore agli A levels (maturità quinquennale) inglesi, potranno trasferirsi stabilmente in Gran Bretagna con le proprie famiglie solo dopo cinque anni di lavoro e dopo aver passato un esame di cittadinanza e di lingua.
Per i migranti non qualificati sarà invece impossibile ricongiungersi con le proprie famiglie, non avranno accesso al welfare e dovranno lasciare il paese dopo cinque anni di lavoro.
I cittadini che provengono da “paesi considerati a rischio” dovranno pure lasciare un deposito economico che perderanno se non lasceranno la Gran Bretagna allo scadere dei cinque anni.

Molto apprezzato da Blair il disegno di legge del ministro Clarke ha ricevuto critiche sia da destra che da sinistra…
Ma l’Home secretary non demorde ed annuncia che il sistema a punti sostituirà gli attuali permessi di lavoro e di studio, perchè è stato detto “sarà più semplice e più efficace e permetterà al paese di far arrivare immigrati che aiutino realmente la nostra economia”.
La nuova legge sanzionerà anche i datori di lavoro che assumano irregolarmente stranieri con una multa di 2.000 sterline.
Infine il ministro all’immigrazione, Des Browne, annuncia che il governo investirà quasi il doppio (da 300 a 500 milioni di sterline) per finanziare queste nuove politiche per almeno tre anni.

Nel frattempo il Refugee Council e il Joint Council for the Welfare of Immigrants si chiedono come questo sistema aiuti l’integrazione dei cittadini stranieri in GB…..