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Centri di Permanenza Temporanea. Anatomia di un fallimento

L’indagine condotta da Medici Senza Frontiere nel corso del 2003 in tutti i Centri di Permanenza Temporanea e nei Centri di Identificazione presenti nella penisola italiana, che all’inizio del 2004 divenne un rapporto diffuso dalla stampa e che scatenò numerose polemiche, è ora uscita per la casa editrice Sinnos, a cura di Luca Leone, con un libro dal titolo Centri di permanenza temporanea ed assistenza. Anatomia di un fallimento, introdotto da una analisi del sistema giuridico e legislativo in cui si inscrive il sistema del trattenimento amministrativo dei migranti.

Definitiva e senza appello la condanna di queste strutture – sebbene diversificate tra loro per quanto riguarda l’assistenza sanitaria garantita, l’efficacia dei controlli sui presunti minori o sulle donne in stato di gravidanza, per il trattamento dei reclusi o la presenza più o meno invasiva e violenta dei militari.

Nella totalità dei centri non sono previste zone separate per ex-detenuti, che scontano un discutibile ed illegittimo prolungamento della pena nei CPT, presenti in alcuni centri ispezionati con percentuali rilevanti, anche del 95% sul totale dei trattenuti, dalle persone recluse perché fermate alla frontiera al primo viaggio in Italia.
Abuso di farmaci, autolesionismo, violenze nei confronti dei trattenuti, carenze nel trattamento delle dipendenze o di malattie virali.
Difficilissimo, se non impossibile, l’accesso alle procedure per inoltrare la domanda di asilo e di protezione politica, a volte negata – con procedura illegittima perché non individuale – sulla base della provenienza nazionale: difficile accedere alle procedure per i magrebini, più facile per i centrafricani.

La conclusione è netta “In tutte le fasi del trattenimento il sistema di detenzione amministrativa ha quindi mostrato di non essere in grado di espletare il suo ruolo e raggiungere lo scopo per il quale è stato istituito. Questo fallimento va visto da due differenti angolazioni: certamente da quello del raggiungimento degli obiettivi, ma anche l’altra, relativa al rispetto dei diritti e della dignità umana. Da entrambi i punti di vista il sistema del CPTA non può essere considerato funzionante”.

Ma se delle condizioni di trattenimento si è già parlato molto al momento dell’uscita del rapporto un aspetto dell’indagine desta particolare preoccupazioni per il futuro. La prossima entrata in vigore del Decreto del Presidente della Repubblica del 16 settembre 2004, n.303 renderà attuative le modifiche apportate dalla legge Bossi-Fini alle procedure relative all’asilo prevedendone per la quasi totalità dei casi il trattenimento in Centri di Identificazione. Centri prefigurati da quelli istituiti con la cosiddetta “Legge Puglia” in cui il trattenimento e l’applicazione delle procedure per il riconoscimento dello status di rifugiato ai sensi della convenzione di Ginevra anticipano quelle che sono le novità della 189/2002: trattenimento senza convalida e limitazione della libertà in violazione dell’art. 13 della Costituzione; audizioni in tempi brevissimi che impediscono al richiedente di capire la procedura e raccogliere documentazione; durata di pochi minuti (questa d’altra parte è la prassi anche alla Commissione Centrale di Roma); istruttorie sommarie; scarso rispetto per il diritto di difesa.

L’unica possibile soluzione che ponga termine a questi abusi e a queste illegittimità è quella più volte chiesta dal movimento e dalla società civile: la chiusura immediata.

Vedi on line http://www.medicisenzafrontiere.it