Come era prevedibile, dopo la denuncia libica del mancato pagamento di quanto
promesso la scorsa estate da Berlusconi nel corso del suo viaggio a Tripoli,
sono ricominciati gli sbarchi di massa a Lampedusa. Non si tratta solo delle
migliorate condizioni meteo, il tempo era già bello da settimane, ma di
un preciso ricatto politico ed economico, perchè la Libia rivendica la costruzione
di una autostrada a spese dell’Italia (nella parte nord), il pagamento
di ingenti somme per le concessioni di pesca in quelle che ritiene le sue
acque territoriali, e soprattutto un corposo aiuto finanziario per rimandare
nei paesi di provenienza i migranti che l’Italia respinge in quel paese.
Nessuno dei quali è libico, come quelli che la Libia rastrella sul suo territorio
su mandato dei principali stati europei, prezzo per la fine dell’embargo
e per migliori rapporti economici con l’Europa. Adesso, centinaia di migranti
sono stati fatti partire dalla polizia libica, spesso collusa con i trafficanti,
centinania di vite sono in pericolo, nel canale di Sicilia, o nei centri
di detenzione italiani, probabilmente alla vigilia di altre operazioni di
respingimento collettivo, nonostante la condanna di queste pratiche da parte
del Parlamento Europeo.
Tra gli ultimi arrivati, donne, molti bambini, sicuramente tanti potenziali
richiedenti asilo che non avranno se non in minima parte accesso alla procedura
ed il riconoscimento del loro status.
In questa situazione già difficilissima, frutto delle politiche scellerate
del governo italiano in materia di immigrazione ed asilo, una politica che
ha esposto Lampedusa ad una pressione insopportabile per una comunità così
piccola, si inserisce adesso la provocazione della Lega Nord che invierà
sabato prossimo – così almeno si apprende – alcuni suoi rappresentanti proprio
nell’isola. Una provocazione che non è nuova se pensiamo alle manifestazioni
dello scorso anno che hanno diviso la popolazione locale, ed al clima di
aggressione fisica nei confronti dei militanti antirazzisti che in passato
protestavano nell’isola contro la creazione del centro di detenzione amministrativa
e contro i rimpatri collettivi in Libia.
Dopo avere ignorato per mesi le richieste della comunità lampedusana, a
partire dalla chiusura del centro di prima accoglienza, in realtà un centro
di dtenzione amministrativa, e dalla sistemazione del porto con nuovi collegamenti
con la terraferma, una parte delle forze di governo si accinge all’enesima
parata , forse allo scopo di distogliere l’attenzione dalla visita di una
delegazione del Parlamento Europeo già programmata per martedì 28 giugno.
In questo modo si crea ad arte un clima di provocazione e scontro che allontana
la soluzione dei problemi e giova soltanto al vantaggio politico che la
lega tenta di ottenere ricattando l’intero governo sulla politica dell’immigrazione
e del’asilo.
Un ricatto da parte di Gheddafi, un ricatto continuo da parte della Lega
Nord.
Tra questi ricatti si smarriscono le ragioni degli abitanti di Lampedusa,
e si continuano a violare i diritti umani ed il fondamentale diritto di
asilo: centinaia di vite sono a rischio.
Chiediamo il massimo senso di responsabilità ai rappresentanti istituzionali
ed un intervento immediato di tutte le forze politiche oggi all’opposizione
per contrastare le strumentalizzazioni leghiste e le scelte governative
con determinazione maggiore che in passato. Invitiamo le associazioni antirazziste
italiane ed europee a sviluppare il massimo di iniziative sulla questione
del blocco delle migrazioni nella zona sud del Mediterraneo, unico sbocco
ormai per migliaia di richiedenti asilo in fuga da guerre e persecuzioni
di ogni genere. Proseguiremo comunque le iniziative di denuncia politica
e giudiziaria, a livello europeo ed internazionale, delle continue violazioni
del diritto di non respingimento e del diritto di asilo, perpetrate dal
governo italiano. Dopo la decisione pilatesca della Commissione europea,
un ulteriore ricorso sarà presto depositato presso la Corte di giusizia
dell’Unione Europea.
Invitiamo soprattutto l’opinione pubblica, la società
civile italia ed europea a non consierare tutto questo come un fatto normale,
a non abituarsi alla quotidianità degli sbarchi e dei respingimenti collettivi,
a non accettate l’idea che le vittime sempre più numerose siano un prezzo
necessario da pagare per la sicurezza della Fortezza Europa. Quella sicurezza,
invece, è sempre più messa a rischio dalla logica puramente repressiva ed
espulsiva con la quale si affrontano, o si improvvisano come nel caso di
Lampedusa, le politiche migratorie negando i diritti fondamentali e il diritto
di asilo.
La sicurezza nasce soltanto da una prospettiva di convivenza generalmente
condivisa e dal trattamento umano e dignitoso di quanti sono costretti alla
fuga, anche per ragioni economiche, e giungono in Europa in cerca di una
vita possibile. E’ compito della politica e non degli apparati repressivi,
dare una risposta a queste istanze.
Fulvio Vassallo Paleologo
ASGI Associazione studi giuridici sull’immigrazione
Palermo