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da il Manifesto del 16 marzo 2005

CPT – Detenzioni immorali di Alessandro Dal Lago

Qualche giorno fa, la notizia dell’arresto di Don Lodeserto è stata data così da Televideo: «Arrestato il prete degli immigrati». Ecco un bell’esempio di confezione ad hoc dell’informazione. Chiunque non fosse minimamente edotto sulla figura del detto padre, sui Cpt e questioni connesse, e non avesse voglia di approfondimenti avrebbe dedotto che un difensore, e non un supposto vessatore, degli stranieri era finito nelle mani della legge. Ma l’ambiguità politico-mediale – per chiamarla così – regna sovrana. Ecco infatti la chiesa locale e noti difensori dei diritti umani come Rocco Buttiglione levarsi a difesa di Lodeserto. Come se le grinfie della magistratura si fossero richiuse su un benefattore degli ultimi.

Un altro esempio: l’antropologo La Cecla è sotto processo a Parigi per avere intralciato, secondo l’accusa, l’espulsione di alcuni stranieri imbarcati a forza su un aereo all’aeroporto Charles De Gaulle. Egli merita, secondo me, il plauso per essere intervenuto e la piena solidarietà di chi, antropologo o no, considera l’espulsione degli stranieri una lesione dei diritti umani e una vera e propria vegogna. Ma perché mettere l’accento – come ha fatto lo stesso La Cecla in una lettera alla Repubblica e Corrado Augias nella risposta (il 26 febbraio) – sullo «spettacolo» indegno che un’espulsione crerebbe ai danni della nostra sensibilità occidentale? Come se il problema fosse lo spettacolo e non l’indegnità dell’espulsione!

Nei modi via via ambigui o vagamente snob con cui l’informazione – e nemmeno quella forcaiola – tratta la questione di Cpt, espulsioni e diritti umani dei migranti c’è, mi sembra una profonda incomprensione della questione. Che nei Cpt siano detenuti alcune migliaia di stranieri – aggiungiamo, non per il periodo ufficiale di due mesi, ma per molto più tempo, visto che la gran parte vi ritorna in continuazione -, significa la creazione di uno spazio extra-legale, su cui il giudice ordinario ha scarsa o nulla giurisdizione (a meno che non siano denunciati clamorosi abusi come a S. Foca). Che centinaia di stranieri, come è divenuto normale a Lampedusa, siano ammanettati (magari con legacci di plastica) e rispediti in Libia – grazie agli accordi con il nuovo paladino della democrazia Gheddafi – oppure smistati nei Cpt, significa semplicemente praticare un’abituale violazione dei diritti degli stranieri. Che questo avvenga in base a leggi o decreti – un po’ come la detenzione senza possibilità di difesa dei sospetti negli Usa, dopo l’11 settembre, è stata legalizzata dall’ex ministro Ashcroft – non significa che non si tratti di provvedimenti socialmente, moralmente, politicamente e anche giuridicamente illegittimi (tant’è che Cassazione e Corte Costituzionale, anche se – a mio avviso – con una certa prudenza, stanno prestando una certa attenzione alle leggi sui migranti).

Insomma, la questione val al di là degli abusi attribuiti a Lodeserto, dello «spettacolo» delle espulsioni e delle illegalità più clamorose commesse sugli stranieri. No, investe la stessa natura della detenzione dei migranti e, in senso lato, delle politiche migratorie attuate dallo stato italiano e dalla Ue. Si tratta di un nodo che l’attuale governo ha creduto di sciogliere con misure drastiche e disumane, e con la sostanziale clandestinizzazione della maggioranza dei migranti. Ma è poi questa linea qualitativamente opposta a quella dei governi precedenti? A me sembra che sia più brutale, ma non opposta (due mesi di detenzione massima al posto di uno, per citare solo un esempio).

Allora, se e quando la palla tornerà a un eventuale governo di centro-sinistra, cambierà la logica? La finiremo con la vergogna dei Cpt, e in generale con politiche migratorie abbacinate dalla «sicurezza» e in realtà mirate alla creazione di una popolazione senza diritti sociali e civili?