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da Il Corriere Romagna del 15 giugno 2005

Rimini – “Rapisce” il figlio per amore

RIMINI – Per non perdere il bambino che aveva partorito solo tre mesi prima, destinato all’affidamento presso una famiglia riccionese, una giovanissima mamma è “evasa” dal centro di accoglienza calandosi col lenzuolo dal secondo piano assieme al suo piccolo. La ragazza, poco più che sedicenne, qualche settimana dopo, è stata sorpresa a rubare in un negozio di profumi: con lei c’erano il fidanzato ventenne e anche il neonato “sottratto” alle autorità. Adrian (nome di fantasia) era accudito e ben nutrito.La coppia, due clandestini d’origine romena costretti a compiere furtarelli per sbarcare il lunario, non si è rassegnata però a vivere per sempre senza il figlio e si è battuta, assistita dagli avvocati Gian Luca Brugioni e Rita Bizzocchi, perché non fosse reso adottabile.

Nei giorni scorsi il Tribunale dei Minori di Bologna li ha in qualche modo accontentati: il bambino sarà cresciuto in Romania dai nonni materni e i genitori, una volta espulsi dall’Italia, potranno stargli vicino – a dispetto di qualsiasi provvedimento restrittivo difficile da far valere all’estero – quanto vorranno.La storia, una storia d’amore, comincia in Romania. In un piccolo centro dove tutti lavorano come operai nella stessa fabbrica, compresi i nonni che si occuperanno di Adrian, e vivono in case popolari.Il giovane e la ragazzina, cresciuti nella stessa via, si ritrovano, all’insaputa l’uno dell’altra, a viaggiare verso l’Italia. A Rimini scoprono di piacersi, insieme si fanno coraggio. Condividono le stesse illusioni di una vita migliore e un monolocale. Il permesso di soggiorno è una chimera e per sopravvivere lui comincia a fare furtarelli. Lei resta subito incinta. Ha solo sedici anni, ma i due si amano e non vogliono rinunciare al piccolo. A luglio dello scorso anno, lei partorisce all’ospedale di Rimini. Adrian è la cosa più bella capitata loro da quando sono in Italia. Forse l’unica. Il ragazzo viene sorpreso un’altra volta a rubare e non può farsi vedere in giro. Dall’Infermi segnalano la situazione della giovane mamma: minorenne, clandestina, apparentemente sola e che dichiara un domicilio falso. Ce n’è abbastanza perché i servizi sociali fiutino un possibile “stato d’abbandono” e interessino della vicenda il Tribunale dei minori. I giudici optano per l’affidamento del piccolo che però può restare con la madre fino al compimento del terzo mese di vita in un centro di accoglienza. Ai primi d’ottobre, alla scadenza del termine, la ragazza scappa con il bambino per tornare dal fidanzato.

La famiglia si nasconde a pochi chilometri da Rimini: nei confronti della ragazza scatta l’accusa di sottrazione di minori. Quando la coppia, alla fine d’ottobre, viene sorpresa a rubare flaconi di lusso in una profumeria di Fano sono guai grossi. Lui finisce dentro, entrambi perdono, per sospensione, la patria potestà. Adrian viene accolto da una facoltosa coppia riccionese che spera di poterlo adottare in tempi brevi. Ma c’è l’opposizione dei nonni materni, dalla Romania. Brava gente. Entrambi operai, nella solita fabbrica, con una casa della Stato, ma dignitosa e pulita come verificano i servizi sociali internazionali. Dopo un paio di udienze l’adozione salta. Adrian, coccolato come un figlio per sette mesi dalla famiglia italiana, va in Romania dalla nonna “affidataria” per decisione del Tribunale dei minori (l’Ausl riminese si sta occupando in questi giorni del rimpatrio del bambino). I genitori, intanto, saranno espulsi. Si lasceranno alle spalle le pendenze giudiziarie italiane (serie di furti, lui; il “rapimento”, lei) e riabbracceranno il piccolo, aggirando divieti e burocrazie. Si ritroveranno un anno e mezzo dopo nella stessa strada nella quale sono cresciuti, all’ombra della fabbrica e delle case popolari. Più importante di ogni vecchia illusioni perse per strada stringeranno Adrian, il figlio ritrovato.

di Andrea Rossini